Governo parlamento

Bellanova: Arrivi da Forza Italia? La nostra collocazione resta il centrosinistra.

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista a Teresa Bellanova su "QN-Giorno/Carlino/Nazione", di Elena Polidori

L'ex ministra: non ci attraggono le presunte sirene del centrodestra. «Ben vengano i delusi da certe posizioni massimaliste della maggioranza. Ma noi siamo riformisti. Tempi lunghi per una sintesi con Calenda».

«In un percorso congressuale come quello che stiamo vivendo, l'importante non è parlare solo di nomenclatura e di assetti dirigenziali del partito, ma cercare di non allontanare in tanti militanti che credono in un processo riformista».

Teresa Bellanova, ex ministro ed ex parlamentare di Italia viva, continua a lavorare per la «ramificazione di un partito all'interno di una comunità fatta di persone che credono in un progetto politico che dal congresso ci porterà verso le elezioni europee, un appuntamento dove ogni partito peserà la sua forza (si vota con il proporzionale, ndr) e noi ci dobbiamo arrivare preparati».

Bellanova, Italia Viva il leader già ce l'ha (Renzi), ma è tutto da definire il gruppo dirigente...

«Non sono tanto i dirigenti del partito da scegliere quanto il perimetro politico in cui si intende agire che è importante decidere. Credo non ci siano dubbi sulla nostra collocazione nel centrosinistra, per proseguire il nostro percorso politico chiaro anche davanti all'elettorato che fino a oggi ci ha sempre sostenuto. Le ipotetiche "sirene" del centrodestra non ci attraggono».

Eppure, così come è avvenuto in passato, si parla di nuovi arrivi da Forza Italia e di un percorso politico di Italia viva che potrebbe avvicinarsi alla maggioranza...

«L'accoglienza è da sempre la nostra cifra, ben vengano nuovi arrivi, ma sia chiaro che la nostra collocazione resta il centrosinistra e l'area riformista. D'altra parte, molti di noi, a partire dall'ex segretario Matteo Renzi, hanno lasciato il Pd perché stava assumendo posizioni troppo massimaliste e capisco che a destra si possa vivere lo stesso disagio da parte di esponenti di Forza Italia».

A che punto è il dialogo con Azione di Carlo Calenda?

«Credo che lo sappiano meglio i colleghi che sono al momento dentro i gruppi parlamentari. Di certo chi ha lavorato a un congresso per un partito unico lo ha fatto per mettere in discussione il percorso politico che poteva trovare invece una sintesi nella federazione. lo ho creduto che si potesse fare una lista unitaria alle Europee, ma una lista non può comunque diventare un processo politico di sintesi che ha necessariamente tempi più lunghi».

Il centrodestra ha affossato la proposta di legge sul salario minimo ideata da quasi tutte le opposizioni. Proposta da cui Italia viva è sempre stata distante, rispetto al centrosinistra...

«La destra, chiudendo il confronto, ha senz'altro commesso un errore. Però io ho troppo rispetto per le lavoratrici e i lavoratori per prestarmi a un gioco strumentale e propagandistico di chi pensa che con il salario minimo si possano risolvere i problemi legati alla giusta retribuzione. Non è il salario minimo la soluzione, perché non solo non risolve i problemi di chi guadagna poco, ma può mettere in discussione anche i salari più alti: mettere per legge una base di partenza di paga oraria potrebbe convincere molte aziende a uscire dalla contrattazione collettiva. Inoltre, per dire, i 9 euro all'ora sono lordi e in molti casi si va sotto i 6 euro netti all'ora che è una paga inferiore al livello dignitoso di lavoro».

Il governo come si sta comportando sul fronte lavoro?

«Sta commettendo errori grossolani e sul tema del lavoro ha un approccio propagandistico, che è quanto di più sbagliato su una questione come questa. Molti criticano ancora il Jobs Act, soprattutto a sinistra, ma con quella legge voglio ricordare che sono diventate reato le dimissioni in bianco, si è data una dignità di lavoro ai rider, sono aumentati i congedi parentali e i posti di lavoro stabili. Insomma, abbiamo affrontato con contezza il tema del lavoro, non con gli slogan».

Per questo la vostra posizione si dissocia da quella del centrosinistra?

«Senza dubbio. La nostra proposta è assolutamente diversa: la contrattazione collettiva va preservata, non abbattuta».

Tutto questo, anche il tema lavoro, ma ovviamente non solo, fa parte del "pacchetto" che intendete portare al congresso con un obbiettivo preciso. Qual è il suo?

«La creazione di una comunità politica a cui vorrei appartenere e per costruire la quale sto lavorando ancora senza sosta. Solo pochi giorni fai ero a un'iniziativa a Firenze e intendo proseguire nel mio impegno personale nonostante, in questo momento, non abbia ruoli istituzionali da rispettare».