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Bellanova: "Emiliano? Un arrogante. E quelle erano le primarie del PD"

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Intervista di Michele Cozzi, "Corriere del Mezzogiorno", 16 gennaio 2020.

Teresa Bellanova, pugliese, capo delegazione di Italia Viva al governo: l'affondo di Renzi contro Emiliano è senza appello. Un no politico o personale?
«Di personale assolutamente niente. Le questioni su cui Italia Viva ritiene necessario discutere, non da oggi, sono politiche. C'è in gioco il futuro della Regione e un'idea di Mezzogiorno: responsabilità a cui non intendiamo sottrarci e di cui vogliamo farci carico. Significa un lavoro di lungo periodo per dare voce e presenza politica a quanti credono ancora a una modernità e a un riformismo possibili anche nel Mezzogiorno».

Emiliano ha vinto le primarie. Ottantamila cittadini l'hanno votato. È una legittimazione o no?
«È un dato, stento a definirla una legittimazione. Quelle sono state le primarie del Pd, altrimenti vorrei capire qual è la coalizione messa in campo. Noi ci siamo sempre detti disponibili a discutere della Puglia su un programma politico purché il tavolo fosse libero da ipoteche di qualsiasi natura e si partisse dall'ascolto dei territori. Il Pd non ha avuto il coraggio di dire qual era il suo candidato ma domenica sera festeggiava nella sua sede il risultato quasi che Elena Gentile e Fabiano Amati fossero un corpo estraneo, figli di un dio minore. E, nella sua dirigenza regionale, si è immolato fino alla subalternità e all'insignificanza. Quello che legittima o meno chi governa è la qualità del lavoro che si mette in campo, la correttezza dei rapporti istituzionali, la trasparenza dell'azione amministrativa, la solidità dei risultati ottenuti con l'azione di governo».

Il giudizio di Italia Viva su Emiliano è completamente negativo. Perché?
«Non mi sembra un buon risultato che la Puglia non abbia speso 142 milioni di euro in un settore strategico come l'agricoltura e che adesso rischi di perderli. Risorse preziose e che dovevano già essere nella disponibilità degli agricoltori. Ma è solo la punta di un iceberg. Per questo abbiamo sempre indicato come priorità il programma politico, con una discussione franca sulla qualità delle classi dirigenti, e non le primarie, l'unico chiodo fisso di Emiliano da due anni a questa parte. Mentre sul tappeto rimangono problemi enormi, dalla sanità ai rifiuti, e tutte le vicende più delicate e sensibili, da Tap ad Ilva a xylella, sono state cavalcate in modo populista e irresponsabile».

Il presidente pugliese non sembra sconvolto più di tanto. Consapevolezza o arroganza?
«L'arroganza è fuori discussione. Unita a una sconcertante disinvoltura di un linguaggio e a toni discutibili, come quando afferma di sentirsi minacciato perché c'è qualcuno che osa muovere critiche a un operato spesso opaco».

Renzi accusa Emiliano di essere un emblema dell'accordo tra Pd e M5S. Ma con questi partiti siete al governo. Non è contraddittorio?
«Renzi ha fatto nascere un governo che rispondeva a un'emergenza democratica. Per impedire l'aumento dell'Iva, dare risposte a un Paese bloccato da un immobilismo durato oltre un anno, consentire all'Italia di recuperare credibilità e autorevolezza in Europa. Dove bisogna essere presenti, se vogliamo difendere il nostro sistema-paese. Governiamo con Pd e 5Stelle ma non parliamo di alleanza strategica e sui territori abbiamo sempre detto: valuteremo di volta in volta. In Emilia Romagna sosteniamo con enorme determinazione e impegno la qualità e la rielezione di Stefano Bonaccini. Di contraddittorio non c'è nulla».

Accetterebbe di essere la candidata di Italia Viva?
«Al momento mi occupo di politiche agricole e di come riportare agricoltura e agroindustria al centro dell'agenda del Paese. Non cadiamo nelle trappole dei nomi prima delle cose. Italia Viva pone una questione politica: lavorare a un campo largo moderato e riformista, per parlare a tutti quei cittadini e soggetti sociali distanti anni luce da Michele Emiliano e che non vogliono ridursi a sostenere una destra a trazione leghista. Lavorerò per questo obiettivo, con la passione che mi riconosco. Per parlare a chi in questi anni non ha avuto interlocutori ma si è rimboccato le maniche anche nella più profonda solitudine, e mettere in campo una classe dirigente nuova, giovane, competente, generosa. I nomi sono l'ultima cosa».

E l'intesa con Calenda?
«Ben venga. Come con tutti coloro che hanno voglia di lavorare a questo progetto e che non vogliono arrendersi né al peggior trasformismo che Emiliano rappresenta né al pericoloso sovranismo delle destre. Tra questi due eccessi, c'è lo spazio del riformismo».

Se Emiliano perde sarete accusati di avere contribuito alla vittoria della destra. Avete messo in conto anche questo?
«Lo vedremo a tempo debito. E una narrazione malsana a cui non ci prestiamo. E poi, non è stato lo stesso Emiliano a dire: mai con i renziani? A differenza di lui, credo che le parole abbiano un senso».