economia

Agroalimentare, Fortis: "Il record di una filiera che vede l'Italia primeggiare nel mondo"

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L'intervento su "il Sole 24 Ore", 28 settembre 2022.

Tra i settori dell'economia produttori di beni, l'agroalimentare (inteso come somma di agricoltura e industria degli alimentari, bevande e tabacco) è il più importante in Italia per numero di occupati (i milione e 4o8 mila), valore della produzione (205 miliardi di euro) e valore aggiunto (65 miliardi di euro). In tutti e tre i casi, nel 2021, l'agroalimentare precede la metallurgia e i prodotti in metallo, che si collocano al secondo posto, e le macchine e gli apparecchi meccanici, al terzo posto.

Sono dati contenuti nel nuovo studio "Il settore agroalimentare italiano", realizzato congiuntamente dalla Fondazione Edison e dalla Fondazione Argentina Altobelli che sarà presentato il 29 settembre a Roma nell'ambito dei lavori del 7° congresso nazionale della Uila, il sindacato di categoria della Uil del settore agro-alimentare.

Non è consuetudine, dal punto di vista statistico e dell'analisi economica, considerare unitariamente l'agricoitüra e l'industria alimentare, delle bevande e del tabacco, che vengono normalmente trattate separatamente. In tal modo, però, si perde di vista la dimensione complessiva di una filiera che vede l'Italia primeggiare nel mondo ben oltre i dati conosciuti. Lo studio delle Fondazioni Edison e Altobelli ha invece considerato la filiera agroalimentare italiana nel suo insieme, evidenziando altresì i primati congiunti dell'agricoltura e dell'industria alimentare, delle bevande e dei tabacchi del nostro Paese, facendoli emergere sia a livello produttivo sia a livello di commercio estero.

Oltre ai primati produttivi mondiali (carciofi, finocchi) ed europei (grano duro, riso, pomodori, melanzane, spinaci, albicocche uve da vino e da tavola e molti altri) detenuti dall'agricoltura italiana, spiccano i dati di export e di bilancia commerciale del made in Italy alimentare e dei vini, cresciuti anche durante la pandemia.

Basti pensare che su 941 prodotti agroalimentari scambiati a livello mondiale per i quali esistono statistiche omogenee per tutti i Paesi, l'Italia figura ai primi cinque posti al mondo per migliore bilancia commerciale in ben 158 voci merceologiche, per un controvalore di surplus di tali prodotti di oltre 33 miliardi di dollari nel 2020. I suddetti 158 prodotti costituiscono il nocciolo duro del nostro export agroalimentare, che ha superato per la prima volta nel 2021 i 50 miliardi di euro, raggiungendo i 52 miliardi.

Mentre l'altro fatto storico da segnalare è che da due anni l'interscambio agroalimentare italiano è finalmente passato in surplus, facendo registrare un attivo di circa 3,5 miliardi di euro nei 2021, dopo che era sempre stato in deficit a causa della nostra cronica dipendenza dall'estero per alcune commodity di base come i cereali foraggeri, la soia, gli animali vivi, il pesce fresco e alcuni prodotti a debole trasformazione come il latte. La svolta è avvenuta proprio grazie alla crescita dell'export dei prodotti agricoli e trasformati di qualità in cui l'Italia è specializzata a livello mondiale.

Tra i prodotti di punta del made in Italy agroalímentare spiccano quelli che le Fondazioni Edison e Altobelli hanno definito come i "magnifici sette" del settore, cioè, in ordine per valore di export: 1) ortaggi, frutta e loro preparazioni; 2) vini; 3) pasta e riso; 4) formaggi e latticini; 5) prodotti da forno; 6) cioccolata e sue preparazioni; 7) conserve animali.

L'export complessivo di queste sette categorie di prodotti agroalimentari è stato nel 2021 di 31 miliardi di euro, con un surplus commerciale di 20 miliardi. Lo studio, inoltre, rivela numerose curiosità pressoché sconosciute al di fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. Sapevate, ad esempio, che l'Italia presenta il secondo surplus commerciale al mondo per i formaggi (2,1 miliardi di dollari), dopo i Paesi Bassi, e che il valore dell'export italiano di formaggi, trascinato da grana padano, parmigiano reggiano, mozzarelle e gorgonzola, è aumentato di oltre il 40% in dollari negli ultimi 4 anni, cioè dal 2018 al 2021 (rispetto al 2017)? Sapevate che l'Italia è prima al mondo per surplus commerciale sia nei salumi diversi dagli insaccati (tra cui i nostri prestigiosi prosciutti crudi) sia negli insaccati, per un totale di 1,4 miliardi di dollari? O, ancora, quanti sanno che siamo leader o tra i primi al mondo, oltre che nei derivati del pomodoro, negli altri ortaggi, pasta e frutta, anche nei prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria, in quest'ultimo caso con un export che ha raggiunto nel 2021 i 2,9 miliardi di dollari, tra cui quasi 600 milioni di cialde, 867 milioni di dolci confezionati (esclusi i biscotti) e 72o milioni di pizza e torte salate? Per non parlare dei nostri 2 miliardi di dollari di export di prodotti a base di cioccolato, tra cui 830 milioni di dollari di cioccolatini anche ripieni non contenenti alcol e 287 milioni di creme di cioccolato da spalmare?

Mentre spiccano su tutti i dati della "corazzata" dei vini e degli spumanti che ci vede secondi al mondo solo dietro alla Francia con un export gigantesco di 7,1 miliardi di dollari e ben 6,7 miliardi di attivo con l'estero. La bilancia commerciale complessiva del sistema agroalimentare italiano, è vero, è tornata leggermente in passivo (per 380 milioni di euro) nei primi sette mesi del 2022, principalmente a causa degli effetti della guerra russo-ucraina, con un calo dell'export verso questi due Paesi (principalmente vini e caffè) e un aumento dei prezzi internazionali di diverse materie prime importate (tra cui cereali e olio di girasole).

Ma il solco del made in Italy agroalimentare è ben tracciato e punta verso nuovi successi perché il mondo ha sempre di più fame di cibo e vino italiani e il nostro più grande concorrente non si trova tra gli altri Paesi ma è rappresentato dal subdolo Italian sounding.