Matteo Renzi territori

"La mossa del cavallo": ieri Renzi a Trento, Garda e Castenedolo

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Grande partecipazione anche ieri, durante le tre tappe del tour di presentazione de "La mossa del cavallo" (Marsilio, i Nodi, 2020), il nuovo libro di Matteo Renzi, che ieri ha fatto tappa a Trento, Garda e Castenedolo, in provincia di Brescia.

«Lo dico con tutto il rispetto per il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, ma essere sovranisti proprio qui, in questa terra, e soprattutto in questa fase, è assurdo. Non riconoscere quello che sta facendo l'Europa, i fondi che stanno arrivando e che arriveranno, è deleterio. Con questa pandemia lo abbiamo visto tutti noi: a furia di chiudersi, di pensare al proprio, di alzare muri, alla fine si resta soli e l'economia non va». Matteo Renzi, a Trento ieri pomeriggio per presentare il suo libro "La mossa del cavallo", al Muse, come riportano il "Giornale del Trentino" il "Corriere del Trentino" e "l'Adige", non lesina critiche al centro-destra ma nemmeno al  Movimento 5 Stelle.

Apprezzamento invece per come il premier Giuseppe Conte, che, impegnato in queste ore a Bruxelles per La trattativa sul Recovery Fund, sta rappresentando l'Italia: «Le nostre richieste sono giuste  - ha detto il senatore Renzi - e mi sembra che si stia trovando un equilibrio: condivido l'idea che sul meccanismo di blocco all'erogazione dei fondi ci possa essere una forma di controllo prevedendo una maggioranza qualificata. Questa comunque sarà la sfida: saper usare bene questi fondi».

A proposito di aiuti dall'Unione, Renzi ha annunciato che nel prossimo scostamento di bilancio, che andrà in discussione a fine mese, dei dieci miliardi previsti si prevede di darne almeno uno al turismo, e in particolare al settore alberghiero: «Il mio obiettivo è di far arrivare più soldi a chi fa impresa e crea lavoro: defiscalizzazione e taglio al costo del lavoro, oltre all'azzeramento dell'Imu».

Renzi, peraltro, è in vacanza in questi giorni in Alto Adige e ha lodato la capacità della regione tutta di es ser riuscita a ripartire anche con il turismo, anche se ha detto «ho sentito da tante persone che purtroppo quest'anno mancano tedeschi e austriaci e questo pesa molto sul futuro».

In platea non mancavano diversi volti noti della politica e non solo, oltre alla senatrice Donatella Conzatti, che da coordinatrice locale ha organizzato l'iniziativa: dal candidato sindaco Franco laneselli, appoggiato anche da Italia Viva, al sindaco di Rovereto Francesco Valduga, all'ex governatore Ugo Rossi.

Inevitabile un commento sulla gestione della pandemia e sulle prospettive per l'autunno: «Sono stato il primo a dire che bisognava creare in Europa una zona rossa, e sono stato anche il primo a dire che bisognava riaprire le scuole: ecco, a settembre noi pensiamo sia indispensabile riaprirle e riaprirle bene, su questo siamo pronti alle barricate». Sull'ipotesi di un prolungamento dello stato di emergenza, Renzi ha aggiunto: «Non credo ci sia bisogno, oggi abbiamo 50 persone in terapia intensiva. Alcuni presunti esperti ci dicono ogni giorno che sta per arrivare la catastrofe ma io dico che bisogna continuare a vivere, senza paura. Oggi l'emergenza è l'occupazione, non il Coronavirus».

La tappa a Garda, come riportano il "Corriere del Veneto" e "l'Arena", ha visto la presenza dei parlamentari di Italia Viva Daniela Sbrollini, candidata presidente della Regione Veneto, e Davide Bendinelli.

Matteo Renzi sbarca appunto a Garda, ospite ieri sera del sindaco e deputato di Italia Viva Davide Bendinelli e del conte degli Albertini che lo ha accolto nel suo castello in riva al lago, (dove vi sono passati principi e re), per presentare il suo libro «La mossa del cavallo».

Di fatto la presentazione si trasforma in un'uscita pubblica in vista delle elezioni regionali del prossimo settembre, con temi politici che spaziano dal locale al nazionale (e internazionale). Si inizia con un elogio alla candidata Daniela Sbrollini, per poi passare ad un commento su Zaia: «Con lui ho avuto un ottimo rapporto di collaborazione istituzionale, quindi non ho nessuna polemica da fare, ma lui fa parte di un fronte sovranista e io penso che il sovranismo faccia male al Veneto. Servono aziende che esportano e turisti che arrivino».

Anti Salvini e anti sovranismo, il leit motiv dell'incontro pubblico, con circa 300 persone sedute in giardino. Presente, insieme alla candidata presidente, la senatrice vicentina Daniela Sbrollini anche la consigliera regionale Orietta Salemi, entrambe sedute in prima fila. Al loro fianco ci sono anche sindaci del comprensorio gardesano, il sindaco di Costermano Stefano Passarini, l'ex sindaco di Castelnuovo Giovanni Peretti, Angelo Cresco e altri esponenti del mondo politico locale, quasi tutti di tradizione democristiana.

Sbrollini sottolinea la «nostra forte vocazione autonomista». «La mia candidatura — precisa la candidata presidente — nasce per rompere gli schemi di due schieramenti che da 25 anni sono sempre gli stessi, con il Pd rassegnato a fare il ruolo della minoranza. Due forze conservatrici. Lorenzoni nasce da un compromesso dei litigi interni al Pd, sebbene sia una persona che stimo. Noi abbiamo uno spazio politico alternativo, con persone del mondo liberale e democratico che non si riconoscono in questi due schieramenti».

Stessa posizione per Salemi: «Sul candidato del centrosinistra, il Pd avrebbe dovuto fare le primarie, invece ha abdicato su Lorenzoni, che è una persona per bene, ma in consiglio regionale serve un'opposizione che giochi al rilancio su un progetto di medio e lungo respiro e che esca dai due blocchi. Su Lorenzoni si è polarizzata una sinistra radicale, mentre c'è un "Veneto di mezzo" che ha bisogno di sentirsi rappresentato e non schiacciato sulle posizioni estreme della Lega».

Sbrollini, inoltre, aggiunge: «La mia è una candidatura di servizio per far eleggere altri consiglieri regionali. Io resterò in Senato senza paracadute e non sappiamo quanto andrà avanti la legislatura».

Europeismo e antisovranismo i temi trattati da Renzi, ma attenzione anche al garantismo, che lo ha portato a raccontare perché è stato salvato il ministro Bonafede, definito da Bendinelli «il peggior errore commesso e il peggior ministro visto». L'Europa resta il perno centrale su cui punta Renzi: «Ci siamo indebitati per uscire dall'emergenza coronavirus, e va bene, ma i soldi non vanno messi in sussidi, in reddito di cittadinanza o nel decreto dignità. Si deve fare sviluppo industriale. Il riformismo si fonda su economia, giustizia e patria».

Infine, Matteo Renzi, come riportano "il Giornale di Brescia" e "BresciaOggi", ieri ha dato il via al primo appuntamento «post-Covid» della rassegna «Castenedolo incontra», nel parco di Villa Fanti-Rovetta, in un'area stracolma, dove il fondatore di Italia Viva ha affermato che «essere qui è tornare a casa, farlo dopo quello che è successo dà un guazzabuglio di sentimenti. Da una parte c'è il dolore, perché una generazione ci ha lasciato senza nemmeno la possibilità di un saluto, dall'altro c'è bisogno di ripartire. Voi siete i primi a saperlo e lo faremo insieme, durante il lockdown si è capito che si fa fatica a stare senza gli altri».

Nessun dubbio, per ora, sulla tenuta del governo: «Non è all'ordine del giorno». Renzi, intervistato dal giornalista del Tgl Marco Frittella, ha preso spunto dal suo ultimo libro per parlare dell'attualità politica, partendo dall'Europa e dal dibattito sul Recovery Fund: «Questo governo ha più soldi di qualsiasi altro negli ultimi decenni: ora dobbiamo spendere bene questi soldi. Vorrei meno Decreto dignità, assistenzialismo, reddito di cittadinanza e più 4.0, innovazione».

«Non sappiamo come finirà, ma vediamo un accordo: questo è un passo in avanti per l'Europa, anche se noi sogniamo gli Stati Uniti d'Europa e vogliamo un mondo globale», ha spiegato Renzi.

Renzi ha sottolineato che «per una volta, l'Italia prende più soldi di quelli che mette, anche se sono un po' preoccupato per i fondi per l'agricoltura» e che «il posizionamento dì Conte, con Germania, Francia e Spagna, è quello giusto: la mia mossa del cavallo è stata necessaria perché Salvini ci avrebbe portato fuori dall'Europa. Ci sono momenti in cui un leader politico non deve fare il follower ma assumersi le responsabilità: ritengo che il sovranismo sia la cosa che fa più male di tutti».

Ora, con l'accordo in tasca, «il governo deve fare presto: abbiamo davanti sei mesi di lacrime e sangue», ha chiarito Renzi, secondo il quale «dobbiamo accettare il Mes: dire no è ideologico, serve pragmatismo. Il Mes ci serve, abbiamo un debito alto e spero che tutti lo capiscano velocemente, perché ospedali, sanità e infrastrutture hanno bisogno di investimenti».

Sempre in tema di economia, Renzi ha invocato di «sbloccare al più presto i cantieri: a Brescia il Pil è grande quanto un paio di Stati europei, possibile che ancora un pezzo delle infrastrutture debbano avere bisogno di interventi? Ci sono soldi, progetti, se non si spendono i danni sono maggiori, come nell'edilizia scolastica».

Renzi ha criticato poi la gestione dell'affare Autostrade: «Lo Stato entra in modo sgangherato, io non sono un fan delle partecipazioni statali. Nel 2020 si deve dare fiducia ai privati: Eni, Enel e Poste saranno giganti mondiali nei prossimi vent'anni, se non facciamo errori. Credo che Autostrade sia responsabile di quanto accaduto a Genova, ma non ci sono sentenze e dal punto di vista formale non si poteva fare».

Chi lo desidera, può vedere qui altre foto delle tappe di presentazione de "La mossa del cavallo".