Governo Bellanova

Bellanova "L'Iva avrebbe punito quelli che vogliamo difendere. I dem? Non ci potevo più restare"

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Bellanova "L`Iva avrebbe punito quelli che vogliamo difendere. I dem? Non ci potevo più restare"
Intervista a Teresa Bellanova di Goffredo De Marchis, La Repubblica, 1 ottobre 2019

 

 

«Il governo è nato per evitare l`aumento dell`Iva. L`ho detto domenica al premier Conte, al ministro Gualtíeri e al Pd. Senza ipocrisie». La ministra dell`Agricoltura Teresa Bellanova è la capodelegazione di Italia Viva nell'esecutivo. L`altra sera ha partecipato al suo primo vertice di maggioranza e si capisce che ha mostrato subito i muscoli dei renziani.

L`aumento dell`Iva alla fine è scomparso dalla nota di aggiornamento al Def. «Se si tiene fede agli impegni assunti dal governo, è una vittoria di tutti», dice diplomaticamente Bellanova. Che però aggiunge: «C`è una sola maggioranza. Tutte le forze vanno sempre coinvolte. Se non c`è rispetto il meccanismo rischia di incepparsi».

Ministra, la sua storia è nota: le battaglie dei braccianti in Puglia, la Cgil, un lungo percorso nella sinistra italiana. Se una forma di rimodulazione dell`Iva avesse aiutato a trovare i soldi per il taglio del cuneo fiscale, non sarebbe stato un modo per redistribuire la ricchezza?
«Contrapporre le due misure è da irresponsabili. Lavoriamo anche al cuneo fiscale. Ma non con l`aumento dell`Iva e nemmeno con una rimodulazione dell`imposta per cui viene premiato chi attiva la digitalizzazione e penalizzato chi non lo fa. E le persone anziane e i cittadini meno abbienti? Saremmo andati a colpire proprio coloro che vogliamo sostenere, altro che giustizia sociale. Io dico che abbiamo fatto scelte complicate perché stavamo sull'orlo del baratro. Adesso lavoriamo per recuperare una maggiore fiducia e non possiamo farlo se aumentiamo le tasse».

Avete minacciato la vita dell`esecutivo sull'Iva?
«Il governo come tutti i soggetti è tenuto a darsi delle regole. Dico a lei

quello che ho detto a Conte. Ci si confronta e si trova un punto di caduta. Siamo impegnati con tutte le nostre forze a trovare una sintesi. Dove non ci riusciamo valuteremo in altre sedi, come il Parlamento. Ma quello che dev'essere chiaro è che esiste una sola maggioranza».

La rottura con il Pd è avvenuta quando sembrava realizzarsi una stagione di unità. Perché?
«Ho letto che si avvertiva la necessità di derenzizzare i gruppi parlamentari, che era giusto andare al voto anticipato anche a costo di assistere al trionfo di Salvini per rendere i gruppi omogenei 
alla maggioranza del Pd. Così non si vive a proprio agio in un partito. Ho scritto delle lettere garbate ai miei ex dirigenti ponendo delle questioni e non ho mai ricevuto risposta».

A dire il vero, Zingaretti racconta che da lei e d
alla ministra Bonetti non è arrivato neanche un messaggio per comunicare l`addio.
«Mi sembra una polemicuccia. Io e Bonetti non siamo al governo perché ci è stata fatta una cortesia ma perché si è riconosciuta legittimità a un`area politica che fa capo a Matteo Renzi».

Ma proprio perché questo riconoscimento era chiaro si poteva rimanere sotto lo stesso tetto.
«Come si può parlare di ritrovata unità quando vengono valorizzate persone che 
nel Parlamento e nel Paese hanno contestato la riforma del mercato del lavoro, dove ci sono la lotta alle dimissioni in bianco, i congedi parentali, la cancellazione delle collaborazioni, i contratti a tempo indeterminato? Ho la scorta da 4 anni perché tanti fuori dal mio partito ma anche tanti dentro mi hanno dipinta come una nemica dei lavoratori. E oggi quelle posizioni vengono premiate e valorizzate».

Sarete una mina per il governo come temono alcuni?
«Deluderemo i sospettosi. Siamo 
persone serie, vogliamo avere un ruolo propulsivo per creare fiducia. Nell'ultimo anno e mezzo sono scappati investitori italiani e stranieri. Italia Viva vuole dimostrare che si può scommettere sul Paese. Puntiamo molto sul sostegno alle famiglie perché è vitale tornare a fare figli e i figli si fanno se ci sono delle minime garanzie economiche. Queste garanzie non si creano con le tasse».

È favorevole al voto per i sedicenni?
«Non sono contraria. Ma abbiamo un problema enorme che va ben oltre l`idea di mettere dei like 
alle foto dei ragazzi che hanno riempito le piazze in Italia e nel mondo. Dobbiamo raccogliere il grido di dolore dei giovani e dare risposte sotto forma di iniziative di governo. Mi felicito anch`io per i dati sulla disoccupazione che scende ma bisogna valutare anche il numero degli inattivi, cioè di chi non fa niente: non cerca lavoro e non studia. Quel niente significa mancanza di fiducia. Siamo chiamati a restituirgliela».