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Aiuti di Stato in sette regioni, Rosato: "La vera svolta sarà la spendibilità"

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L'intervento pubblicato da "Taranto Buonasera", 16 dicembre 2021.

L'Europa con la «Carta dei territori svantaggiati» dà il via libera a partire dal prossimo gennaio e fino alla fine del 2027 ad aiuti di stato in 7 regioni italiane. L'obiettivo è quello di spingerle a recuperare il ritardo accumulato e ridurre le disparità in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione rispetto al resto dell'area Eu.

Un'ottima notizia di per sé, perché questo significa regole meno stringenti e la possibilità di più sovvenzioni pubbliche per sostenere le imprese e rilanciare l'economia di Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, queste le sette regioni italiane cui viene riconosciuto lo status di aree svantaggiate in ragione di un pil pro-capite inferiore al 75% della media europea.

È su questo che vale la pena soffermarsi, su questo dato che fotografa una realtà quanto meno critica e che ci racconta un mezzogiorno che negli anni si è sempre più allontanato, in termini di benessere economico e sociale non solo dall'Europa ma anche dal resto dell`Italia. Un divario quello tra Nord e sud frutto di una lunga storia, che da sempre rappresenta uno dei limiti strutturali del nostro Paese. A elencare le ragioni del differente passo adottato tra il Meridione e il resto del Paese, nel corso degli ultimi 25 anni, è un'analisi dell'Ufficio studi Confcommercio su economia e occupazione al Sud.

I fattori che più pesano sullo sviluppo del Sud sono la decrescente produttività totale e la riduzione degli occupati, fenomeno quest'ultimo dovuto alla diminuzione costante della popolazione residente. Nell'ultimo quarto di secolo a pesare è stato anche lo spopolamento - in particolare ci sono 1,6 milioni di giovani in meno - una tendenza che, abbinata a zavorre come la burocrazia e la micro-illegalità diffusa, spiega il progressivo calo del Pil generato nel Sud. Il peso percentuale della ricchezza prodotta dalle regioni del Sud rispetto al totale italiano rappresenta poco più che il 20 %, mentre il valore del Pil pro capite generato nel Meridione è sempre rimasto pari alla metà di quello prodotto nelle aree del Nord. Un contesto difficile dove il mercato del lavoro registra un tasso di variazione degli occupati che cresce quattro volte in meno rispetto alla media nazionale.

Anche oggi che l'Italia corre verso una sostanziosa ripresa economica, il sud ancora continua a confermarsi meno reattivo. A dirlo sono in questi giorni le previsioni di SviMez (l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) che sottolineano come nel periodo compreso tra il 2021 e il 2024 il Pil al Sud crescerà del 12,4%, mentre al Centro-Nord l'incremento sarà vicino al 16%.

Con il 2021 si è aperto un decennio cruciale per il futuro del nostro Paese, in cui colmare il divario sarà una questione di interesse nazionale, la sfida principale per le politiche economiche dei prossimi anni, perché non solo non è moralmente accettabile che un terzo del Paese viva in condizioni di disagio economica e sociale, ma anche perché l'arretratezza di una parte dell'Italia comporta una riduzione della ricchezza nazionale e riduce l'orizzonte di sviluppo dell'intera nazione.

La crescita futura del mezzogiorno si gioca sugli effetti che avranno le misure del Pnrr, pensiamo alla enorme cifra di 220 miliardi di Euro (il 40% destinato al sud) concessi dall'Europa all'Italia proprio per ridurre il divario di livello di crescita che nessun altro Stato dell'Ue ha al suo interno. Ma la vera vittoria sarà però riuscire a spenderli tutti e a spenderli bene, a trasformare la spesa per investimenti pubblici in nuova capacità produttiva, realizzando appieno le sfide poste dall'UE dalla transizione ecologica e digitale, alla coesione e resilienza. Il sud dovrà mettere in campo progetti, organizzazione e competenza, perché se sarà meno spedito del centro nord nel progettare e realizzare queste opere il rischio è che nel 27 il divario dal resto dell'Italia e dell'Europa invece di colmarsi aumenterà. Una sfida che non possiamo perdere.