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Quote rosa, Bonetti: "Abolirle è contro la storia, la realtà viene prima di ogni ideologia"

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L'intervento pubblicato da "la Stampa", 28 agosto 2022.

Ieri La Stampa ha meritoriamente messo a tema le quote di genere, aprendo un dibattito sul femminile finora silente. Offro qui il mio contributo. Voler abolire le quote, come annuncia a destra Giorgia Meloni, è voler scandalosamente prescindere dalla realtà e dalla storia delle donne nel nostro Paese.

Sappiamo bene che il femminile non può ridursi a quota, ma se la politica è servizio al Paese allora la realtà del Paese deve avere la priorità sulle ideologie. Un dato è incontestabile: in Italia le quote sono state decisive nell'innescare processi che mai sarebbero partiti spontaneamente in una società per anni pensata, governata e raccontata solo al maschile.

La legge Golfo-Mosca, senza la quale oggi le manager nei cda sarebbero ancora l'eccezione, dimostra che le quote devono restare uno degli strumenti per ottenere quel cambiamento cui l'impalcatura sociale che ci precede è ancora resistente. Chi guarda al dito lo fa per negare volutamente la Luna. Noi donne siamo più della metà del Paese: questo è il fatto politico, oltre che demografico, con cui tutti oggi devono confrontarsi.

Noi non siamo minoranza da tutelare, come a molti fa comodo raccontarci. Noi siamo potere. Di decidere, di agire e di cambiare le cose. Siamo l'energia ancora inespressa, siamo la forza di ottenere risultati e far crescere tutti. Questo abbiamo affermato nel governo Draghi con il primo G20 che punta sull'empowerment femminile, la prima Strategia perla parità di genere, la certificazione della parità che premia fiscalmente e negli appalti pubblici le imprese che investono in lavoro e carriera femminile.

Così anche il Family Act che incentiva il lavoro delle donne e delle madri, investe in imprenditoria femminile e in un nuovo welfare per la condivisione paritaria dei carichi di cura a partire dai congedi.

Il tasso di occupazione femminile, anche se ancora troppo basso, ha finalmente iniziato a crescere arrivando al suo massimo storico.

Questi sono fatti e sono la scelta di investire sulle donne come mai prima. Così non fa Giorgia Meloni, che in Italia si prepara a abolire le quote, in Europa vota contro la parità salariale, non si fa scrupolo di rendere pubblico lo stupro di una donna e chiede in Parlamento il voto segreto per assicurarsi che le donne continuino a essere chiamate come fossero maschi.

A chi dice che la sua premiership sarebbe una novità non si può che dar ragione. Ma sarebbe una novità buona per le donne? Questa è la domanda per le elettrici oggi e per quelle bambine e ragazze, nostre figlie, i cui diritti sono nelle nostre mani.

Nella conferenza stampa di lancio del programma del Terzo Polo ho detto che il mio primo impegno sarà ripresentare il provvedimento antiviolenza che ho firmato con le ministre Lamorgese e Cartabia, oggi fermo in Parlamento. Riproporre quel provvedimento dovrebbe essere impegno di tutti i partiti e non solo del Terzo Polo, che il contrasto alla violenza di genere l'ha inserito in programma come prioritario. Farlo ridarebbe dignità a una campagna che colpevolmente sta polarizzando le posizioni anziché guardare alle persone e alle difficoltà che stanno vivendo. Una campagna che va avanti mentre quasi ogni giorno la cronaca racconta di una vittima di violenza che non abbiamo potuto proteggere.