Matteo Renzi

Renzi: "La politica non si può piegare al populismo giustizialista"

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Intervista di Edoardo Sylos Labini, "Cultura Identità", 7 febbraio 2020.

Questo numero di #Cultura Identità è interamente dedicato alla Giustizia, e le scelte di Matteo Renzi indirizzeranno un settore troppe volte politicizzato. Ho chiesto al senatore il parere su un tema all'ortfine del giorno nell'agenda politica, a lui che si è fatto regista di questo Governo non votato dal popolo.

Il voto sulla Prescrizione è un passaggio importante per il futuro della maggioranza... tutto dipende da voi di Italia Viva?
Non dipende da Italia Viva, o almeno, non solo: dipende dalla coerenza e dal senso di responsabilità che la politica deve tirare fuori in questo momento, mettendo da parte le ideologie. Noi stiamo facendo quello che è il nostro lavoro: stiamo dando la nostra impronta riformsta al governo, cercando di evitare che la deriva giustizialista si mangi il buon senso. La politica non può piegarsi al populismo, deve governare dando risposte. Non si può cedere all'idea che un innocente possa andare in carcere o che un cittadino possa portarsi il peso di un processo sulle spalle tutta la vita. Serve una battaglia culturale in nome del garantismo che si opponga a tutto questo. Noi semplicemente, portiamo avanti questa idea sempre: invece dell'obbrobrio firmato da Bonafede e Salvini chiediamo di tornare alla riforma Orlando. Cosa che dovrebbe fare anche il Pd, se non altro per coerenza.

Al contrario di molti suoi ex compagni di partito lei non è mai stato giustizialista, cosa le è scattato dentro quando ha vissuto la gogna mediatica del processo alla sua famiglia?
Non lo auguro a nessuno. E sto dalla parte di chi ci è passato, di chi lo vive ancora ogni giorno. Io ho scelto di rispondere colpo su colpo, con gli strumenti della giustizia, perché ci credo davvero ed ecco perché sulla prescrizione non cediamo: ne abbiamo visti troppi di innocenti in carcere e di gogne mediatiche che hanno distrutto la vita delle persone, prima, durante e dopo un processo.

Ha visto Hammamet di Amelio? Dov'era il giorno delle monetine dell'Hotel Raphael?
La stagione di Craxi mi ha toccato ai limiti dell'adolescenza, quindi ne ho avuto un impatto più ragionato nel tempo: ero un ragazzo ai tempi delle monetine, anche se già molto interessato alla politica. Però ho capito che in Italia i lutti durano troppo a lungo e che dovremmo imparare a fare conti più rapidi con la nostra storia. Di Craxi c'è sicuramente da salvare la lezione riformista, e anche se la sua fine non è stata quella che si dice una bella uscita di scena, credo che vent'anni siano un tempo sufficiente per elaborare un pensiero più razionale. II passato non deve essere sempre una terra straniera.

Neanche Berlusconi ha rottamato i comunisti come ha fatto lei in questi anni, non crede che sia arrivato il momento di fare outing dicendo che Italia Viva non si riconosce nella sinistra italiana?
Italia Viva si riconosce nel riformismo, nella politica che risolve i problemi e che guarda alla crescita e il futuro. Se la sinistra è quella di Obama, di Blair o di Clinton io sono di sinistra. Se è quella di Corbyn. Sanders o Melenchon allora no, non sono di sinistra.

Dica la verità-Verdini che ha fatto il pontiere per il Patto del Nazareno ora continua a farlo tra lei e Salvini?
Verdini è stato un protagonista del patto del Nazareno ma non ha alcun ruolo nel rapporto tra me e Salvini. Che peraltro è ben diverso da quello che avevo - sulle riforme - con Berlusconi. Parlando di politica estera, Trump a Davos cita l'Italia solo per parlare della bellezza di Firenze, ma il governo italiano dov'è? Che fa? Qual è la sua posizione nei più importanti scenari internazionali? Che l'Italia debba ritrovare un ruolo centrale in Europa e nel mondo è talmente palese che dirlo è un'ovvietà. Abbiamo affrontato la questione libica come se non volessimo disturbare, come se non ci rendessimo contro dell'importanza che ha per noi il Mediterraneo, consegnando le chiavi della zona più calda del mondo a Erdogan. E ora vedo in Europa la stessa timidezza nei confronti della Brexit. Boris Johnson è uno che ci sa fare, l'ho visto all'opera quando lui era sindaco di Londra e io di Firenze: se l'Europa adesso non alza la voce rischiamo di essere travolti dal dinamismo finanziario inglese. Dopo 4 anni di immobilismo mi aspetto di tutto: shock fiscali, campagne e accordi commerciali, non possiamo stare fermi a guardare. È ora di svegliarsi.

Lei che ha fatto politica fin dai tempi del liceo Dante di Firenze, dov'era rappresentante di Istituto, come giudica contenuti e comunicazione delle Sardine?
Le Sardine hanno riempito le piazze. Ma la differenza l'ha fatta il buon governo di Bonaccini. In Emilia Romagna ha vinto il riformismo, non il populismo.

Ora che Vito Crimi ha sostituito Di Maio nel MSS, e visto che in passato si è battuto per togliere i finanziamenti pubblici ai giornali, come lo mettiamo l'allargamento del Bonus Cultura per l'editoria chiesto giustamente da lei?
Noi chiediamo di estendere una misura che ha permesso ai nostri giovani di avere dei soldi da spendere in cultura anche ai contenuti digitali a pagamento. In pratica chiediamo di potenziare qualcosa che ha funzionato ed è stata apprezzata da tutti, seguendo quel principio originario venuto fuori come reazione al Bataclan: un euro in cultura, un euro in sicurezza.

Cosa prevede il piano Shock! per l'economia che lancia con il suo partito? Ma più che altro glielo faranno fare gli attuali alleati?
Questo governo adesso deve inserire la marcia giusta, quella della crescita e sbloccare i 120 miliardi fermi, aprendo subito i cantieri. In agosto ho fatto la mossa del cavallo, fermando Salvini e in Emilia Romagna questo stop è stato confermato. Abbiamo dato vita a un governo di emergenza, per bloccare l'Iva e le tasse, adesso deve andare in onda il secondo tempo di questo film, altrimenti non so che finale scriveremo da qui al 2023.

Matteo padre come racconta in poche parole l'Italia ai suoi figli?
Come la grande avventura che hanno davanti e che devono imparare a costruire ogni giorno, ognuno il suo, ciascuno secondo le proprie immense possibilità. Non parlo di sogni, ma di realtà. Di quell'Italia che guarda al futuro come una bella sfida, all'innovazione come un'occasione. Un'Italia che produce, lavora, inventa e cresce.