Intervista di Michele Cozzi, "Corriere del Mezzogiorno", 6 aprile 2022.
Teresa Bellanova, viceministra delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili: il Pnrr può rappresentare uno strumento per realizzare finalmente la parità di genere. Quali sono le cause strutturali e culturali che rendono problematico il raggiungimento di questo obiettivo?
Sono sotto gli occhi di tutti. Quante volte nel corso di una crisi economica è stato considerato normale che a perdere il lavoro per prime o ad avere più difficoltà nel trovarne fossero le donne? E non è forse vero, soprattutto nel Mezzogiorno, che a farsi carico del lavoro di cura familiare, dalla gestione della casa alla relazione con i figli, sono soprattutto le donne? Fattori culturali, comportamenti sociali, ragioni economiche sono strettamente intrecciati, e si alimentano a vicenda. Qualcosa sta cambiando, ma molto lentamente e molto poco. Per questo nell'attuazione del Pnrr, qualunque sia il livello coinvolto, pubblico e privato, ci sarà bisogno di molta determinazione e coraggio.
E le direttrici fondamentali del Pnrr sulla questione?
Abbiamo insediato la Cabina di Regia inter-istituzionale sulla parità di genere. Si affianca all'Osservatorio nazionale per l'integrazione delle politiche per la parità di genere previsto dalla Legge di bilancio per monitorare l'attuazione del Piano alla luce del gender gap ma anche per reindirizzare linee specifiche di azione e introdurre necessari correttivi. Abbiamo da recuperare divari economici, sociali, territoriali e culturali. C'è da mettere a valore una risorsa sociale inestimabile, tutte quelle giovani donne che si laureano prima e meglio dei loro colleghi uomini ma poi il lavoro rischiano di trovarlo dopo e meno soddisfacente.
Occorre sanare anche la differenza retributiva. Come intende muoversi il Governo?
C'è da correggere drasticamente quel divario retributivo di genere del 12% indicato dal Global gender Gap Report 2021 del Forum Economico Mondiale. Bisogna garantire le donne lavoratrici che scelgono di avere figli visto che, secondo i dati Ipsos, l'11% lascia la propria occupazione dopo il primo figlio, il 17 dopo il secondo, il 19 dopo il terzo. Tenere insieme desiderio di maternità e realizzazione professionale è fondamentale ed è la priorità che le politiche di genere come del lavoro e della formazione devono affrontare.
Per un adeguato welfare al femminile, occorre migliorare la rete delle infrastrutture. Si poteva fare di più per il Sud con il Pbrr?
Il Pnrr prevede per il Mezzogiorno almeno 40% delle risorse. Nel caso del nostro ministero questa percentuale va oltre il 55% ma dovunque sarà determinante la capacità di integrare risorse e strumenti perché non un euro vada perduto e ogni euro investito produca una ricaduta reale e misurabile. Obiettivo che la pandemia non ancora finita, il caro materiali, la crisi drammatica innescata dalla guerra rischiano di incrinare. Per questo bisogna calibrare perfettamente i bandi, perché non vadano deserti, e rafforzare gli organici dei singoli comuni, impoveriti oltre misura dal blocco delle piante organiche. Scuole, asili, trasporti sono vere e proprie infrastrutture sociali, determinanti se vogliamo ridurre drasticamente i divari sociali e di genere. La denatalità non è un destino.
Nell'intervista al presidente Emiliano, pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno di ieri, il governatore pugliese sembra esprimere perplessità e parla di fondi già stanziati da altre fonti di finanziamento. Lei è più ottimista?
Nei prossimi 10 anni il Mezzogiorno, compresi gli 82 miliardi del Pnrr, avrà dalla sua 213 miliardi al netto delle risorse ordinarie e di quanto ancora non speso dalla programmazione precedente. Per la Puglia, di solo Pnrr, una dotazione di circa 3 miliardi a cui se ne aggiungono altri 2 e passa per interventi interregionali. Ma non è tutto, se ad esempio pensiamo alle risorse ancora assegnabili per bando, ai 5 miliardi che in Legge di Bilancio sono destinati alla velocizzazione della linea Adriatica da Bologna a Lecce e a Taranto, allo sblocco con i commissariamenti di opere già previste e finanziate ma ferme da anni. Ed è questa macchina che va messa in moto e fatta funzionare. Mi concentrerei su quello che c'è, per quello che può innescare e gli investimenti che può attrarre. Soprattutto, lavorerei perché ogni macchina amministrativa fosse pienamente coinvolta nel patto di genere e intergenerazionale che il Pnrr sigla.