Italia Viva Governo

Bellanova: "Ecco il nostro sistema per difendere il made in Italy"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista di L.L., "Il Secolo XIX"/"la Stampa" e quotidiani GEDI, 6 gennaio 2020.

Penalizza il Made in Italy e confonde il consumatore. Ecco perché il governo italiano, in particolare il ministero delle Politiche agricole di Teresa Bellanova, rinvia al mittente la tabella francese a semaforo Nutriscore. E porta avanti un'etichetta "all'italiana" da porre sui prodotti, contenente più informazioni nutrizionali, a partire dalla dose giornaliera consigliata.
Obiettivo: farla adottare in tutta Europa.

Ministra Bellanova, perché no al Nutriscore?
«L'etichetta "a semaforo", applicata sui prodotti in alcuni Paesi europei, non fornisce un'informazione compiuta al consumatore, che invece va messo nella condizione di sapere esattamente che cosa ogni alimento contiene. Il Nutriscore è una semplificazione fondata su parametri base come sale, zucchero, grassi. Se la adottassimo, rischieremmo di avere l'olio d'oliva, il parmigiano e altri prodotti tipici della dieta mediterranea con semaforo arancione o rosso, indicazione fuorviante per chi acquista. Un conto è mangiare 50 grammi di parmigiano, un altro 2 chili: sono gli eccessi a nuocere. Ecco perché sull'etichetta "a batteria" che sosteniamo, abbiamo inserito la dose giornaliera consigliata da consumare per un'alimentazione equilibrata e sana. Siamo determinati a portarla in Europa. E anche il ministero dello Sviluppo economico ha lavorato a un decreto in questo senso».

Com'è ora la situazione nell'Unione europea?
«Il Nutriscore attualmente è adottato su base volontaria da alcuni Stati e non è uguale per tutti. E se la legge sulle etichette — come qualcuno vorrebbe — fosse varata a livello europeo senza obblighi, verrebbe meno l'esistenza stessa della politica di Bruxelles. Noi invece vogliamo che tale norma sia inderogabile in tutti i Paesi europei: se la regola è facoltativa e ogni Stato nazionale usa un suo algoritmo, con parametri diversi, i vari governi sono portati a mettere in evidenza i propri prodotti. E a quel punto il rischio è la concorrenza sleale. Non può esistere che un formaggio etichettato come salutare in Francia sia dannoso in Germania e viceversa. Noi ora abbiamo preso tempo in Ue perché vogliamo convincere gli altri Paesi ad adottare la nostra etichetta. E chiediamo alla Commissione di assumere un orientamento tale da consentire ai consumatori di fare acquisiti informati».

Quali Paesi ha già contattato per trovare alleati?
«Ho posto il tema nell'ultimo consiglio dei ministri europeo. Poi ho fatto incontri bilateriali col commissario Ue all'Agricoltura, con la commissaria alla Salute, e con Francia, Spagna e Germania. Purtroppo per un anno e mezzo il governo italiano, invece di coltivare i rapporti, ha insultato gli interlocutori europei, ma stiamo recuperando».

Che cosa si aspetta dalla Commissione europea?
«Noi lavoriamo perché l'Ue non disintegri la necessità di avere una posizione condivisa, con le opportune mediazioni ma non con uno strumento approssimativo come il Nutriscore».

Quali potrebbero essere gli effetti di tale etichetta in Italia?
«Danneggerebbe l'export, il consumo nazionale e l'intero sistema produttivo, diffondendo nei supermercati informazioni prive di evidenza scientifica, anzi mettendo in discussione i benefici della dieta mediterranea, che invece e non a caso è già patrimonio Unesco».

C'è chi dice che dietro il rifiuto italiano del Nutriscore ci siano lobby agroalimentari. È così?
«Se lobby significa persone che fanno sacrifici per realizzare prodotti top a livello mondiale, allora parliamo di produttori che aderiscono a consorzi che ci mettono in condizione di avere eccellenze che non solo incrementano la ricchezza nazionale, ma fanno anche bene alla salute. Questa è una battaglia per la trasparenza, non per tutelare interessi pur legittimi dei produttori che in tale caso coincidono con quelli dei consumatori».

È vero, come dice qualcuno, che la Francia, madrina del Nutriscore, ce l'ha con noi?
«Il punto non è chi ce l'ha con noi, ma dialogare per favorire consumatori e produttori europei. Trump mette dazi sui prodotti dei singoli Paesi Ue per dividerci: l'Europa non deve cadere in trappola, ma fare una politica agroalimentare unitaria».

Gli scienziati sostengono che etichette come il Nutriscore aiutano contro l'obesità, concorda?
«Il focus è proprio questo, dare ai consumatori informazioni compiute sui valori nutrizionali, che è lo scopo dell'etichetta su cui insistiamo».