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Bellanova: "Il tempo sta finendo. Pronti a lasciare ministeri e deleghe"

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Estratto dell'intervista di Alessandro Di Matteo, "la Stampa", 18 dicembre 2020.  

L'incontro a palazzo Chigi è appena terminato quando Teresa Bellanova risponde per l'intervista. La ministra è tranquilla, ma decisa: «Siamo quasi alla fine dei tempi supplementari», spiega. Le dimissioni delle due esponenti dal governo sono sul tavolo, di fatto congelate inattesa di approvare la legge di bilancio e gli altri provvedimenti urgenti. Poi, però, tra fine dicembre e inizio gennaio Conte dovrà «tirare le fila e dire se ci sono le condizioni per andare avanti. Altrimenti le nostre deleghe sono lì. E se loro hanno altre operazioni da fare, facciano».

Ma com'è andata con Conte? Pensate ancora che il premier intenda «tirare a campare» come ha scritto Renzi nella lettera che gli ha inviato?
«Lui ha detto che la lettera l'ha trovata costruttiva e che ci deve riflettere. Dice che documento è costruttivo, allora dia risposte costruttive. Lo abbiamo detto e ribadito: si va avanti se ci sono le condizioni. L'uomo solo al comando non va bene per nessuno».

Pensate ancora che Conte voglia i «pieni poteri»?
«Il tentativo dei pieni poteri è inscritto in quel modello di governance sul Recovery Plan dove si commissariavano ministeri, regioni, amministrazione. L'unica condizione è liberare il tavolo, e riscrivere il modello da cima a fondo perché sia funzionale all'attuazione del Recovery, a niente altro. Perché sia l'occasione per un rinnovamento pieno della pubblica amministrazione. Noi non ci tireremo indietro».

Ma il premier ha chiarito come funzionerà la gestione del Recovery fund? Temete ancora che voglia esautorare governo e parlamento?
«Non lo ha fatto stasera, perché non è argomento da risolvere in pochi minuti. E non lo ha fatto in questi giorni nelle sedi deputate. È necessaria, nel Consiglio dei ministri e nelle forze politiche di maggioranza prima, in Parlamento poi, una discussione nel merito sul contenuto del Recovery Plan. Forse non è ancora ben chiara la posta in gioco: con quelle risorse, di cui solo una parte a fondo perduto, noi decidiamo del futuro del Paese e delle nuove generazioni. Non so cosa passa nella testa del premier Conte e non voglio saperlo. Di certo, non lasceremo spazio alle tentazioni di esautorare funzioni in capo ai ministri, all'amministrazione, al Parlamento, alle parti sociali».


Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.