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Toccafondi: "A difesa degli esami e della loro dignità"

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La lettera di Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, al direttore del Corriere Fiorentino

Caro Direttore,

Mi inserisco volentieri nel dibattito aperto dall’intervento del Presidente Toscano dell’Associazione Nazionale Presidi Alessandro Artini, al quale ha fatto seguito l’articolo di ieri di Antonio Montanaro sul “dopo” nella scuola. Il mondo della scuola sta chiedendo a gran voce delle “linee guida” e la politica, certo ascoltando medici, esperti e scienziati, ha il dovere di prendere delle decisioni. Prima di affrontare le tante preoccupazioni legate al mondo della scuola che leggiamo in questi giorni è necessario però chiarire un punto di partenza senza il quale la discussione sulle modalità e sui tempi dello svolgimento degli esami di Stato, sulla valutazione e sulla riapertura delle scuole a settembre sarebbe incompleta. Il concetto che la scuola è fatta ed esiste per i ragazzi, per gli studenti, perché loro possano crescere all’interno di un percorso educativo. Non è semplicemente un “posto di lavoro pubblico” come tutti gli altri, perché da essa passa la costruzione del nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli. E se la scuola non è un luogo asettico dove si acquisiscono soltanto nozioni, ma è il percorso educativo per i ragazzi, allora l’elemento della presenza fisica a mio parere diventa imprescindibile. Ed è impossibile, come alcuni in questi giorni paventano, tentare di “ingegnerizzare” completamente questo percorso. Perché è un percorso fatto di relazioni, rapporti, dialoghi, anche e soprattutto fisici. Che non possono essere replicati o dissimulati neanche dalle tecnologie più avanzate. Per questo in questi giorni sto sostenendo con forza l’ipotesi di garantire la riapertura almeno a settembre. Certo, dovremo seguire attentamente le indicazioni delle autorità sanitarie. Ma studiamo modalità nuove, turnazioni, distanziamenti, attività all’aperto, e non interrompiamo ancora di più questo percorso educativo essenziale nella crescita dei nostri figli. In questa fase di emergenza la didattica interamente a distanza era l’unica strada possibile, l’ho difesa e chiesto risorse per aiutare chi strumenti e connessioni non li ha. Ho riconosciuto che la scuola, l’autonomia scolastica, grazia a insegnanti, dirigenti e tanti genitori, hanno fatto un lavoro importante. Se qualche settimana prima dell’emergenza ci avessero detto che la scuola sarebbe stata in grado di organizzarsi, senza alcun preavviso, per tenere a distanza e via internet 8 milioni e mezzo di ragazzi con lezioni cosa avremmo pensato? Con innegabili disservizi e lacune ma la scuola si è mossa e ha risposto non lasciando solo i ragazzi. Adesso però è il momento di pensare a come far ripartire la vera didattica, quella in presenza, quella del rapporto vero tra insegnante e allievi. E lo stesso vale per gli altri due temi fondamentali del dibattito di questi giorni: lo svolgimento degli esami di stato e la valutazione degli studenti. Come Italia Viva stiamo facendo una battaglia politica per difenderne la “dignità”. Non possiamo decidere a cuor leggero di rinunciare agli scritti per la maturità e tantomeno affidarsi all’orale a distanza, on line e anche ad una discussione in merito alla tesina per la terza media. Gli esami di stato non sono una formalità, un “totem”, ma passaggi fondamentali nella crescita dei ragazzi. Sulla valutazione infine, non mi piace la logica del “6 politico”. La promozione generalizzata (resa necessaria dal fatto che non tutti gli studenti hanno potuto usufruire a pieno della didattica a distanza) non deve significare promozione indifferenziata: se ci saranno delle insufficienze è bene che i docenti possano evidenziarle, per prenderle in carico alla riapertura del prossimo anno scolastico. Più che circolari mi fiderei dei docenti, del collegio, dei dirigenti e del buonsenso. Sono temi complessi e delicati, che coinvolgono il futuro di milioni di famiglie. Per questo dobbiamo sempre ricordarci di affrontarli con la consapevolezza del fatto che non parliamo della riapertura di un luogo come gli altri, ma di quello da cui passa il percorso di crescita e di maturazione dei nostri figli.