Intervista a Vittoria Nallo per «Corriere Torino» del 22-05-2024
di Sofia Francioni
Vittoria Nallo, 26 anni, originaria di Fondi in provincia di Latina, per gli Stati Uniti d'Europa (Italia Viva e Più Europa) è la più giovane capolista in questa tornata elettorale. E un mese dopo la prova delle urne, ai primi di luglio, darà alla luce la sua prima figlia. Laureata in Architettura al Politecnico di Torino, architetto per Politecna, nel 2021, a 23 anni, è stata eletta in Circoscrizione 1 con la delega al Sociale, sostenendo la lista del sindaco Stefano Lo Russo.
Quando ha scelto di dedicarsi alla politica?
«Ho iniziato dalla scuola di formazione di politica under 30, promossa da Matteo Renzi e poi dalla sua lista, Italia Viva. Al tempo studiavo al Politecnico, ma volevo mettermi a disposizione della comunità in cui vivevo. In realtà, però, i primi passi li ho mossi addirittura prima».
Quando?
«A 15 anni, quando ho iniziato la scuola militare Nunziatella, a Roma, dove mi sono diplomata. Ho portato le stellette e giurato per la Patria».
L'Italia è un paese che valorizza i giovani politici?
«A me sembra che la tendenza sia cambiata, ma c'è ancora grande scetticismo e paura nei confronti dei giovani. Lasciati al margine, perché possono oscurare dei vecchi modi di far politica, grazie alle loro competenze e al loro entusiasmo».
"Sono una mamma, sono una donna, sono una cristiana" ha detto il 7 maggio per presentarsi agli elettori, giocando sul parallelo con la premier. La sua condizione di giovane donna lavoratrice, presto mamma, si tradurrà anche nell'impegno politico?
«In Italia dobbiamo credere nella libertà delle donne. Anche in Piemonte, dopo il primo figlio, una donna su cinque decide di lasciare il lavoro e circa il 70% delle dimissioni riguarda le donne. C'è un problema: continuiamo a tenere slegato il tasso di occupazione femminile da quello della natalità».
Altre politiche a sostegno delle lavoratrici?
«Asili nido a prezzi calmierati e con orari più estesi. Serve un welfare che coinvolga e punti di più sull'associazionismo, offrendo più bandi e più risorse».
Come procede la campagna elettorale in gravidanza?
«Per fortuna è stato un periodo di grazia. C'è una comunità politica che mi sta sostenendo e che mi trascina sulla sedia quando vede che sto in piedi troppo tempo... La mia famiglia, poi, è stata fondamentale per intraprendere questa duplice sfida. Mio marito, senza il quale non starei facendo una campagna elettorale così pancia a terra. I miei genitori, anche se sono lontani. E anche all'interno della Chiesa ho trovato una comunità che mi aiuta e mi supporta».
Ha detto che vede una tendenza verso una maggiore partecipazione delle donne alla politica, merito anche di Giorgia Meloni premier?
«È un grande passo avanti il fatto che una donna sia stata scelta come Presidente del Consiglio. Detto questo, non basta esserlo per dare vita a buone politiche per le donne. Questo perché anche la premier ha un modo vecchio di concepire le esigenze e i ruoli femminili. "Il presidente" come vuole farsi chiamare, infatti, ha interrotto un percorso a mio avviso molto promettente per il Paese. Il Family Act, in quanto riforma strutturale, parlava di premialità per le aziende, assegno unico universale, fondi per gli asili nido e per i centri estivi, che sono un altro grandissimo problema. Se penso alla mia prossima estate, con i genitori e i suoceri a Roma, mi chiedo come la mia bambina passerà il tempo, mentre io e mio marito saremo a lavorare. È una riforma che bastava replicare, ma si è preferito smontarla».