L'intervento pubblicato da "Avvenire", dicembre 2021.
Ad Ustica la scuola dell'infanzia ha riaperto dopo la metà di ottobre, mentre la primaria e le medie sono partite regolarmente ma senza alcuni docenti, tanto che l'insegnante di Matematica è arrivato soltanto dieci giorni fa. Ma la situazione sulla piccola isola in provincia di Palermo è la stessa di Linosa, isolotto appartenente all'Agrigentano e di molte altre scuole delle piccole isole e dei territori montani, dove ritardi e giorni di lezione persi sono purtroppo all'ordine del giorno, come denunciato anche da tante famiglie.
Per «garantire il diritto all'istruzione» anche in questi territori di frontiera, ieri è stata approvata in commissione Cultura della Camera, una risoluzione unitaria che impegna il governo a intervenire soprattutto con incentivi economici al personale scolastico, docente e non. Per le circa 250 istituzioni scolastiche delle piccole isole e dei territori montani, il problema principale è, infatti, "convincere" insegnanti, bidelli e amministrativi a trasferirsi in queste zone. Una sistemazione disagevole e anche antieconomica, soprattutto per chi ha un contratto a tempo determinato. Secondo i dati dell'Indire, l`Istituto nazionale documentazione, innovazione e ricerca educativa, in Italia ci sono 7.435 piccole scuole primarie (con 529.757 alunni) e 1.688 piccole scuole secondarie di primo grado (con 73.114 studenti).
«Attenzione alla scuola - sottolinea il deputato di Italia Viva, Gabriele Toccafondi, firmatario di un'altra risoluzione poi confluita in quella unitaria - significa attenzione a tutte le scuole, soprattutto quelle che fanno più fatica. Penso alle scuole delle piccole isole ma anche delle zone montane, in alcune - a tre mesi dall'inizio della scuola - ancora non ci sono gli insegnanti! La risoluzione vuole spingere il governo a trovare soluzioni per incentivare i docenti ad accettare le chiamate e a garantire continuità didattica ai ragazzi».