Estratto dell'intervista di Nando Santonastaso, "Il Mattino", 11 dicembre 2021.
Viceministra Bellanova, l'inchiesta di Foggia dimostra che la legge per contrastare il caporalato non riesce ancora a far emergere la cultura della trasparenza in alcuni settori del lavoro?
"Piuttosto il contrario. Questa, come tutte le inchieste rese possibili dall’attuazione di quella norma voluta con grande determinazione dal Governo Renzi, riesce a far emergere quell’intreccio perverso ancora evidentemente pervasivo tra segmenti produttivi ed economici nel nostro Paese, gestione criminale dell’intermediazione del lavoro e dei servizi connessi. Un intreccio che non attraversa come ben sappiamo solo le filiere agricole, e che proprio la legge indica peraltro come spezzare attraverso la Rete agricola del lavoro di qualità. Vale a dire lavoro legale, incrocio trasparente tra domanda e offerta, organizzazione a regia pubblica dei servizi di trasporto per i lavoratori agricoli così da strapparli alle mani dei caporali e della criminalità organizzata, alloggi. Il problema non è la legge ma la sua completa attuazione e la determinazione corale a voler interrompere radicalmente questa spirale perversa e soprattutto la vergogna di un lavoro e lavoratori offesi e sfruttati in modo ignobile come purtroppo anche questa inchiesta, se dovessero essere confermati i capi di imputazione, indica".
Ci sono ancora resistenze da parte delle aziende ad accettare la svolta, perché secondo lei?
"Certo che ci sono, come ci sono state per la norma sulla regolarizzazione. Per questo parlo di una alleanza necessaria con l’intero mondo delle imprese e anche con i consumatori, che in questa battaglia possono essere determinanti. Se sugli scaffali dei supermercati un prodotto viene venduto a meno del costo di produzione, quella differenza quasi sempre si scarica sul lavoro, e significa sfruttamento. Scegliere può fare una differenza enorme".
Si può dire che quella legge rischia per paradosso di frenare l'occupazione anche se precaria in agricoltura?
"Assolutamente no, equivarrebbe a bestemmiare in chiesa. Come fa una legge che persegue la riduzione del lavoro in schiavitù e contrasta l’intermediazione criminale e la concorrenza sleale tra imprese a essere considerata un freno per l’occupazione? Gli insediamenti informali ai margini delle nostre città sono una vergogna che offende la condizione umana. Non è questo il mondo del lavoro per cui io combatto né quello di cui può essere fiero un paese civile, il Mezzogiorno e un settore come quello agricolo e agroalimentare che è un pezzo riconosciuto dell’eccellenza made in Italy nel mondo".
Questo vale soprattutto al Sud e in determinati contesti territoriali dove magari la criminalità è più radicata o il fenomeno non ha confini in Italia?
"Vale dovunque perché dovunque siamo chiamati a scegliere qual è il nostro modello di sviluppo. Se quello che agendo sui bassi costi del lavoro complice l’intermediazione illegale alimenta il nero e la concorrenza sleale o quello che punta sulla qualità del lavoro, sull’eccellenza delle nostre produzioni, sull’inimitabilità dei nostri prodotti, sulla concorrenza leale, sulla specializzazione produttiva, con un posizionamento forte nei mercati che possono permettersi il costo del made in Italia. Lei mi chiede se per questo c’è lo spazio? C’è: se l’internazionalizzazione del nostro agroalimentare vale all’incirca 50miliardi e la contraffazione praticamente il doppio, significa che c’è uno spazio enorme che dobbiamo puntare ad occupare".
Ripensando al percorso della legge, cosa non rifarebbe o migliorerebbe rispetto al testo finale?
"Quella norma è inappuntabile, ed è divenuta punto di riferimento a livello europeo. Lo è perché agisce sul contrasto e indica le azioni necessarie ad un’agricoltura senza caporalato. Se mai va estesa anche a tutti gli altri settori dove si annidano sfruttamento del lavoro, riduzione in schiavitù, lavoro nero, intermediazione criminale. Il vulnus non è solo in agricoltura. Per questo vanno rafforzati gli organici, moltiplicati i controlli, adottati tutti gli strumenti per un incrocio trasparente domanda e offerta di lavoro e quelli per l’erogazione dei servizi, primo tra tutti il trasporto dei lavoratori. Adesso credo sia chiaro perché ho sempre criticato l’inefficienza dell’Anpal governata dal professor Parisi, che era chiamata a garantire proprio l’incrocio domanda-offerta. Se non è lo Stato o le Agenzie per il lavoro a garantirla, la mafia dei caporali ha campo libero".
E come commenta gli attacchi alla Ministra Lamorgese?
"Inqualificabili. Si sta scatenando una bagarre politica degna di miglior causa e mi pare che la Ministra abbia immediatamente accettato le dimissioni del capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale. Chiedere che venga quanto prima chiarita la questione gravissima che le indagini hanno fatto emergere è un obbligo che tutti avvertiamo. Fare di questo un’arma mediatica da scagliare nei confronti della Ministra Lamorgese è di una irresponsabilità e strumentalità senza precedenti. Attendiamo gli esiti delle indagini e chiediamo che si chiariscano al più presto, completamente e puntualmente, tutti i risvolti della vicenda".