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Alessandria, detenuto in carcere con la Sla. L'interrogazione di Roberto Giachetti

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La notizia pubblicata da "la Stampa", 21 aprile 2022.

Il caso di Maximiliano Cinieri approda in Parlamento. La vicenda dell'ex calciatore astigiano malato di Sla in carcere ad Alessandria con una condanna in primo grado a 8 anni per usura e estorsione è al centro di un'interrogazione a risposta scritta presentata dal deputato Roberto Giachetti, di Italia Viva, alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e al ministro della Salute Roberto Speranza.

Nel documento depositato ieri alla Camera, il parlamentare sollecita i titolari dei due dicasteri a chiarire «come intendano operare per garantire la salute del detenuto Cinieri» e vuole sapere «se ritengano di istituire un tavolo tecnico per superare le problematiche che si manifestano in caso di divergenza di opinioni fra i responsabili sanitari del carcere e i periti dell'autorità giudiziaria sull'incompatibilità delle condizioni di salute con la reclusione».

Giachetti ripercorre gli aspetti salienti del caso: «La situazione di Cinieri è via via peggiorata nel corso della detenzione. La Sla infatti è una gravissima malattia neurodegenerativa progressiva. La forma che ha colpito l'ex calciatore è inoltre particolarmente aggressiva, tanto che in poco tempo è passato dalle stampelle alla carrozzina. Nonostante il medico del carcere abbia affermato che Cinieri si trova in una condizione per la quale è previsto il rinvio obbligatorio della pena per motivi di salute e che la casa circondariale non è la collocazione idonea per un detenuto con le sue caratteristiche cliniche, il gip di Asti ha ripetutamente respinto le istanze di arresti domiciliari basandosi su una datata perizia del medico legale da lui incaricato secondo il quale il recluso può ricevere cure adeguate nella struttura penitenziaria. Ieri il fascicolo di Cinieri è stato trasferito dal tribunale di Asti alla Corte d'Appello. L'avvocato difensore Andrea Furlanetto ha preannunciato la presentazione di una nuova istanza di scarcerazione, non appena la cancelleria della Corte avrà assegnato il caso ad una delle sezioni giudicanti. Su Facebook continua la battaglia della figlia Valeria e della moglie, Livia Rapè. Una petizione per chiedere di «Rimandare Max dalla sua famiglia», 200 le firme.