territori

Ada Fiore: "Le donne credano di più nel loro valore in politica"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

L'intervento su "la Gazzetta del Salento", 29 settembre 2022.

L'intervento della professoressa Cherubini sulla mancata presenza di una rappresentanza femminile nell'esito di questa campagna elettorale mi sollecita una riflessione. Pur condividendone l'analisi sociologica rispetto all'esistenza e alla persistenza di stereotipi di una società patriarcale, e alla difficoltà oggettiva per una donna di avere spazi nei luoghi di potere, provo a fare un ragionamento in controtendenza per trovare spunti e motivazioni utili per una necessaria ripartenza.

Troppo spesso gli articoli di giornale, infatti sottolineano solo gli aspetti negativi del problema, ma insistere su questa prospettiva non ci aiuta a trovare una chiave di svolta. Facendo politica da anni, ho incontrato tante donne desiderose di impegnarsi, con la triste rassegnazione però di non avere margini di azione nemmeno all'interno di piccole comunità. E allora partirei da questo. Chi ha il potere di stabilire lo spazio di azione per ciascuno di noi? Io risponderei solo noi stessi. Sia che siamo uomini sia che siamo donne. Non esiste uno spazio in cui ci è impedito agire, ma solo uno spazio in cui troppo spesso abbiamo paura di agire. Perché pensiamo che sia difficile o che non faccia per noi. E perché anche noi, troppo spesso ci facciamo convincere dagli stereotipi di questa società.

E invece proprio perché siamo donne possiamo e dobbiamo fare la differenza. Perché portavoce di una visione del mondo diversa, di metodi diversi, di linguaggi diversi. Essere donna deve diventare un motivo di orgoglio e non di penalizzazione, e per far questo dobbiamo imparare ad avere più fiducia in noi stesse e nelle nostre capacità, senza aspettare che siano gli uomini a riconoscerle, perché questo non avverrà mai. Anzi, più noi facciamo passi indietro, più avanzano solo uomini. E poi smettiamola di dire che le quote rosa non servono. Al contrario, sono degli straordinari punti di partenza utili a recuperare un gap storico che altrimenti ci lascerebbe veramente ai margini di ogni esperienza politica.

Se non avessi ragionato così, nemmeno io avrei mai fatto politica. La mia prima campagna elettorale del 1993, che mi ha visto impegnata proprio in virtù di una legge che obbligava un terzo di presenza femminile nelle liste, è stata una sconfitta. Ma non ho mollato mai, nemmeno per un giorno. Ho attraversato salite e discese, assaporato vittorie e sconfitte, ho sgomitato tra tanti uomini che con facilità pensavano di potermi offendere, ho pianto e sorriso, e anche senza ricoprire incarichi istituzionali non ho mai rinunciato a seminare la bella politica che proprio noi donne siamo in grado di testimoniare. Anche perché, ad essere sincera, mai avrei dato la soddisfazione ai tanti uomini di dirmi "sei una donna ed è meglio che tu rimanga a casa".

Pensate a come sarebbe il mondo se ognuna di noi donne mettesse a servizio della politica oltre che la propria professionalità, la propria intelligenza, la propria determinazione anche la capacità di porre all'attenzione dell'agenda politica valori come la cura e l'attenzione verso gli altri, l'aiuto per i più deboli, il sostegno a chi è solo, la dedizione e l'educazione verso le nuove generazioni. Esattamente tutto ciò che oggi manca. E allora vorrei fare un invito a tutte le donne. A mettersi in gioco, a sfidare i luoghi comuni, a superare ogni forma di diffidenza. Ad avviare quasi un processo di riscatto, di affrancamento e di liberazione. Con la consapevolezza che la nostra diversità sia il vero segreto di ogni possibile cambiamento.