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Renzi: "Parliamo di scuola, vaccini, posti di lavoro. Se il premier vuole la conta..."

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Estratto dall'intervista di Stefano Cappellini, "la Repubblica", 10 gennaio 2021.  

Senatore Renzi, partiamo dalla fine: lei ha già deciso di far cadere Conte.
«Più che farlo cadere, vorrei vederlo muovere. Il governo è immobile: si vive di rinvio in rinvio. Vogliamo sciogliere i tanti nodi aperti, dalle infrastrutture ai soldi per la sanità. Vogliamo chiarezza. su scuola, cultura, lavoro. Questo abbiamo chiesto al Premier con lettere, sms, documenti, riunioni. La risposta è stata sprezzante e sorprendente: ci vedremo in Parlamento, ha detto Conte. Evidentemente è già convinto di avere i voti in Aula, forse di Forza Italia: mi sembra un errore politico e un azzardo numerico. Ma auguri a lui e all'Italia».

I numeri per sostituire Italia viva in Senato non ci sono?
«E più facile che Salvini ne rubi altri tre al M5S che il contrario».

Gliel'ha detto Salvini?
«No. Ma conosco le aule parlamentari, io».

Pare che lei non parli nemmeno con Conte. E vero che non gli risponde al telefono?
«Non è così: se non fosse inelegante le mostrerei i messaggi. Palazzo Chigi cerca di buttarla sul personale, dicendo che è un problema di rapporti. Magari fosse una questione di relazione umana: la verità è che noi facciamo proposte politiche e cadono nel vuoto».

Conte ieri ha aperto a Italia Viva con un lungo post.
«Quando la smetterà di scrivere post retorici e inizierà a confrontarsi sui temi di merito facendo davvero politica, ci troverà a fare l'interesse dell'Italia e degli italiani. Basta che faccia presto, perché non c'è più tempo».

Lei dice che le viene chiesto di votare sul Recovery al buio. Ma di cosa ha parlato allora Gualtieri nell'incontro coi partiti sulla bozza?
«Di concetti vaghi mentre noi vogliamo i documenti scritti. Questo governo sta esagerando con l'approssimazione...Non solo non si sa quando si torna a scuola o quando si riapre un negozio, ma i testi vengono licenziati senza il canonico percorso istituzionale: proposta, preconsiglio, discussione, approvazione. In democrazia la forma è sostanza. Punto. Trovo sconvolgente dover spiegare a un professore di diritto che non si possono presentare i testi all'ultimo minuto. Se noi non avessimo posto il problema oggi avremmo l'atto più importante della legislatura approvato sotto forma di emendamento e che nei fatti sostituiva i Ministri con una task force di trecento consulenti. E allora, venendo al punto, noi abbiamo fatto 62 richieste di correzioni al ministro Gualtieri. Prima di dire se siamo soddisfatti o no, dobbiamo vedere il nuovo testo. Capisco che nella cultura del Grande Fratello è difficile da accettare, ma i testi di legge non sono post, i decreti non sono tweet, una riforma non è una storia su Instagram».

Ma sapete che alcune delle vostre richieste sono state accolte, su sanità e infrastrutture. Non basta?
«Se ci saranno davvero delle modifiche significa che le nostre osservazioni erano giuste. Dovrebbero ringraziarci, non attaccarci. Del resto la differenza tra politica e populismo passa anche da qui: il politico guarda le statistiche Istat sulla disoccupazione, i dati sul Pil, il populista guarda il numero dei follower e lo share dei messaggi a rete unificata. Preferisco essere guidato da persone competenti che provano a cambiare la situazione che non da persone simpatiche che provano a aumentare il proprio gradimento».

Ma si rende conto cosa significa non approvare il testo dal quale dipende il futuro del Paese per almeno un decennio?
«Per me la priorità è che sia convocato il Consiglio dei Ministri. Subito. Senza ulteriori ritardi. Ma per farlo devono scrivere un testo e mandarcelo: non mi pare di chiedere la luna».


Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo link.