Bellanova: "Preferisco rendere sicuri i posti di lavoro piuttosto che lasciare chiuse le aziende"

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Intervista a Teresa Bellanova di Alessandro Di Matteo, "La Stampa", 11 aprile 2020.

Sulla data della "riapertura" c'è stato da discutere, e il clima resta teso. Conte, dice la Bellanova, non può fare come «Ponzio Pilato» e scaricare su aziende e sindacati il peso di definire la "Fase 2".

Ministro, si resta fermi fino a maggio. Conte teme che il contagio riparta. Voi non siete preoccupati?
«Certo che lo siamo. Non mi presto a ricostruzioni caricaturali dove ci sono quelli che si occupano della salute dei cittadini e chi, come la sottoscritta, si occuperebbe invece di riaperture. Pongo una questione a cui nessuno può sottrarsi, prioritaria esattamente come lo è quella sanitaria e il continuare a garantire il cibo con la filiera alimentare al lavoro. Governare il dopo sarà molto complicato e non possiamo essere impreparati. Il lavoro va avviato adesso, non quando avremo il vaccino».

Non morire di virus, ma nemmeno di fame, dice Renzi. Ma non sarebbe un danno ancora peggiore, anche economico, se dopo aver riaperto fossimo costretti a un nuovo blocco?
«Davanti allo sforzo eccezionale di tantissimi in queste settimane, e al dolore per le migliaia di persone che non ci sono più, chi governa deve essere all'altezza di tutto questo. Dire al Paese con chiarezza come si vuole procedere tenendo insieme la sicurezza sanitaria e quella economica è l'enorme sfida che va vinta. Difendere le proprie eccellenze e dorsali produttive non passa solo dall'evitare le scalate straniere. Ma dall'impedire le mani dell'usura, della criminalità sulle aziende in affanno. Bene ha fatto Luciana Lamorgese a sottolinearlo. La chiarezza delle scelte serve a questo. La responsabilità va assunta per intero».

Voi dite: riapriamo prendendo misure di sicurezza. Come si può garantire davvero la salute dei lavoratori?
«Non condivido l'ipotesi di scaricare, polverizzandole, scelte complesse su prefetti, organizzazioni datoriali e sindacali, con possibili, probabili disparità di trattamento tra aziende identiche situate in province e regioni diverse. Né ci si può illudere che all'emergenza alimentare si faccia fronte solo con i buoni pasto e lo sforzo dei sindaci. Va bene che è Pasqua, ma altri Ponzio Pilato anche no. Serve una programmazione progressiva tenendo presenti dati epidemiologici territorio per territorio, organizzazione complessa delle filiere produttive, tipologia aziendale, questioni legate alla mobilità».

C'è per l'appunto il problema dei trasporti: metro e bus affollati non sono pensabili finché non c'è un vaccino...
«E non sarà il solo. Ci sarà un problema di costi relativo all'organizzazione del lavoro, al trasporto delle persone. Dobbiamo capire come farcene carico. Preferisco investire risorse per rendere sicuri i luoghi di lavoro piuttosto che per mantenere chiuse le aziende. E destinare risorse alla riduzione del rischio nella mobilità piuttosto che per tenere le persone a casa».

Il Pd ha proposto un contributo di solidarietà, una specie di "virus tax", per aiutare i più deboli. Che ne pensa?
«Di virus basta già quello che dobbiamo sconfiggere. Piuttosto che pensare a nuove tasse mi piacerebbe che ci impegnassimo tutti nel chiedere a chi ha risorse di investire per patrimonializzare le imprese. Altrimenti il nostro sistema produttivo rimarrà sempre debole».

C'è anche il tema liquidità: aziende e famiglie bisognose dicono che non c'è più tempo.
«Aziende e famiglie hanno ragione: il tempo non è una variabile indipendente. Per giorni si è discusso su chi dovesse controllare Sace. Avrei utilizzato il tempo per capire come garantire subito persone, famiglie, imprese»