parlamento

Renzi: «Se la premier perde, dovrà andare a casa. Il Pd non si appiattisca sulla linea delle toghe»

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista a Matteo Renzi per «Il Corriere Della Sera» del 31-10-2025

di Maria Teresa Meli

Matteo Renzi, la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere è stata approvata in ultima lettura e adesso si va al referendum costituzionale. Perché Italia viva si è astenuta?

«È una riformicchia. Non è vero che si tratta di una riforma storica che cambierà la giustizia come dicono da destra gli ex giustizialisti. E non è vero che si tratta di un golpe come dicono da sinistra gli ex riformisti. Ci siamo astenuti come del resto ci eravamo astenuti per ragioni analoghe sulla legge Cartabia ai tempi del governo Draghi, pur essendo allora in maggioranza. La separazione delle carriere c’è già e ogni anno solo 28 persone tra i quasi novemila magistrati cambiano funzione. Le pare storica una riforma che riguarda ventotto persone? Meloni ha come sempre messo una bandierina ideologica, ma per Garlasco o Bibbiano o la malagiustizia con questa riforma non cambierà assolutamente nulla».

Il sottosegretario Alfredo Mantovano in un’intervista al «Corriere della Sera» spiega che con questa riforma verrà meno il potere delle correnti.

«Mi sembra un obiettivo velleitario. Le correnti avranno non uno ma due Csm in cui far sentire la propria voce. Non lasciano, raddoppiano. Ma al di là di come andranno le cose trovo incredibile che a parlare male delle correnti sia proprio Alfredo Mantovano, già magistrato di lungo corso e con una carriera di dirigente della corrente Magistratura indipendente a Lecce».

Lei si è dimesso dopo aver perso un referendum costituzionale. Che consigli darebbe a Giorgia Meloni?

«Sono l’ultimo a poterle dare consigli. Per me è stato un errore impedire al Parlamento di emendare. Meloni vuole farsi vedere garantista. Noi ce la ricordiamo a Bibbiano, come pure massacrare la mia famiglia o strumentalizzare le inchieste sugli avversari. Vuole darsi un aspetto liberale, vediamo se gli italiani le crederanno».

La maggioranza sostiene che non è un referendum su Giorgia Meloni, ma secondo lei in caso di sconfitta la presidente del Consiglio potrebbe comunque subire dei contraccolpi?

«Parliamoci chiaro. Se il governo fa una riforma e la impone in Aula impedendo che ci siano emendamenti è chiaro che se gli italiani votano contro, il governo va a casa. Fare un referendum su un testo scritto dal governo significa chiedere la fiducia, non al Parlamento ma agli italiani. Se perde, Meloni sarà costretta ad andare a casa, certo».

E che consigli si sentirebbe di dare alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein e agli altri colleghi dell’opposizione per affrontare questo appuntamento?

«Non appiattirsi sull’Associazione nazionale magistrati. Devono far capire che il referendum sulla separazione delle carriere (o meglio: sul raddoppio del Csm) è un’arma di distrazione di massa per non parlare di stipendi, costo della vita, pensioni. Qui cresce la pressione fiscale per sessanta milioni di italiani e noi restiamo dietro ai 28 che devono separare le funzioni? E attenzione a perdere il voto riformista. Chi è riformista è sempre garantista, per definizione».

Renzi, in tutta sincerità, si sentirebbe di dire che questa riforma del governo mette a rischio la democrazia?

«No. Casomai questa legge rappresenta una ferita istituzionale per le modalità con cui è stata approvata: i parlamentari del centrodestra sono ridotti a schiaccia-tasti. E sicuramente il governo deve spiegare perché ha comprato un software che è finito nel telefonino dei giornalisti. Ma non vedo un rischio per la democrazia con la Meloni: vedo piuttosto un rischio per il portafoglio».

C’è chi, come il leader 5 Stelle Giuseppe Conte, sostiene che questa riforma sia il disegno di Licio Gelli. A suo tempo, rivolsero anche a lei questa accusa per la sua riforma istituzionale.

«La P2 è morta e sepolta. E aggiungo: per fortuna. Lasciamo stare Licio Gelli e il passato, concentriamoci sul presente. La separazione delle carriere c’è già dai tempi della riforma Mastella prima e di quella Cartabia poi».

Lei ha criticato duramente Carlo Nordio. Eppure aveva apprezzato la sua nomina.

«Sì, mi spiace molto vedere il ministro in questa situazione. Ogni giorno ne dice una. L’altro giorno gli hanno impedito di replicare in Senato, è andato alla buvette e ha attaccato il Parlamento. E poi mi ha colpito quando ha detto che su Garlasco bisogna arrendersi. Ma stiamo scherzando? C’è un cittadino che potrebbe essere innocente in carcere. Ci sono nuovi indagati, anche magistrati. Ci sono indagini fatte coi piedi. Arrendetevi è una espressione da dire ai criminali, non agli investigatori. E poi la difesa della capo di gabinetto Bartolozzi è ormai imbarazzante. Se proprio vogliamo separare le carriere iniziamo a togliere i magistrati dagli uffici del governo. Quelli come la Bartolozzi insomma».

Adesso inizia il percorso della legge di Bilancio. Su cosa darete battaglia?

«Difficile dare battaglia sulla fuffa. Dovevano esserci 25 miliardi per i dazi e sono spariti, 15 miliardi per il piano casa e sono spariti. I soldi per le bollette, gli stipendi, le pensioni sono spiccioli. Continuano a fare marchette come quelle di Lollobrigida per i funghi porcini a Lariano o quelle di Brunetta al Cnel. Ma intanto tagliano i soldi per il rientro dei cervelli, per la cultura, per le metropolitane. Non sono cattivi, sono mediocri, e per me è ancora peggio».