L'intervista pubblicata da "la Prealpina", 15 luglio 2021.
Onorevole Gadda, una volta si diceva che i partiti piccoli, per contare dovevano diventare ago della bilancia. Vale ancora questa regola, visto che Matteo Renzi, parlando di Italia Viva, ha detto che in politica non conta il numero dei voti ma la capacità di incidere?
«Contano le idee e le proposte che si portano avanti. Al di là di quel che sostengono i sondaggi (tutti da provare), è dimostrato nei fatti che Italia Viva è stata determinante nei passaggi politici degli ultimi mesi e anni, soprattutto nel cambio dal governo Conte a quello guidato da Draghi. Non è stato semplice subire le pressioni di ogni tipo, anche le minacce, ma ognuno di noi ha tenuto la linea ed ora viviamo con soddisfazione la credibilità del governo Draghi. Se oggi abbiamo risorse importanti con progetti cantierabili, lo si deve a noi. Ma ora servono sindaci capaci di attrarre queste risorse. I sindaci che non seguiranno questa filosofia faranno rimanere indietro le loro città. Saranno cinque anni chiave per i territori».
Dunque chi sosterrete in provincia di Varese?
«Sosteniamo i progetti che sposano il territorio. Progetti civici capaci di dare incisività alle idee. A breve presenteremo la lista civica a sostegno di Davide Galimberti a Varese. Non è per timore che non mettiamo il nostro simbolo, ma solo perché in questo momento storico bisogna raggruppare le persone in un`unica casa per i moderati».
A maggior ragione su Busto Arsizio, dopo il lungo corteggiamento a Gigi Farioli?
«Le sue dimissioni sono segno di quanto la destra guidata dal sindaco Emanuele Antonelli non sia rappresentativa del mondo moderato. Antonelli e Andrea Cassani a Gallarate sono un tappo per lo sviluppo delle loro città. Invece Galimberti ha una doppia fortuna. Potrà godere dei fondi del Recovery in caso di rielezione ma già ha potuto ottenere, grazie al governo Renzi, i contributi per la mobilità sostenibile sul piano stazione e per la rivoluzione viabilistica di largo Flaiano. Ecco cosa significa essere riformisti con concretezza».
È un ragionamento che può piacere anche al suo competitor Matteo Bianchi.
«Bianchi lo stimo ma voleva rimanere in Parlamento. Noi sosteniamo sindaci che vogliono farlo, non perché non ce n'erano altri come accaduto per il centrodestra di Varese. Sosteniamo sindaci che, appena entrati in carica, tirino fuori i progetti perché il Pnrr è pronto a finanziarli. Questa provincia ha bisogno di infrastrutture e connessione. È una provincia importante, tra la Svizzera, l'aeroporto internazionale di Malpensa, l'area metropolitana di Milano. Qui c'è il futuro ma i populismi di destra concepiscono Varese come periferia di qualcosa. Invece è qui la centralità».
A Varese come a Busto?
«Le dimissioni di Farioli hanno rotto il solito scenario ormai superato. Noi guardiamo con attenzione al suo progetto che riunisce politicamente i riformisti e i moderati, senza schemi del passato. Abbiamo bisogno che in provincia ci siano i sindaci delle due città principali capaci di pensare in maniera coerente. Non vogliamo sindaci che guardano solo al loro ombelico. A noi piace come sempre giocare la partita delle idee».
Sono le persone, però, che concretizzano le idee. Tornando su Varese, Italia Viva rischia di perdere qualche pezzo dopo la discesa in campo di Matteo Bianchi.
«Noi diamo la possibilità di mettere insieme chi arriva da esperienze moderate e riformiste. Proprio per questo siamo liberi e aperti. Quindi non posso negare che ci siano stati contatti con i nostri esponenti. Ma non si può proibire a nessuno di bere un caffè con qualcun altro».
Sta parlando di Stefano Malerba?
«Malerba è stato l'ago della bilancia alle elezioni amministrative e ha consentito il successo di Galimberti, è stato un ottimo presidente di consiglio comunale e io osservo con il sorriso i retroscenisti. Lui avrà modo di dire la sua. Ha coraggio e voglia di cambiare».
Italia Viva a Gallarate sta con Silvestrini.
«Cassani è il tipico sindaco chiuso in se stesso che crea il deserto attorno. Per questo Gallarate rimane al palo. Noi non stiamo con sindaci così, ma con quelli che si interrogano sulla vocazione dei loro territori. Le faccio un altro esempio per dire che i cattivi amministratori finiscono per incidere sulla vita di tutti noi cittadini. In occasione della pandemia il presidente della Provincia Emanuele Antonelli non è riuscito nemmeno a mettere insieme i sindaci sui mercati. Non può più succedere questo. Bisogna lavorare in rete».
Lo dicono tutti in campagna elettorale. Poi non è semplice mantenere le promesse.
«Le nostre non sono liste che nascono e muoiono con le elezioni. Devono essere veicolo di crescita per il personale politico che vuole crescere facendo crescere il territorio. Non pensiamo alle rendite di posizione ma vogliamo essere scintilla che cambia le cose. Pensiamo a chi ci sarà dopo di noi. Lo abbiamo fatto a Saronno dando il nostro contributo determinante e pure negli altri Comuni, oltre ai tre principali della provincia, che andranno al voto. Sosteniamo Maurizio Leorato a Vergiate, uno dei migliori sindaci che conosca, Mirella Cerini, bravissima. Abbiamo nostri candidati anche nei Comuni più piccoli (per esempio Saltrio) e ci stiamo organizzando a Fagnano Olona che è l'esempio di un centrodestra che può vincere ma non riesce a governare».