Infrastrutture trasporti

Bellanova: "Come cambiano le infrastrutture e i sistemi di mobilità al sud: la cura del ferro e il PNRR"

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L'articolo pubblicato da "Cohesion Magazine", a firma della Viceministra Teresa Bellanova, 15 giugno 2021.

Sostenibilità, sicurezza, accessibilità, intermodalità, inclusione territoriale e sociale. Con una battuta potremmo dire che “cura del ferro” significa questo e la centralità, per risorse ed azioni, del Ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una centralità tripla: per investimenti, recupero dei gap infrastrutturali che hanno paralizzato o impedito al Paese di agire come vero e proprio sistema, risorse destinate al Mezzogiorno. Ovviamente non faremo tutto da soli: un’altra parola d’ordine è integrazione. Vanno in questa direzione i progetti in sinergia con il Ministero della Transizione Ecologica, della Transizione Digitale, Cultura, Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale. Il macro obiettivo è presto detto: un radicale e sostanziale cambiamento, soprattutto a Sud, del modo di concepire infrastrutture e sistemi di mobilità per persone e merci dove la sostenibilità è allo stesso tempo un “cosa” e un “come”.

Sfida complessa, appassionante, di certo impegnativa ma che non dobbiamo assolutamente perdere. Perché il rilancio del Paese e di ogni singola comunità territoriale non dipenderanno solo dall’enorme mole di risorse in gioco ma dalla qualità integrata dell'intera filiera attuativa che sapremo garantire. Scontiamo un sistema infrastrutturale per la mobilità caratterizzato da inefficienze e ritardi che si ripercuotono inevitabilmente su competitività e crescita. Limiti che nella relazione Nord-Sud divengono veri e propri vulnus da affrontare drasticamente e risolvere definitivamente, se l’Italia punta a recuperare leadership come piattaforma logistica nello scenario euro mediterraneo. Non a caso proprio Svimez ha parlato per il Mezzogiorno di diritti di cittadinanza negati da una mancata e inadeguata qualità infrastrutturale.

Sostenibilità, accessibilità e riconoscimento dei diritti di cittadinanza si tengono e ciascuno diviene la misura dell’altro. Sono circa 27 i miliardi destinati alle opere ferroviarie per la mobilità sostenibile e connessione veloce. Nuove risorse di cui una parte consistentissima al Mezzogiorno.

Alta velocità al Sud; alta velocità al Nord; qualità della connettività nel Centro-Sud; sviluppo del Sistema ERTMS “per aggiornare i sistemi di segnalazione esistenti, garantendo la piena interoperabilità con le reti ferroviarie europee e l’ottimizzazione della capacità e della prestazione della rete e la sicurezza”; potenziamento dei nodi e delle direttrici ferroviarie; rafforzamento e potenziamento delle reti regionali (cui vengono destinati 940milioni di euro); potenziamento, elettrificazione e aumento della resilienza delle ferrovie del Sud: questi gli snodi strategici lungo cui si orienta l’intera azione, rafforzati dalle risorse del Fondo complementare, destinate a rafforzare le linee regionali gestite da Regioni e Municipalità e a rinnovare il materiale rotabile. Obiettivo: mobilità a emissioni zero dove il valore aggiunto è la messa a punto di un sistema integrato, intermodale, interoperabile. D’altra parte se gli obiettivi della Commissione europea sono ambiziosi, individuati da quelli definiti per il 2030 (due tra tutti: l’obiettivo delle 100 città europee climaticamente neutre, il raddoppio del traffico ferroviario ad alta velocità) e quelli entro il 2050 (raddoppio del traffico merci su rotaia, quasi tutti i veicoli a emissione zero, traffico ferroviario ad alta velocità triplicato, rete di trasporto multimodale TEN-T operativa per la rete globale), non lo sono da meno i nostri: migliorare sensibilmente la competitività del vettore ferroviario rispetto alle altre modalità di trasporto; ribaltare e azzerare radicalmente l’iniqua distribuzione delle infrastrutture sul territorio nazionale; superare le vecchie logiche del passato; superare l’eccessiva stratificazione di norme per rifondare il necessario apparato burocratico oggi inadeguato e sottorganico; garantire risposte nei tempi stabiliti e certezze alle imprese pubbliche e private; accrescere i benefici connessi al miglioramento dell’accessibilità ai territori attualmente non serviti dal vettore ferroviario.

Non c’è modo migliore, ritengo, per celebrare l’Anno Europeo delle Ferrovie se non quello di impegnarsi a realizzare, bene e presto, la straordinaria mole di progetti in campo, quelli relativi alle opere commissariate, quelli indicati sia nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che nel Fondo complementare. Con una postilla: nel Paese che ha la fortuna di essere attraversato da ben 4 corridoi europei, adesso più che mai integrazione delle risorse e degli strumenti deve essere la chiave di accesso alla pianificazione e alla programmazione soprattutto nella mobilità sostenibile e interconnessa.

Quella rappresentata dall’iniziativa simbolo di quest’anno: il Connecting Europe Express che il 2 settembre muoverà da Lisbona per attraversare l’Europa, fare tappa anche in Italia e approdare a Parigi il 7 ottobre. Per dimostrare che la mobilità sostenibile e intelligente è la migliore alleata della coesione e inclusione territoriale.