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Bellanova: "Al futuro che il programma del Governo Draghi inaugura Italia Viva dà piena fiducia"

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L'intervento durante il dibattito per la fiducia al Governo Draghi, 17 febbraio 2021.

Signora Presidente,
Colleghe e colleghi,
Signor Presidente del Consiglio

Abbiamo ascoltato con molta attenzione le sue parole, riscoprendo il gusto che la sobrietà e la precisione, fin nei dettagli, garantiscono, e quelle parole, una per una, restituiscono e comprovano - e di questo le siamo grati - la ragione della nostra scelta e del nostro coraggio.

Oggi, qui, in quest'Aula, crediamo siano finalmente evidenti a tutti i motivi per cui un drappello di visionari riformisti ha avuto ragione indicando nei rischi dell'immobilismo e dell'assistenzialismo tutti i limiti di un esecutivo che aveva affidato all'emergenza la sua principale ragione di esistenza.

Condividiamo pienamente, con un filo di orgoglio, quei richiami allo spirito repubblicano e all'interesse nazionale: è quello che ci ha animati.

Un mese fa, avevamo raccomandato i nostri colleghi a ravvisare le ragioni di quella nostra scelta non nella rappresentazione caricaturale di un duello, piuttosto nel confronto tra un Paese che non può rinunciare al necessario riformismo che lo riporti all’altezza delle sue migliori energie per rilanciare il ruolo europeo e internazionale, e un Paese residuale cui rimane solo la speranza di essere “troppo grande per fallire”.

Avevamo detto, e lo ribadiamo, che la differenza tra riformismo, crescita e assistenzialismo è tutta qui. Che prioritario, ben prima del destino delle singole forze politiche, fosse servire l'interesse pubblico.

Perché è qui, inevitabilmente, la chiave che apre al futuro.

Quel futuro che il suo programma, signor Presidente, inaugura con un impianto dove ritroviamo molte delle nostre parole d'ordine e di quanto ha orientato nei mesi passati il nostro impegno.

Al programma che lei indica saranno necessarie scelte quotidiane: difficili, ambiziose, complesse, coraggiose. Ognuno delle Ministre e dei Ministri chiamati a interpretare il suo programma e a renderlo cosa reale, sarà impegnato ogni giorno a scegliere e decidere tra la soluzione più facile e spesso però meno innovativa e ambiziosa, e quella più complessa e difficile ma anche decisiva e virtuosa.

La costruzione del futuro, la qualità e la lungimiranza delle politiche: è su questo che si misurerà, ogni scelta, atto, riforma, provvedimento. Di questa qualità e lungimiranza lei, Presidente Draghi, sarà - ne siamo convinti -, garante e custode. Ecco perché non ci appassiona la domanda che per giorni ha presidiato le discussioni fuori e dentro le stanze istituzionali, se il suo sarebbe stato un governo tecnico o politico. Fin dall'inizio abbiamo detto che la domanda era mal posta, e il suo intervento lo dimostra con grande nettezza. Sfido chiunque a non rintracciarvi un impianto eminentemente politico.

Se dunque non credo che un’esponente di Italia Viva debba pronunciare molte parole per dire del pieno consenso a quanto ascoltato, qualche parola va spesa piuttosto sui tratti della maggioranza che sosterrà questo governo. Definirla eterogenea non è azzardato. È una constatazione che in questa compagine si ritrovino sensibilità e identità differenti. Resta la questione se questa eterogeneità sia un punto di forza o un indice di debolezza. Dipende da tutti noi essere all’altezza della sfida che lei ha indicato.

Sia chiaro! Non è un richiamo rituale all’unità ma un appello alla qualità della dialettica politica. Serve il lavoro duro e rigoroso che costruisce risposte, l’arte di trovare il punto di mediazione più avanzato, la ricerca ostinata della sintesi migliore. Qualità della decisione e coraggio della visione dovranno, noi auspichiamo, caratterizzare ogni scelta fino in fondo. A maggior ragione se si tratta di problemi ardui. Come il dover assumere decisioni che impattano sulla vita concreta dei cittadini - bene il suo richiamo ad una informazione tempestiva e puntuale - o il dover continuare a fronteggiare la pandemia, ad iniziare dall'urgenza del Piano vaccinale. Avviando al tempo stesso tutto quanto necessario a riparare i danni ingenti con una fase di crescita e di sviluppo.

Ne ha fatto cenno anche lei: in questi giorni si sono moltiplicate le considerazioni sull’inconcludenza di un ceto politico che sull’onda dell’emergenza è costretto a ricorrere a coloro che vengono definiti tecnici. Io più che tecnici sui banchi del governo vedo persone di differenti esperienze e consolidati saperi, ben consapevoli del compito politico che sono chiamati ad assolvere.

A questo Parlamento, a tutte le sensibilità presenti, spetta il compito di contribuire fattivamente all'enorme mole di lavoro indicato, smentendo nei fatti l’immagine di rissosa compagine spesso votata all’inefficacia e costretta purtroppo a mediazioni al ribasso o a baratti, anche in segno di resa alle conflittualità interne alle singole forze.

Il primato della politica passa anche da qui.

Lei lo ha detto con precisione: la pandemia non è piovuta su un Paese in buona salute. Perché scontiamo non poche patologie pregresse.

Lavoro, politiche attive, presenza delle donne nel mercato del lavoro, investimenti produttivi, sblocco dei cantieri, formazione orientata, centralità delle nuove generazioni, rinnovata capacità del Mezzogiorno e delle sue classi dirigenti nell'essere forza motrice del rilancio, legalità come driver ineludibile dello sviluppo territoriale, adeguamento della pubblica amministrazione, riduzione dei divari sociali e territoriali, sostenibilità come condizione caratterizzante: sono questi, conveniamo, alcuni dei temi che ci sfideranno fin da adesso.

Quando terminerà il blocco dei licenziamenti non potremo essere sguarniti di strumenti. La flessione massiccia e drammatica di occupazione femminile già ci obbliga a risposte concrete ed impegnative. La Riforma degli ammortizzatori sociali è tema non eludibile, e andrà definito come innovare gli strumenti a disposizione e definirne di nuovi. E con determinazione dobbiamo saper rimediare al ritardo formativo che inevitabilmente si è riversato sulle giovani generazioni, soprattutto nei segmenti più fragili. Se è indiscutibile che la permanenza nell'euro non è reversibile, è vero che per lasciare in eredità una buona moneta e un buon pianeta, per fare meno "debito cattivo" possibile, ognuno dei tasselli indicati dovrà incastrarsi perfettamente in una strategia che allinei tutti noi nella necessità di prevenire piuttosto che riparare, anche correggendo come è necessario con tutta evidenza l'impianto del Recovery. In questo la capacità di visione sarà l'elemento fondamentale per capire bene cosa e come proteggere, cosa e come sostenere nella trasformazione: su questo la ringraziamo per la nettezza delle sue parole. Era quella visione che noi reclamavamo prima ed è la visione, la sua, che ora, dopo averla ascoltata, abbiamo chiaro come saprà orientare l'azione politica. Apprezziamo la responsabilità di indicare, non solo alle nuove generazioni, la direzione entro cui il nostro Paese si muoverà, gli snodi su cui orientare la crescita e gli investimenti garantendo a tutti gli investitori, italiani e stranieri, certezza del diritto e sostenibilità dei tempi. Su questo, inutile dirlo, innovazione, semplificazione, sburocratizzazione non sono più rinviabili.

È questa l’urgenza del riformismo che abbiamo a cuore e dobbiamo avere la consapevolezza che va costruita un’alternativa, per dirla con Italo Calvino, a questo inferno quotidiano nel quale alla drammatica conta dei morti e degli ammalati s’intrecciano danni gravissimi economici, umani, culturali e sociali.

Voglio essere chiara, perché è questa la cifra che ci caratterizza, e l'ambizione che ci nutre. Riformismo è una parola spesso abusata, e ancora più spesso mal utilizzata.

Il riformismo che fallisce è quello ideologico e risentito, il riformismo che amiamo è quello che mette al centro della politica la realtà e il suo cambiamento nell’interesse delle persone e dei territori. Un processo riformatore capace di sconfiggere i suoi tradizionali nemici, che si annidano dovunque, in vasti settori economici, politici, e sociali, a destra come a sinistra, con la forza della proposta e della dialettica politica. Una vera prova di maturità cui sono chiamate tutte le forze politiche e tutte le classi dirigenti di questo Paese.

E se questo può fare paura perché rischia di azzerare rendite di posizione antiche e recenti, il guadagno è infinitamente maggiore: la capacità di agire oggi per fare largo al futuro. Quel futuro che va costruito tassello dopo tassello e che ci porta a dire: il riformismo è e deve essere l’antagonista, non solo lessicale, del cinismo.

Sì, il cinismo, il peggiore nemico delle generazioni future che attendono da noi responsabilità delle scelte, generosità delle decisioni. E il peggior nemico di chi, proprio a causa della pandemia, sta pagando i prezzi più alti.

Per noi potere è un verbo: poter decidere, poter fare.

Per questo, proprio come scrive Calvino, è importante cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. È questo il lavoro quotidiano che ci impegnerà. Difficile ma non impossibile.

Con questo impegno all'affidamento e al riconoscimento reciproco, Italia Viva dà la sua fiducia a questo Governo, e augura a Lei Presidente Draghi, ottimo lavoro.

Chi lo desidera può rivedere l'intervento completo a questo indirizzo o qui di seguito.