L'intervento in Aula del 30 marzo 2021, per l'approvazione definitiva dell'Assegno Unico e Universale.
Signor Presidente, signora Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, onorevoli colleghi, un poeta che in molti amiamo, Tagore, diceva che ogni bimbo che nasce reca al mondo il lieto annuncio che Dio non è stanco dell'uomo.
È un verso tratto da una poesia che molti usano per i battesimi e che viene spesso utilizzata per i biglietti di auguri, ma è una poesia che oggi sembra molto lontana dalla realtà. Se guardiamo i numeri, vediamo infatti che non c'è solo una crisi demografica, ma c'è un abisso. Li abbiamo ricordati durante il dibattito odierno: 400.000 nuovi nati, a fronte di 700.000 morti. È un dato che, nella storia italiana, non c'era mai stato. Dio forse non è stanco dell'uomo, ma possiamo dire che gli italiani si sono stancati del futuro. Quel futuro che anche il Presidente del Consiglio Draghi invitava, nei giorni scorsi, a considerare come una grande sfida, è percepito come una minaccia per le nuove generazioni, anche prima che gli effetti del Covid si vedessero nelle culle vuote.
Dunque, quello che oggi stiamo facendo è un piccolo passo di fronte a un gigantesco problema, che passa in secondo piano sui giornali, nei media e nei social e che non viene considerato, ma le civiltà, signor Presidente, muoiono così. Chi conosce un minimo di storia, sa che nella storia dell'uomo la crisi demografica è il punto di partenza per la fine di una comunità. Oggi la politica italiana prende un primo bivio. Di solito la politica si divide, oggi, in quest'Aula, la politica condivide.
Signora Ministro, le diamo atto di aver fatto un grande lavoro. Mi lasci dire, signor Presidente, che questo "dare atto" voglio condividerlo con il presidente del Consiglio Draghi e con il precedente presidente del Consiglio, Conte, perché entrambi hanno avuto la forza e l'intelligenza di credere a questo tema, che molte forze politiche hanno posto all'attenzione del Parlamento nel corso degli anni e che ha visto in noi di Italia Viva dei convinti sostenitori.
Si è scatenato uno strano dibattito, nell'affermare chi l'avesse detto per primo, anche abbastanza curioso, pensando che coloro i quali hanno rivendicato e si sono rinfacciati l'onere della primogenitura un tempo stavano insieme. Lo ricordavamo con il collega Nannicini, a cui va il mio ringraziamento per aver contribuito a fare di questa misura la prima proposta del Partito Democratico alle elezioni del 2018: eravamo insieme e il resto non conta. Già allora ricordavamo come questa proposta fosse emersa nel grande dibattito del Lingotto del 2017, ma è stata la Leopolda del 2019 la manifestazione nella quale lei, signora Ministra, ha per la prima volta fatto un programma di insieme e, per la prima volta, ha presentato in quella sala - forse sarà utile capire che la Leopolda non è un'iniziativa di corrente, ma un grande momento di elaborazione delle idee - una proposta organica, che ha permesso, in sedici mesi, di passare da una comunità di donne e di uomini, quale è quella della Leopolda, alla Gazzetta Ufficiale, dando la prima vera risposta alla crisi demografica. Dopodiché vedremo quello che succederà nei prossimi mesi. Se davvero tutti ci teniamo, questa unità molto importante, che il Parlamento oggi esprime, sarà la stessa unità che dovremo mettere in campo perché il Family Act vada avanti oltre l'assegno unico e universale.
Signor Presidente, vado rapidamente a concludere, dicendo che oggi siamo in presenza di un fatto anche di natura economica. Viene purtroppo sottovalutato e sottaciuto da molti esperti che il problema del calo demografico è una componente enorme nelle statistiche economiche.
Attenzione, non viene mai considerato e non lo dice quasi nessuno, ma quando il PIL crolla in un Paese, non nel caso di una pandemia, ma com'è accaduto spesso nell'ultimo ventennio e negli anni appena trascorsi nel nostro Paese, accade anche che uno dei problemi è che si riduce la base della popolazione. Vale a dire che il calo demografico non è di per sé soltanto un elemento sociale o sociologico, ma ha anche una grandissima ripercussione per due ragioni: la prima è che si riduce il numero delle persone che ovviamente concorrono a definire il PIL; la seconda, altrettanto importante, è che cresce il debito pubblico a persona. Allora, se guardiamo i dati degli ultimi anni, nel 2017, ad esempio, l'Italia ha avuto una crescita del PIL pro capite superiore a quella di tutti gli altri Paesi del G7, a parte la Germania con la quale è arrivata alla pari; ma nelle statistiche siamo messi male, perché c'è anche un elemento economico nel calo demografico.
Tuttavia, signora Ministro, lei sa meglio di noi e sa meglio di ogni altra persona qui presente che c'è innanzitutto un fatto culturale nella scelta del primo passo del Family Act, cioè nella scelta dell'assegno unico universale. Eh già, perché la parte economica è una parte importante che affascina gli studenti di statistica e i professori di economia, ma c'è un elemento in più: oggi la politica prova a dare un segnale di speranza con questo gesto - gesto condiviso e unanime - e la speranza è la cosa più difficile. In tempi di Covid credere nella speranza è credere in quella che Charles Peguy definiva «la bambina irriducibile»; la speranza per Peguy era la bambina irriducibile. Per chi fa politica credere nella speranza significa accettare di dire che il futuro non è più una minaccia.
Signor Presidente, la sfida è molto difficile, la strada è molto impervia e il cammino è appena iniziato. Davanti a 400.000 nuovi nati e 700.000 morti, un Paese civile dovrebbe fermarsi e discutere insieme. Oggi il Senato della Repubblica, mandando alla firma del Presidente della Repubblica e poi in Gazzetta Ufficiale questa legge, fa un gesto molto importante per le ragioni che abbiamo ricordato sulla famiglia, molto importante per le ragioni economiche, ma fa soprattutto un gesto di speranza politica, perché senza futuro la politica non ha casa. E oggi, signora Ministra, lei ha contribuito a dare al futuro una casa abitabile.
Chi lo desidera può rivedere l'intervento completo qui di seguito o a questo indirizzo.