Italia Viva Matteo Renzi

Renzi: “Andiamo avanti ma adesso basta con le leggi populiste”

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Intervista di Stefano Cappellini, "la Repubblica", 22 dicembre 2019

Matteo Renzi, partiamo dal finale del film. Nella maggioranza molti pensano che lei, dopo essere stato il levatore del governo, sia oggi il più tentato dalle elezioni anticipate.
"Falso. Per me la legislatura deve andare a scadenza naturale. E deve eleggere nel 2022 il Presidente della Repubblica. Ma senza aumentare le tasse o fare norme populiste, giudiziarie o economiche. Al 2023 arriveremo con le nostre idee, non grillizzati. Non saremo mai la sesta stella di Beppe, non ci iscriveremo alla piattaforma Rousseau".

Ieri in Consiglio dei ministri sul Milleproroghe gli esponenti di Italia Viva si sono messi di traverso.
"Se qualcuno vuole revocare la concessione ad Autostrade per la vicenda del ponte Morandi si presenti in Parlamento con un disegno di legge. Il Parlamento è sovrano: si discuterà e la maggioranza deciderà. Ma utilizzare il Milleproroghe aprendo un potenziale caos normativo e facendo crollare la fiducia degli investitori esteri sull'Italia è roba da azzeccagarbugli di provincia. Torniamo all'Abc: nel mille proroghe ci vanno le proroghe, non le brillanti intuizioni di qualche demagogo".

Avete bocciato anche il piano Innovazione del ministro Pisano.
"Redatto con tanto di ringraziamento a Casaleggio. Alla faccia del conflitto di interessi".

Anche sulla giustizia siete in dissenso. Italia Viva non condivide la nuova prescrizione targata Bonafede, che entrerà in vigore dal primo gennaio. Avete già perso?
"La norma Bonafede sulla prescrizione è uno scandalo, entrato in vigore solo grazie ai voti di Salvini. Un processo senza fine è la fine della giustizia. Vedremo quali strumenti tattici utilizzare per risolvere il problema. Ma in Parlamento su questo tema oggi Bonafede è in minoranza: se propone una mediazione, bene. Altrimenti, si voti in Aula e vediamo come va. Noi tra il giustizialismo e lo stato di diritto sappiamo benissimo da che parte stare. Gli altri decideranno".

Caso Gregoretti, sono possibili sorprese nel vostro voto sull'autorizzazione a procedere contro Salvini?
"La sorpresa più grande è la posizione del M5S. Io ritengo che i grillini debbano vergognarsi per quello che hanno fatto al governo con Salvini e per come hanno dato giustificazione politica a quelli che tecnicamente erano sequestri di persona. Dopodiché prima di decidere, leggiamo le carte. Siamo persone serie, noi".

Lei ha duramente attaccato i pm per l'inchiesta sulla sua ex fondazione Open.
"Io non ho attaccato i pm. Ci sarà un processo, durerà anni, vedremo in Cassazione chi ha ragione. Questo non mi preoccupa. È il loro lavoro, li rispetto. Ho solo detto che i giudici devono decidere che cosa è un reato, non cosa è un partito. O una corrente di partito. Che la Leopolda non fosse una iniziativa di partito è una verità storica. Perché qui per me c'è una invasione di campo: un Paese che rimette ai giudici la decisione sulle forme della politica viene meno al principio della democrazia liberale. Mi danno tutti ragione in privato, poi tacciono in pubblico. Io non attacco i giudici, io difendo la politica: questione di stile".

Sulla giustizia politicizzata la pensa come Berlusconi?
"Mi sono sempre opposto alle leggi ad personam di Berlusconi e continuo a pensare che uno dei suoi torti storici sia stato non aver cercato una riforma organica della giustizia, ma essersi limitato a provvedimenti tampone su questioni di interesse personale. Quanto a me, ho parlato in Parlamento. Quando riceverò una critica nel merito, risponderò".

Ha polemizzato sulla divulgazione di dati riguardanti i suoi conti. Ricorda quando era lei a teorizzare la necessità della assoluta trasparenza su conti e proprietà di un politico?
"Io non invoco la privacy sui miei conti ma chiedo che sia rispettata la privacy dei cittadini comuni. Ho mostrato il mio conto corrente bancario in tv. Posso rendere ragione di ogni centesimo che ho guadagnato o che ho speso. Ma altro è sapere che i dati di Banca d'Italia che riguardano soggetti terzi vanno direttamente nelle redazioni. È inaccettabile. Anche perché finché lo fanno a me, ho una visibilità tale da poter gestire la cosa, anche se è antipatico vedere sui settimanali o nei talk le foto dell'interno della casa dove dormono i tuoi figli. Ma quando lo fanno a un cittadino? Chiedo a chi legge: se domattina ti portano via il cellulare per un mese, anche se non sei indagato? Se pubblicano i tuoi conti correnti ovunque, come la prendi?".

La privacy di un politico ha confini diversi di quella di un comune cittadino.
"La battaglia per la privacy non è per nascondere qualcosa della mia vita, che è pubblica da anni. Lo Stato è il difensore della tua privacy, non lo strumento per metterti alla gogna. Nel tempo dei telefonini e dei big data la privacy è un diritto umano. Altrimenti siamo allo Stato etico".

Ma davvero rifarebbe tutto? Era opportuno chiedere un prestito per la casa a un privato, imprenditore già nominato in una controllata pubblica durante un suo governo?
"Ho comprato una casa con un mutuo trentennale che sto pagando e con un prestito che ho chiesto e restituito in cinque mesi. Il tutto con scrittura privata e segnalazione automatica alle autorità per le leggi sul riciclaggio. Dove è il problema di opportunità? Nel fatto che ho una famiglia, che ho degli amici, che compro una casa, che respiro? O solo che sono considerato antipatico? Ancora non hanno inserito l'antipatia nel codice penale, mi sembra".

Lei è stato nella scorsa legislatura tra i più critici verso Bankitalia per la mancata vigilanza sugli istituti in crisi. Dopo la vicenda della Popolare di Bari rilancia le accuse?
"Il tempo è galantuomo. La verità prima o dopo arriva. Ma proprio per questo non mi va di riaprire la polemica. Chi è intellettualmente onesto sa come sono andate le cose e che la riforma delle popolari ci ha salvato da una catastrofe".

Ha letto Di Maio? Dice che il governo non si tocca. Gli crede o è solo una svolta tattica?
"Non commento Di Maio".

E perché no?
"Perché penso alle cose serie, alla crescita e all'Italia".

Il M5S chiede da gennaio un nuovo programma e punta su salario minimo e sgravi casa. Iv ha il suo piano choc sulle infrastrutture. Il Pd insiste sul cuneo fiscale. Come si saldano queste agende parallele?
"Mi interessa che ci siano posti di lavoro e non redditi di cittadinanza. Mi interessa che il Paese torni a crescere e non vada in recessione. Mi interessa che l'Italia sia un Paese in cui arrivano investitori e non un Paese che chiude le fabbriche. Mi interessa che si sblocchino i cantieri e si blocchino le polemiche".

Zingaretti elogia Conte e sembra pensarlo candidato premier.
"Non ho ragione per discutere con Nicola. E non perché è Natale, ma perché non è utile. Io non credo che Conte sia un punto di riferimento per i progressisti. È il premier, lo rispetto, ma ricordo le sue frasi sul populismo, sul giustizialismo, sulla Diciotti, sul reddito di cittadinanza, su quota 100. Se però per Zingaretti Conte è l'uomo giusto, amici come prima. Per noi non lo è stato, non lo sarà: con lui governiamo in condizioni emergenziali".

Ha criticato Corbyn per aver preso male le elezioni britanniche. E ha elogiato Blair, le cui ricette sono però quelle con cui ha perso lei.
"Non so se abbiamo perso per quelle ricette o perché non siamo stati autenticamente riformisti. Blair ha governato il Regno Unito per anni, portando diritti e crescita. Corbyn ha attaccato Blair spalancando le porte alla destra di Boris Johnson, di cui è stato nei fatti il miglior alleato. Anche in Italia chi ha contestato la nostra stagione riformista in nome del "dobbiamo essere più di sinistra" ci ha consegnato al populismo, non alla rivoluzione proletaria".

Corbyn ha perso con il 32 per cento. Per i sondaggi lei è al 5.
"Paragonare un sistema uninominale con il nostro mi pare azzardato. Comunque accetto la sfida. Iv è stata massacrata per un mese sui giornali. Eppure è di nuovo in crescita. Saremo decisivi per la vittoria di Bonaccini in Emilia Romagna. E di Giani in Toscana con la nostra lista. Certo: non possiamo sostenere chi come Emiliano ha distrutto la credibilità della politica con posizioni demagogiche come quelle su Ilva o sulla Banca Popolare di Bari. Ma dove saremo in campo, saremo decisivi. Iv non è un'operazione tattica, ma una scelta strategica: nel 2020 se ne accorgeranno in tanti".