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Bellanova: "Ecco la mia filiera della vita"

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Intervista di Dorella Cianci, Mattino Puglia e Basilicata, 20 giugno 2020

È l’ago della bilancia fra i renziani, il Pd e lo stesso Premier Conte, Teresa Bellanova e agli Stati Generali ha raccolto dati proprio per elaborare una visione macroeconomica sull'agricoltura e sulla sua stretta relazione con l'Innovazione tecnologica. Man mano che la pandemia si diffondeva, il funzionamento delle catene di approvvigionamento alimentare è diventato essenziale per prevenire una crisi e ridurre l'impatto negativo sull'economia globale. Sebbene la quota settoriale in relazione all'occupazione totale sia scesa dal 40,2% al 26,8% già negli ultimi due decenni, l'agricoltura fornisce mezzi di sussistenza a oltre un miliardo di persone in tutto il mondo e rimane la spina dorsale dell'economia di molti Paesi a basso reddito e del Mezzogiorno d'Italia. È un mondo stracolmo di cibo, ma in una parte della Terra si fa la fame.

E' un'Italia a motore agroalimentare, eppure i braccianti del Sud vivono ancora il condizionamento vergognoso dello sfruttamento. L'occupazione settoriale è in calo e non gode dei migliori diritti, ma esiste il paradosso della produzione, che continua a crescere insieme alle opportunità offerte dall'esportazione, oltre ai settori confinanti - trasformazione, la produzione, il food marketing, il trasporto e la preparazione del cibo - e tutto questo è ancora il petrolio del Mezzogiorno. In fondo la notizia è positiva, se non andasse sprecata. In relazione alla crisi da Covid-19, finora non si è assistito a significative interruzioni delle catene di approvvigionamento, ma le perduranti restrizioni alla libera circolazione fra Paesi, oltre che interna, ne fanno vacillare il funzionamento, nonostante la situazione si avvii verso uno sblocco. Un rischio aggiuntivo potrebbe essere lo spreco alimentare, dal momento che molti agricoltori hanno perso il lavoro, ma ci sono le scorte alimentari addizionate dalle limitazioni nazionali poste alle esportazioni, che comportano dei picchi di prezzo, destabilizzando i mercati internazionali.

Le crisi precedenti hanno dimostrato che tali effetti sono particolarmente dannosi per i luoghi a basso reddito. In Italia, come nel mondo. A Villa Pamphilj si è data una risposta forte grazie a Teresa Bellanova, la quale con concretezza guarda al suo settore come un capitolo primario di un rilancio economico, ma concepito con un'economia dal volto umano, che la porta a definire il suo comparto "Filiera della vita”, senza dunque dimenticare la dimensione della persona dietro il faticoso lavoro agricolo, che ha sperimentato nella Regione di Giuseppe Di Vittorio. Quale la strategia per salvare il settore agricolo, dunque un aspetto fondamentale della nostra economia, e quanto a esso collegato?

Ci risponde direttamente la Ministra: un fiume in piena di notizie, di dati, di impegni di lavoro. Una donna che sta costruendo una visione seria, che parte dal Mezzogiorno e abbraccia l'intera economia nazionale. Potrei così riassumere le linee di intervento di quanto detto dalla Ministra: potenziamento delle imprese e delle filiere; lotta al dissesto idrogeologico e tutela di risorse come suolo, acqua, foreste; tracciabilità e trasparenza sull'origine dei cibi; promozione internazionale; sostenibilità integrale e sicurezza nei controlli. Questi punti sono gli obiettivi della Strategia nazionale per il sistema agricolo, agroalimentare, forestale, della pesca, dell'acquacoltura ricompresa nel Masterplan "Progettiamo il rilancio”, con risorse aggiuntive da impegnare, circa 4 miliardi .

Sentiamo le sua parole. Ministra Bellanova, che cosa porta a casa degli Stati Generali?
"Raccolgo con grande interesse i punti qualificanti venuti dagli Stati Generali, ha esordito la Ministra, e vorrei partire da una constatazione indispensabile. Questo settore è la filiera della vita, per cui inevitabilmente va ripagata dell'enorme impegno messo in campo in questi mesi per garantire un bene essenziale come il cibo. Se è vero che non ha mai smesso di lavorare - come lei sosteneva - molti settori sono comunque in forte crisi per il blocco del canale horeca e il forte rallentamento dell'export. E' necessario soppesare con attenzione come l'emergenza si sia riflessa su segmenti di eccellenza. Lo avevamo detto presentando le Linee programmatiche del nostro ministero nell'ottobre scorso: agricoltura, pesca e agroalimentare al centro dell'agenda politica e sociale del paese. Non abbiamo dovuto aspettare la drammatica emergenza del Covid-19 per avere ben chiare le linee di efficacia di questa filiera per il nostro Paese e per le sue ricadute internazionali.

La sua visione non è legata al momento o al provvedimento di esclusivo "pronto soccorso'; ma raggruppa una visione macroeconomica, legata a questa filiera. Come si intenderà proseguire?
"Si, non si tratta di rispondere alla forte emergenza in atto ma di costruire una visione di Paese per i prossimi anni e anche per questo è opportuno, soprattutto nell'interlocuzione con l'Europa. Quanto alle proposte su sburocratizzazione e semplificazione emerse al Tavolo, ci sono delle priorità indicate siano quelle che già da tempo ci vedono al lavoro. Per questo mi auguro che produzione, trasformazione, distribuzione non disperdano l'esperienza di questi mesi. La Filiera della vita, come l'ho definita, è una sola, ogni segmento è fortemente concatenato all'altro. L'Italia può giocare da protagonista la partita del Green Deal europeo, esserne uno dei veri motori di proposte. È questa la condizione imprescindibile perché agricoltura, pesca, agroalimentare siano settori di rilancio del Paese, da Nord a Sud. La filiera della vita va ripagata dell'enorme impegno messo in campo in questi mesi per garantire un bene essenziale come il cibo e consentire a noi tutti la salvaguardia di abitudini e consuetudini alimentari. Se è vero che non ha mai smesso di lavorare, molti settori sono comunque in forte crisi per il blocco del canale horeca e il forte rallentamento dell'export. È necessario soppesare con attenzione come l'emergenza si sia riverberata su segmenti di eccellenza, per fronteggiare le difficoltà e garantire il riposizionamento adeguato". Lo avevamo detto presentando le Linee programmatiche del nostro ministero nell'ottobre scorso: agricoltura, pesca e agroalimentare al centro dell'agenda politica e sociale del paese. Non abbiamo dunque dovuto aspettare, fortunatamente, la drammatica emergenza - prima sanitaria, adesso anche produttiva, economica e sociale - del Covid-19 per avere ben chiare centralità e strategicità di questa filiera per il nostro paese e per l'interesse nazionale".

Mi pare che in tutti i settori il monito sia uno: semplificazione...
"È questa la condizione sufficiente e necessaria perché agricoltura, pesca, agroalimentare si affermino come settori del futuro, continuando ad attrarre, come accaduto finora, le nuove generazioni con performance importanti, siglando il patto necessario tra sostenibilità, ricerca, innovazione, qualità, legalità e tutela del lavoro. Il futuro del sistema paese, il vero rilancio, passa da qui".

Che fare oltre a un'iniezione di liquidità e oltre alla ribaditissima "sburocratizzazione"? L'Unione Europea prevede - come noto - risorse finanziarie, ma va anche tenuto conto che i beni alimentari sono essenziali ed è per questo che il settore ha bisogno di coordinarsi, ad esempio, con l'Innovazione tecnologica. A livello nazionale si devono ribadire almeno tre questioni fondamentali per il settore agricolo e la competitività delle imprese legate alla sua filiera: si semplificazione burocratica, ma anche il rilancio degli investimenti pubblici, una diffusione delle innovazioni tecnologiche, nell'ottica di una maggiore sostenibilità ambientale. Che può dirmi?
"Se è vero che nulla sarà come prima, questo è un punto che le scelte politiche dovranno contemplare. Come? Ancora una volta mettendo al centro la filiera alimentare come filiera della vita e declinando la sostenibilità nei suoi aspetti chiave: ambientale, sociale, economica. Per questo l'agricoltura può e deve partecipare compiutamente, da protagonista, al futuro verde annunciato dall'Unione Europea. È la ragione per cui ai colleghi ministri dell'agricoltura europei ho chiesto coraggio e visione. Coraggio "per mettere in campo azioni mai immaginate". Visione "per portare l'Unione europea oltre questo momento drammatico'. Garanzia dell'approvvigionamento di cibo e ruolo fondamentale dei sistemi agroalimentari si impongono ai nostri occhi e alle nostre orecchie. Servono strumenti innovativi, differenti da quelli attivati in passato dinanzi a calamità naturali o a crisi di mercato. Una strategia di intervento comune per considerare e anzi anticipare, con risposte convincenti, i diversi scenari nel medio e lungo termine. Non un solo agricoltore, un allevatore o un pescatore dovranno smettere il proprio lavoro. E nessuno degli operatori della filiera agroalimentare, né della ristorazione. E' in questo scenario di sistema che s'inserisce sull'intreccio agricoltura, innovazione, sostenibilità".

Può scendere nel dettaglio? Come intende legare questi tre aspetti?
"Accesso al cibo, garanzia degli approvvigionamenti, tutela di risorse preziosissime come suolo, acqua e aria si rivelano con chiarezza interconnessi. Se in queste settimane ci siamo resi conto che esiste uno spartiacque tra il mondo del prima e dopo il COVID-19, oggi dobbiamo prepararci a saper affrontare la trasformazione e la ricostruzione. Per esempio vorrei evidenziare che il cambiamento climatico sta già producendo i suoi effetti a livello globale come registriamo anche nel nostro Paese negli ultimi tempi con esiti fortemente drammatici: le alluvioni che flagellano il Paese, gelate al sud, siccità al nord, tempeste in grado di spazzare via milioni di alberi in un solo giorno, fitopatologie come conseguenza diretta della crisi climatica. Eppure anche in questo caso l'agricoltura si conferma strategica e si afferma come parte della soluzione. Anche nel suo ruolo di presidio del territorio e del paesaggio, oltre che nel suo essere un laboratorio straordinario di nuove pratiche e di innovazione, come ci dice l'agricoltura di precisione. Non a caso nella Legge di bilancio abbiamo esteso Impresa 4.0 all'agricoltura e la parola blockchain è citata solo in relazione all'agricoltura e all'agroalimentare".

Per ironizzare un po' e per essere ancora più chiari: qual è la sua mossa del cavallo in questo settore?
"Ribadisco: attenzione all'ambiente, in ogni provvedimento! Le politiche agricole devono essere attentissime all'appuntamento con la sfida epocale delle trasformazioni climatiche e del futuro verde. Dal 1990 ad oggi, dunque, la nostra agricoltura ha capitalizzato nei suoli la sostanza organica, fissando la CO2, grazie allo sviluppo di pratiche climatico-ambientali, sempre più efficienti, determinando un assorbimento netto di gas a effetto serra, principali responsabili dei cambiamenti climatici. Come le foreste, polmone verde di tutti gli ecosistemi, anche il settore primario entra contabilmente con il "segno meno" nell'Inventario nazionale delle emissioni e degli assorbimenti dei gas serra. Lo dice il confronto con la fotografia "emissiva" scattata nel 1990, anno base del Protocollo di Kyoto, e quella attuale relativa al periodo 2013-2017 e che misurano di fatto il credito di CO2 con cui l'agricoltura italiana parte nella roadmap del 'Green deal'.

E allora quale sarà il baricentro delle sue politiche?
"II contributo agricolo deve essere sempre più positivo e propositivo alla mitigazione dei cambiamenti climatici può dunque essere considerato uno dei baricentri intorno a cui definire un approccio strategico nazionale orientato a un maggiore livello di ambizione nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. Queste non sono solo politiche di emergenza, ma visioni di lungo corso che presenterò, ancor più nel dettaglio, al Ministero. Occorre solo ribadire che il comparto agricolo è rilevante per tutta la nazione e in termini economici, di cui non possiamo fare a meno, vale circa il 14 per cento del PIL, con 219,5 miliardi di euro. Con il Made in Italy agroalimentare siamo dei leader in Europa".