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Bellanova: "Alternativi al populismo di Emiliano. Noi riformisti per governare il futuro"

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Intervista di Michele De Feudis, "la Gazzetta del Mezzogiorno", 11 agosto 2022.

Teresa Bellanova, Viceministra alle Infrastrutture, la rottura Letta-Calenda rimette in movimento gli interlocutori del Terzo polo, in primis Azione. Lo stato dell'arte?
«Il lavoro è in corso e ha dalla sua molte parole d'ordine comuni. Da parte nostra la determinazione, tra gli altri obiettivi, di voler riconquistare alla politica quel 40 per cento di cittadini sfiduciati e disincantati. Il terzo polo è molto più di un'opzione: è la vera novità di uno scenario altrimenti asfittico che rischia di condannare il Paese all'eterna ripetizione del già visto, tra veti incrociati e ambientalismi di maniera o, peggio, ad uscire dai radar della autorevolezza internazionali mentre lo scenario globale è dei più complessi e inquietanti».

Quale perimetro programmatico ha una forza riformista?
«Ha presente `Italia Shock", sbloccare le opere ferme da anni, fare ripartire cantieri e investimenti, rispondere alla domanda più urgente del Paese e che si chiama lavoro? Quando dicevamo: un euro in sicurezza un euro in cultura, o mettevamo in campo "Italia Sicura" per contrastare il dissesto idrogeologico? È la forza della concretezza e della competenza per dare soluzioni ai problemi invece che limitarsi a enumerarli imbastendo proposte velleitarie o promesse irrealizzabili. Se quella "struttura di missione" invece di essere smantellata dal governo Conte-Salvini avesse continuato a lavorare dopo i risultati eccellenti maturati, quest'estate saremmo stati molto più preparati alla crisi climatica e all'emergenza idrica, perché molte delle infrastrutture necessarie le avremmo già a disposizione. Il riformismo non è un'opzione teorica ma è pratica di governo, qui e ora, che affronta le criticità per migliorare la vita delle persone, ha a cuore le nuove generazioni, mette a dimora il futuro».

Come definirebbe l'eredità del governo Draghi?
«L'intreccio irrinunciabile tra rilancio del Paese, investimenti e riforme. È il cuore del Pnrr che Mario Draghi ha sempre difeso, da cui non si può prescindere. Faccio mio il messaggio che proprio Draghi ha consegnato dopo l'approvazione del Decreto Aiuti bis: risposte pronte ai problemi che si presentano, interventi, riforme. Mi permetto di citarlo: "è questione di credibilità, sul fronte interno e internazionale, perché avere il credito internazionale alto come lo ha l'Italia oggi è importantissimo per la crescita interna, per il benessere, per la prosperità, per l'equità sociale, per poter fare tutte le riforme che sono necessarie senza avere il vincolo esterno che è ostile". L'eredità di Draghi è questa. E quel lavoro deve proseguire».

Perché i dem subiscono il richiamo delle sirene massimaliste dei 5S prima e ora di vendoliani e verdi?
«Dovrebbe chiederlo a Letta o allo stato maggiore del Pd. Io dico che l'egemonia o la si esercita o la si subisce. E che il riformismo ha bisogno di coraggio, chiarezza, radicalità del pensiero. e grande capacità di rispondere alle sfide che il tempo impone. Ad esempio, tenere insieme diritti economici, diritti sociali, diritti civili. Non mi sembra un bel segnale partire annunciando nuove tasse. Anche questa è una brutta forma di populismo».

La sfida della modernizzazione passa dal Sud.
«Ridurre in maniera consistente i divari fisici e sociali che ancora attraversano il nostro Paese, ad iniziare da quello nord-sud, e mettere in campo investimenti rilevanti per il Mezzogiorno sono le vere sfide del Pnrr: vanno assolutamente vinte. La domanda di modernizzazione attraversa l'intero Paese, soprattutto le dorsali produttive più competitive, che stanno dando ottime risposte con l'internazionalizzazione. Il Sud ne ha bisogno, ma soprattutto servono politiche di sistema integrate e nazionali per mettere a valore le tante eccellenze, in ogni campo».

llva e Tap, temi iconici delle sconfitte dei 5s a cui Emiliano ha dato spazio in giunta. Le vostre proposte su acciaio e energia?
«Non mi sono mai arresa al fatto che non si possano tenere insieme ambiente, salute, lavoro. Per me Ilva era ed è una grande scommessa da vincere, e questo significa capacità di andare molto oltre la monocultura dell'acciaio, esattamente come avevamo indicato con il Contratto istituzionale di sviluppo sottoscritto il 29 luglio 2016. Su Tap, oggi è chiaro a tutti che sostenerne la realizzazione ha significato difendere l'interesse nazionale, affermando la necessità della diversificazione degli approvvigionamenti. È esattamente la strada su cui bisogna proseguire, stando bene attenti, però, nella realizzazione dei nuovi impianti, a non consumare ulteriore suolo agricolo, soprattutto in una regione come la Puglia dove la filiera agroalimentare è un driver di assoluto rilievo».

Si candiderà in Puglia al Senato, magari con Renzi capolista alla Camera?
«Lo vedremo in questi giorni. Ma candidata in Puglia o meno non arretrerò di un millimetro il mio lavoro per questa terra e per la formazione di una nuova classe dirigente giovane, competenze, appassionata, distante anni luce da molte delle logiche che hanno caratterizzato il governo della Regione in questi anni condannandola ad essere spesso baluardo del populismo più bieco e anche di logiche di potere e sottopotere diciamo così di estrema disinvoltura».