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Michele Anzaldi: "Subissato da istanze di aiuto. Conte aiuti i danneggiati"

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Intervista di Eugenio Fatigante, "Avvenire", 10 giugno 2020.

Anche lavita di un deputato italiano è cambiata durante il lockdown, e ora nel seguito. E non per le limitazioni al voto in aula o cose del genere. Michele Anzaldi, battagliero deputato di Italia Viva, si aggira per Montecitorio con una cartellina fra le mani. «Dentro — ci racconta — c'è un "termometro" del disagio sociale e di quanto stia crescendo nel Paese. Da settimane non ha idea di quante mail, lettere, messaggi, telefonate in più ricevo da persone che, improvvisamente, si trovano in una situazione economica disperata mai provata prima. Gente che è stata e si sente abbandonata. A tutti cerco di rispondere, di dare un consiglio. C'è un dramma sociale di cui non vedo ancora piena consapevolezza».

A esempio?
Guardi qui. C'è il commerciante che ha riaperto, ma mi confida che ora deve rimanere competitivo sui prezzi per sperare di vendere la merce invenduta e, al contempo, recuperare i 3 mesi d'affitto non pagati.

E quell'altro foglio?
Un piccolo imprenditore: è andato in banca per avere il prestito garantito dallo Stato fino a 25mila euro e ha ricevuto un no perché era in ritardo con un pagamento.

Ce ne sono molti, di casi simili.
Ma sa qual è la risposta del governo su un caso simile? Cambiare banca. Ma al governo qualcuno ha idea di cosa voglia dire "cambiare banca"? E perché poi una banca che non ti conosce dovrebbe darti quello che ti nega la tua?

In effetti non è una soluzione.
Per non parlare delle complicazioni create alle stesse banche dall'aumento del limite fino a 30mila euro, deciso dal Parlamento solo in un secondo tempo dopo aver detto per settimane che era di 25mila: ora serve una nuova istruttoria. E i B&b che riempiono i centri storici delle città? Mi scrive una signora che, come nella grande maggioranza dei casi, non è proprietaria delle mura e si trova da 3 mesi senza clienti e con 3 mensilità da pagare: chi li aiuta? C'è il titolare di uno studio legale che supera i 35mila euro di fatturato, ma non ha avuto nulla e ha continuato a pagare tutte le spese. Poi c'è un argomento tabù, ma che esiste.

Di cosa si tratta?
I lavoratori in nero. Sì, sono ancora tanti. Ci sono i "furbi", ma c'è anche chi vi è obbligato dai datori di lavoro: un'intera categoria di persone che non ha avuto in questi mesi nessun aiuto, che ha dovuto appoggiarsi ai genitori. E forse bisognerebbe aprire una riflessione sul perché ci sia stato finora un numero così esiguo di regolarizzazioni, pur dopo la giusta battaglia della ministra Bellanova.

Gli Stati generali non dovrebbero dare risposte a tutto ciò?
Sì ma annunciare un'assise a Villa Pamphili senza aver pronta una bozza di misure concrete rischia di apparire come una semplice vetrina mediatica. Se dev'essere una passerella di chi non ha subito sulla propria pelle gli effetti del lockdown, allora meglio evitare, rischia di esasperare ancor più gli animi.

Quale consiglio darebbe al premier?
Più che gli Stati generali, la politica - e in particolare un governo di centrosinistra che è stato chiamato per la prima volta a decidere limitazioni della libertà personale - avrebbe dovuto fare una grande operazione di ascolto delle vittime, non dei soliti "fortunati". Per conoscere come stanno davvero le persone oggi e garantire che nessuno sia dimenticato. In questa storia o se ne esce tutti insieme o non se ne esce. E, in quest'ottica, occorre una garanzia piena sull'ambito fondamentale della scuola, stabilendo fin da subito la data di riapertura.