Shanti De Corte, la sopravvissuta agli attentati di Bruxelles che ha scelto l’eutanasia a 23 anni

di Redazione Cronache

Nel 2016 era all’aeroporto durante gli attacchi dell’Isis e vide morire i suoi amici. Nel 2020 tentò il suicidio, poi la scelta del fine vita. La sua storia raccontata sulla tv pubblica. La famiglia: «Quel servizio non andava fatto»

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La si può considerare come l’ultima vittima degli attentati di Bruxelles del 22 marzo 2016. Shanti De Corte, 17 anni, quel giorno era all’aeroporto di Zaventem dove avvennero due attacchi dei terroristi dell’Isis — il terzo nella metropolitana, in totale 35 vittime e oltre 300 feriti —: stava andando a Roma in gita scolastica con altri 90 studenti della scuola Santa Rita di Kontich, in provincia di Anversa. Le bombe scoppiarono vicino a lei, alcuni suoi amici morirono al suo fianco, lei rimase fisicamente illesa. Ma da quel trauma non si è più ripresa, tanto da arrivare a chiedere l’eutanasia che le è stata concessa. La legislazione in Belgio, una delle più liberali al mondo, dal 2002 consente infatti di accedere al fine vita anche in presenza di una «sofferenza psicologica costante, insopportabile e incurabile».

Shanti De Corte era più volte andata in ospedale. Come raccontava lei stessa sui social soffriva di continui attacchi di panico e depressione: «Mi sveglio e prendo medicine a colazione, poi fino a 11 antidepressivi al giorno. Senza non posso vivere, ma con tutte queste pastiglie non provo più niente, sono un fantasma». Già nel 2020 aveva tentato il suicidio e più volte aveva chiesto di porre fine alla sua vita . L’eutanasia è avvenuta lo scorso 7 maggio: accanto alla giovane c’erano i suoi familiari. Il suo ultimo messaggio su Facebook: «È stata una vita di risate e lacrime, fino all’ultimo giorno. Ho amato e mi è stato concesso di sapere cos’è il vero amore. Me ne vado in pace. Sappiate che già mi mancate».

Un neurologo dell’ospedale universitario Brugmann, Paul Deltenre, ha dichiarato all’emittente pubblica Rtbf che l’eutanasia non avrebbe dovuto essere autorizzata perché alla ragazza erano state offerte altre opzioni terapeutiche per trattare le ferite da stress post traumatico. La procura di Anversa ha aperto un’inchiesta ma poi ha concluso che la procedura è stata rispettata. È stata proprio la Rtbf, in un servizio del programma #Investigation, a raccontare il caso. Non senza suscitare polemiche.

I genitori della ragazza, tramite il loro avvocato, hanno dichiarato di essere contrari alla diffusione del servizio. «La famiglia — ha fatto sapere il legale — ha espresso delle riserve sul rispetto della deontologia e dell’etica. Inoltre, la ricostruzione fatta contiene diversi errori fondamentali. I parenti di Shanti, vittima a tutti gli effetti degli attentati, chiedono che venga rispettata la loro privacy e tranquillità». Dal canto suo, l’emittente televisiva ha replicato: «La decisione di parlarne è stata presa perché si tratta di un fatto di interesse pubblico che contribuisce anche a far capire ciò che è accaduto alle persone coinvolte dagli attentati dopo questi terribili eventi». E ha aggiunto: «Siamo ovviamente rispettosi della posizione della famiglia e comprendiamo che parlare della loro storia è delicato. Tuttavia, il nostro team ha cercato più volte di contattarli per intervistarli e ascoltare la loro storia, ma non ha mai ricevuto risposta. Sono state presentate diverse situazioni e ognuna è stata esaminata da più angolazioni per spiegare ciò che è accaduto nel modo più accurato, senza giudicare o prendere posizioni contrarie».

9 ottobre 2022 (modifica il 9 ottobre 2022 | 12:09)