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Rosato: "Una figura d'equilibrio con l'accordo di tutti. La Lega non deve sfilarsi"

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Intervista di Diodato Pirone, "il Messaggero", 10 gennaio 2022.

Che ruolo svolgeranno i 44 grandi elettori di Italia Viva nell'elezione del nuovo inquilino del Colle? «Saremo decisivi», risponde lesto Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e coordinatore nazionale della formazione renziana che presiede il centro dello schieramento politico.

Quali sono le coordinate politiche con le quali affrontate questo passaggio?
«Una premessa: l'elezione presidenziale avviene in un periodo d'emergenza e nel corso di una delle legislature più complicate della storia della Repubblica. Dunque è essenziale trovare un'intesa su un nome il più possibile condiviso da un largo schieramento di partiti».

Cercherete di cucire le diverse spinte oppure vi schiererete con uno dei due poli?
«Bisogna che tutti facciano un investimento vero anche per poter garantire che la maggioranza che oggi sostiene Mario Draghi possa continuare nel suo lavoro».

Il Pd paria della possibile nascita di una vera e propria fase di unità nazionale. Condivide?
«Non mi appassionano le formule. Il prossimo capo dello Stato sarà espressione della politica che non vuol dire necessariamente eleggere un uomo di parte».

È troppo presto per fare nomi "veri". Quando si comincerà a fare sul serio?
«Non nella settimana nella quale stiamo entrando».

Silvio Berlusconi è davvero in corsa o siamo di fronte a una mossa tattica?
«Si tratta di una mossa legittima. Berlusconi è da venticinque anni il leader di quell'area, che venga candidato al Quirinale dalle forze politiche di centrodestra è del tutto naturale. Nel 2013 lo fece anche il centro-sinistra con Romano Prodi. Che poi quest'operazione vada fino in fondo e che abbia i numeri lo vedremo. Quello che però deve essere chiaro fin d'ora è che se il centrodestra vuole esprimere una sua candidatura deve cercare di coinvolgere in modo ampio le forze dell'attuale maggioranza. È qui che sarà determinante il ruolo di Italia Viva anche per evitare forzature. Quello che noi vogliamo è un presidente che possa essere riconosciuto dal Paese come un figura d'equilibrio».

Sembra il trampolino di lancio del Mattarella-bis...
«Chi conosce Mattarella sa quanto profondo sia il suo rispetto per la Costituzione. È vero, è una figura di grande equilibrio ma le sue parole sull'eventuale rielezione sono state chiare ed eviterei di utilizzare strumentalmente il suo nome».

Draghi?
«Sta svolgendo in maniera esemplare il suo lavoro».

L'ultimo decreto ha suscitato polemiche fortissime in particolare sulla scuola.
«A chi dice che vede qualche difficoltà nel suo lavoro rispondo che le decisioni assunte sono state straordinariamente difficili. Ha dovuto conciliare punti di partenza diametralmente opposti e ha ottenuto un provvedimento efficace approvato all'unanimità. La sua credibilità internazionale è diventata quella del Paese perché la sua guida è autorevole».

Quindi Draghi starebbe meglio al Quirinale o a Palazzo Chigi?
«Dobbiamo trovare una soluzione largamente condivisa, senza che nessun partito, a partire dalla Lega, esca dalla maggioranza. La scelta del Presidente della Repubblica non può essere disgiunta da un governo che sia capace di fare quello che serve. C'è molto da fare nel 2022. Draghi ha messo in campo una crescita notevole, l'Italia è ai primi posti in Europa, che però non è ancora arrivata nelle tasche degli italiani».

Che agenda prevede per quest'anno dopo l'elezione?
«Intanto il caro-energia va affrontato con scelte decise e a tutti i livelli intervenendo sulle Regioni che stanno bloccando gli investimenti sulle rinnovabili. Poi bisogna Far decollare le tante riforme in cantiere senza perdere tempo. La tempistica del Pnrr e gli impegni che abbiamo preso in Europa non prevedono pause elettorali e quindi proprio per questo ci vorrà uno sforzo straordinario e una guida all'altezza della complessità della situazione. La forza del governo sta anche nell'ampiezza della sua maggioranza».