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Annibali: "Se osi toccare la giustizia quanto odio ti tiri addosso"

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Intervista di Alessandro Giuli, a Libero, del 16 febbraio 2020

Lucia Annibali non si spaventa: è una garantista tenace, una donna che conosce il peso della sofferenza privata ma al clamore e agli insulti pubblici reagisce con la forza dell'intelligenza. Non c'è alcun cedimento emotivo nel nostro colloquio sul Lodo che porta il suo nome e che per poco non ha fatto saltare per aria la maggioranza giallorossa: due emendamenti presentati da Italia Viva e votati dal centrodestra, ma bocciati per un pelo, che avrebbero sospeso per un anno la riforma della prescrizione targata Bonafede. La battaglia non è finita, anche se ha provocato un grande tramestio parlamentare con una sordida coda di attacchi sui social contro l'avvocatessa di Urbino eletta alla Camera nel 2018 e nota alle cronache come vittima, nel 2016, di stalking e di un tentato omicidio culminato con uno sfregio a base di acido.

Onorevole Annibali, chi gliel'ha fatto fare?

"Sono orgogliosamente esposta come capogruppo di Italia Viva nella commissione Giustizia. Occuparmi di questi temi è la mia responsabilità. Abbiamo presentato due emendamenti al Milleproroghe, sono stati dichiarati ammissibili, li abbiamo messi ai voti. Tutto qui: si tratta di ordinari strumenti parlamentari per portare avanti un'idea di buon senso".

Il Pd, che sembrava attestato sulle stesse posizioni garantiste, sostiene che abbiate rinunciato a ogni mediazione. Il premier Conte dice avete preferito mettervi all'opposizione.

"Non siamo stati noi a votare con le opposizioni ma loro a convergere sulla nostra iniziativa. Il punto è cruciale: stiamo conducendo una battaglia, anche se il termine "battaglia" non mi piace, per far tornare il sistema della giustizia a una narrazione corretta, senza strumentalizzazioni. Tutti dovremmo convergere insieme, in nome dello stato di diritto, di fronte alla visione giustizialista dei Cinquestelle. Invece ci siamo trovati di fronte a un muro inspiegabile, sia sul piano politico sia sul piano della cultura giuridica".

Per la verità una mediazione c'è stata: ne è nato il lodo Conte con un disegno di legge che controriformerà la riforma Bonafede e con essa il processo penale.

"Intanto mi è sembrato surreale dover impiegare così tanto tempo a spiegare che l'istituto della prescrizione non è il male, anche se in passato qualcuno ne ha abusato. È ridicolo dire che noi non vogliamo riformare il processo penale, è una ricostruzione infantile. Dopodiché, sì, il ddl in questione introduce altri margini negoziali e temporali: ci vorrà almeno un anno di tempo per portare il dossier a conclusione. Non possiamo immaginare che la riforma possa essere completata in due mesi, in regime di bicameralismo paritario e con tutte le audizioni previste. Tanto valeva approvare la mia proposta e rinviare di un anno la legge Bonafede".

Ma nella nuova legge non c'è solo la sospensione della prescrizione, ci sono anche vincoli più stringenti per accelerare i processi.

"Il tema va affrontato con la logica: non ha senso intervenire sulla prescrizione partendo dalla coda per arrivare alla testa. Dovremmo cominciare dai problemi prioritari: la prescrizione è il rimedio a una eccessiva lungaggine dei processi penali; nessuno nega che il processo accusatorio oggi non funzioni perfettamente, ma se il tempo medio per arrivare a sentenza è di 15 anni; se nella maggior parte dei casi lo Stato non riesce nemmeno a celebrare il primo grado di giudizio, non possiamo pensare che i cittadini restino in balìa dei tribunali. Di fronte a questo dato di fatto, la giustizia non può diventare una bandierina politica".

Lei invece è diventata, suo malgrado, una bandiera della dignità femminile e politica oltraggiata dai soliti odiatori da tastiera... l'hanno ricoperta di contumelie sui social network.

"Ho subìto attacchi spropositati ma non è la prima volta. Ce ne sono stati altri, fin dal 2016 quando mi espressi a favore del referendum costituzionale renziano. Da "eroina" della cronaca nera diventai per alcuni una persona orribile. Poi, a fine 2017, quando collaboravo con la sottosegretaria Maria Elena Boschi, ci fu quell'episodio spiacevole con il direttore del Fatto, Marco Travaglio (lui si augurava che la legislatura venisse "sciolta nell`acido", lei replicò così: "Chi, come me, ha conosciuto gli effetti dell'acido, per sua sfortuna, si augura invece che questo non debba mai accadere a nessuno, nemmeno per scherzo", ndr). Quindi, con l'ingresso in politica, le aggressioni si sono moltiplicate".

C'è un tizio in particolare, sul quale i pm hanno aperto un fascicolo per apologia di reato, che ha elogiato il suo sfregiatore definendolo «un mito» che ha fatto il suo dovere contro «una misera infame», che sarebbe lei.

"Quel tizio se l'è cercata... L'odio in rete colpisce molte donne, ma soprattutto le donne che fanno politica; se poi tuo malgrado sei conosciuta per un fatto personale di rilievo pubblico, ci mettono un carico ulteriore. La mia vicenda privata è stata mescolata con un tema tecnico come la prescrizione (e io ricordo che sono anzitutto una tecnica), così mi ritrovo rinfacciato il fatto di essere stata aggredita con l'acido... Mi fa un po' innervosire il fatto che non capiscano l'aspetto tecnico della vicenda prescrizione; invece di approfondire il tema, gli odiatori mi dicono: proprio tu che sei stata ridotta così...".

Se esiste un identikit dell'odiatore medio, possiamo affermare che non è di destra né di sinistra: è soltanto una bestia eccitata dai social.

"Nessuno può sapere che cosa provo oggi dentro di me, qual è stato il mio percorso interiore, ed è molto triste. Se mi fossi dedicata ad altro rispetto all'impegno in politica, magari sarebbe andata diversamente. Ma il fatto che una donna si proponga in modo vincente ad alcuni non va giù. Ciò detto, e con tutte le implicazioni psicologiche che appesantiscono una realtà personale per me già tanto faticosa, sono stata educata a riprendermi la vita ogni volta che qualcuno tenta di portarmela via".

Per fortuna lei ha anche ricevuto tanta solidarietà e in forma trasversale. Non soltanto da sinistra...

"Sì, da Guido Crosetto a Giorgia Meloni e Roberto Calderoli: un bel segnale. Anche il ministro Bonafede è stato solidale, gli ho scritto in privato, siamo andati subito al di là della questione politica".

Lei è una persona schiva, mite, all'apparenza timida perfino. Preferirebbe tornare sui suoi passi oppure la politica è ormai un orizzonte professionale stabile?

"In questo momento sono una donna politica. Dopodiché io ragiono sempre sull'oggi. Ma devo dire che l'esperienza con Italia Viva rappresenta un motivo di forte crescita personale, ho conosciuto e sperimentato responsabilità diverse da quelle legate alla professione di avvocato".

Certo che se Renzi continua così, con le sue intemperanze politiche, c'è il rischio che torniate tutti a casa dall'oggi al domani...

"Matteo è Matteo, gli vogliamo bene così. Non rimpiango la scelta di lasciare il Pd per Italia Viva e le assicuro che fra noi parlamentari renziani non c'è alcun disagio".