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Bellanova: "Il Pd si liberi del governatore: così spazio per stare insieme"

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Intervista di Francesco G.Gioffredi su Il Quotidiano di Puglia, 5 gennaio 2020

Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole e coordinatrice nazionale di Italia viva: pochi mesi alle elezioni regionali, la competizione s’annuncia agguerrita. Qual è lo stato di salute del centrosinistra? Le divisioni agevoleranno inevitabilmente gli avversari?

«Che cosa si intende per centrosinistra? Non si risponde sommando sigle o dando vita in modo disinvolto a pseudo formazioni civiche la cui funzione esclusiva è raccogliere voti, portando acqua al leader di turno. Il lavoro da fare, e questa regione poteva rappresentare un laboratorio straordinario, è qui: la costruzione di un campo ampio, progressista e moderato, dove soggettività e partiti provenienti da culture politiche ed esperienze diverse possano sentirsi a casa esprimendo in modo forte una nuova idea di Puglia. Consenso e autorevolezza politica, non subalternità clientelare. Ho detto per mesi: il punto non sono i nomi; invece di primarie rabberciate, si parta dai territori e dalle domande rimaste senza risposte per costruire la nuova Puglia. Il Pd non ha mai risposto. Ci sono i nomi, ma non il progetto politico per questa regione».

Questa ricerca del dialogo però non è sembrata affatto convinta.

«Al Pd abbiamo detto con chiarezza che Emiliano rappresenta una gestione del potere opaca, che è uomo di divisioni, che questi anni di governo sono stati molto critici e che perciò occorreva liberare il campo per avviare un confronto. Insomma: il Pd deve dirci se vuol essere il partito di Bonaccini o di Emiliano, ed è una questione che non pone solo Italia viva. Il nostro appello è innanzitutto al Pd nazionale, visto che per quanto riguarda il regionale la situazione è sotto gli occhi di tutti: Emiliano non avrà la tessera del Pd, ma ne è di fatto il maggior azionista».

Perché alle primarie non sostenere chi, come Amati o Gentile, è candidato con posizione fortemente critica nei confronti di Emiliano?

«Stimo sia Amati che Gentile, ma temo che rischino di essere la foglia di fico di primarie non competitive, interne ad un solo partito, funzionali al governatore uscente, prive di proposte alternative. Il Pd non dice qual è il suo candidato né la sua posizione su questioni cruciali, una per tutte Ilva. Noi diciamo lucidamente no a questo spettacolo e chiediamo al Pd di decidere. Asseconda questa farsa che rischia di fargli molto male o lavora per il campo progressista e riformista liberando il tavolo da ipoteche e ricatti? Il tempo c’è ancora. E noi non ci tireremo indietro. Siamo in fiduciosa attesa, lo meritano le tante persone che credono in un possibile governo pugliese che abbia al centro i progressisti, i moderati e il riformismo del fare».

Stefàno (intervistato da Quotidiano) è stato molto duro nei confronti di Emiliano, ha persino parlato di “minacce” pur di ottenere il sostegno, per esempio, dei sindaci.

«Il che conferma il mio ragionamento. Il Pd doveva rappresentare il perno di quel campo largo mentre oggi a livello regionale è attraversato da forti conflitti intestini ed è, di fatto, succube di chi – tessera o non tessera – è il suo maggiore azionista. Il sostegno dei sindaci è una scelta politica. Non la condivido, ma è legittima. Ritengo invece inaccettabile, perché di enorme violenza istituzionale, che un governatore presìdi il tavolo dove lavoratori, precari per anni, firmano i loro contratti di assunzione a tempo indeterminato. Il lavoro è un diritto, non una prebenda né una grazia. Credo al consenso che si conquista esclusivamente sulla pratica di governo, sulla qualità delle proposte e soluzioni».

Voi renziani, Stefàno, Calenda, una parte della sinistra: darete vita a una proposta alternativa alle Regionali? O Italia Viva resterà a guardare?

«Siamo nati da pochi mesi, il problema non siamo noi. Non si doveva arrivare a tanto, questo è il punto, il Pd ne prenda atto pubblicamente. I margini per azzerare questa guerra intestina ci sono ancora, anche quelli per lavorare a un progetto unitario che abbia al centro il destino della Puglia e una risposta vera alle domande rimaste insolute. Su quel tavolo si possono trovare i nomi che incarnano i programmi».

D’accordo. Ma in caso di definitivo strappo, correreste da soli in primavera?

«Non siamo velleitari, non ci stiamo contrapponendo pur di mettere in campo un nostro candidato. Al Pd diciamo: vuoi affrontare un confronto di merito su ciò che è utile a questa regione? Altrimenti valuteremo cosa sarà utile fare».

L’idillio con i cinque stelle, almeno per quanto vi riguarda, sembra essersi già interrotto. Questo governo è ormai agli sgoccioli? Ma un rapporto su scala pugliese tra i cinque stelle e un centrosinistra “de-emilianizzato” è ipotizzabile?

«La durata del Governo è legata alla capacità delle soluzioni che si mettono in campo. L’idillio con il M5s non c’è mai stato. Per Italia Viva l’alleanza che ha dato vita al governo, rispondendo a un’emergenza democratica, non ha natura strategica. Quanto ai territori abbiamo sempre parlato di alleanze funzionali, caso per caso. In Puglia rilevo due paradossi. Emiliano, pur avendo portato il populismo alle sue estreme conseguenze, ha nei cinque stelle i suoi più forti avversari. Il Pd nazionale, pur considerando strategica l’alleanza con il M5s, qui in Puglia non riesce nemmeno a parlarci. Intanto vorremmo capire il Pd che proposta avanza. Ricordo in ogni caso che in Umbria abbiamo sostenuto il candidato appoggiato anche dal M5s: si torna sempre lì, il punto è il progetto».

Intanto la Puglia finisce nel mirino di Agea e Ue per la mancata spesa del Psr: cosa è andato storto? E ritiene possibile chiedere una deroga all’Europa riguardo la procedura di disimpegno?

«La Puglia non è nel mirino di nessuno. Agea e Ue rilevano una mancata spesa di 142 milioni di euro che rischiano il disimpegno automatico. Se una Regione non è capace di spendere una cifra così importante compie un vero e proprio crimine. Da mesi leggo e ascolto critiche dell’intero mondo agricolo su un cattivo governo delle risorse. Con Emiliano che prima sostiene e difende l’assessore all’Agricoltura che alle Europee sceglie la Lega, e adesso lo considera responsabile del fallimento. I miei uffici sono da mesi a disposizione della Regione per arginare i danni, ma non mi si può chiedere di sollecitare deroghe per questa incapacità gestionale mentre sto trattando a Bruxelles le risorse per la nuova Pac e mi batto per impedirne i tagli».