Estratto dell'intervista di Federico Fubini, "Corriere della Sera", 31 dicembre 2020.
L'accordo fra Unione europea e Cina, come anticipato dal Corriere il 19 dicembre, arriva in tempo per la fine della presidenza di turno tedesca. Ad annunciarlo ieri, oltre a Ursula von der Leyen e Charles Michel per la Commissione e il Consiglio europeo, anche i leader di Germania, Cina e Francia: Angela Merkel, Xi Jinping e Emmanuel Macron. «Un'intesa con luci e ombre» commenta Ivan Scalfarotto che, come sottosegretario agli Esteri, è l'uomo di riferimento del governo su questo fronte.
Perché luci e ombre?
«Per ora è solo l'annuncio di un accordo politico, che richiede lavoro nel merito e andrà approvato dall'europarlamento e dai governi europei, con ogni probabilità nel 2022. Ma è positivo il fatto che l'intesa con Pechino conceda alle imprese europee spazi significativi. Ci mette alla pari con le concessioni che gli Stati Uniti hanno avuto con l'accordo di "fase uno" dell'amministrazione di Donald Trump. Bene anche che si stabilizzino certi impegni che la Cina aveva preso entrando nel Wto nel 2001, ma aveva applicato in modo selettivo e non sempre trasparente. Tutto questo per le nostre imprese è positivo».
E sui diritti umani?
«Ci fa piacere che la Cina si impegni a ratificare alcune convenzioni internazionali contro il lavoro forzato. Ma sono impegni per il futuro».
Dove sono le ombre?
«Alcune parti previste non ci sono. La Cina non ha preso impegni sulla protezione degli investimenti europei. Quella parte l'abbiamo dovuta stralciare. Sulle dispute commerciali Pechino non accetta la giurisdizione di una corte internazionale come fa per esempio il Canada, anche se ne riparleremo tra due anni».
Ma sul piano politico?
«Be', diamo un segnale di credito alla Cina in un momento di preoccupazioni importanti sui diritti umani. Penso all'intervento su Hong Kong, alla blogger Zhang Zhan incarcerata per aver documentato l'epidemia a Wuhan o alla persecuzione degli ulguri. Sui diritti umani, in questo, si è sorvolato».
A Washington c'è sorpresa per questa mossa prima dell'insediamento di Joe Biden. Che ne pensa?
«Che annunciare l'accordo proprio ora è stata una scelta estremamente delicata. È vero che gli americani avevano già ottenuto concessioni simili, ma questa decisione in questa specifica fase crea un problema. L'amministrazione entrante non può esprimersi, ma aveva fatto capire che avrebbe preferito che l'Europa aspettasse. Voglio sperare che non lo considerino uno sgarbo: abbiamo enorme bisogno di recuperare un rapporto transatlantico forte, non dobbiamo perdere l'occasione di lavorare con Biden. Va bene che l'Europa diventi adulta, ma senza sgarbi inutili».
Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.