economia

Pil in aumento, Fortis: "Tra turismo, edilizia e industria il meglio deve ancora venire"

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Estratto dell'intervista di Luca Mazza, "Avvenire", 22 settembre 2021.

«A spingere all'ottimismo non è tanto un Pil attorno al +6% previsto per quest`anno, bensì il +4,1% calcolato per il 2022, perché significa che stiamo assistendo a una ripresa con aspettative di continuità e non a un semplice rimbalzo». L'economista Marco Fortis, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison, commenta le nuove stime dell`Ocse ed è convinto che la crescita italiana non sia passeggera: «Anzi, molti indicatori sembrano dirci che il meglio deve ancora venire».

Come è possibile che l'Italia continui ad accelerare pur in un contesto di rallentamento della ripresa globale?
Anzitutto va detto che l'economia italiana era in salute prima dell'avvento del Covid, per cui anche la capacità di reazione è stata particolarmente rapida e mai registrata nelle crisi precedenti (da quella del 2008 con il fallimento di Lehman Brothers alla successiva dei debiti sovrani del 2011). Se l`Italia fosse stata malata sicuramente avrebbe fatto maggiore fatica a riprendersi. Non solo: la forza della nostra ripresa si spiega anche con il fatto che il tessuto produttivo italiano è composto da tanti settori di nicchia molto flessibili, dalla nautica alle macchine per l'imballaggio, e dunque meno vulnerabili a problemi come quello della carenza dei componenti elettronici che, per esempio, stanno colpendo l'industria tedesca.

Quali fattori lasciano immaginare una crescita addirittura in miglioramento nella seconda metà dell'anno?
Mi aspetto sorprese positive dai dati del terzo trimestre 2021 soprattutto per tre elementi. Primo: il turismo estivo è andato molto bene, per le presenza degli italiani ma anche perché una quota significativa di stranieri ha scelto la Penisola come meta per le vacanze. Secondo: qualcuno si aspettava una frenata della produzione industriale e manifatturiera a luglio invece i dati sono risultati brillanti. Terzo: il formidabile andamento dell'edilizia residenziale che sembra destinato a proseguire e a fare da leva per altri settori. Insomma, ancor prima dell'avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il sistema Italia dimostra di avere la capacità di correre con le proprie gambe con una vivacità senza precedenti.

Allora, visto che andiamo così bene, come provocazione verrebbe da dire che i 209 miliardi di fondi europei non ci servono...
Servono eccome, ovviamente. L`Italia ha necessità di investire in nuove infrastrutture, nell'efficientamento energetico, nella transizione digitale, nell'ammodernamento della Pubblica amministrazione e nel miglioramento dei servizi destinati ai cittadini e alle famiglie (a cominciare dagli asili nido). Questi interventi servono per non sprecare la ripresa in corso e trasformarla anzi in una vera e propria svolta innovatrice. Il Pnrr poi rappresenta un'opportunità straordinaria per il Mezzogiorno, a patto che si riescano a spendere in modo efficiente le risorse.

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa su "Avvenire".