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Marco Di Maio: "Non vado a destra, il Pd sbaglia. E niente veti sul terzo mandato a Roma"

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L'intervista su "il Resto del Carlino", 8 dicembre 2021.

Marco Di Maio, ex segretario e deputato Pd, ora parlamentare di Italia Viva: facciamo chiarezza? Il suo partito va verso destra?
«Non l'abbiamo mai detto né fatto. Siamo nati per allargare il perimetro del centrosinistra e per rappresentare mondi dell'impresa, dei valori repubblicani e dell'antifascismo».

Se diventaste di centrodestra, niente più alleanza locale col Pd: lo ha detto il segretario territoriale Daniele Valbonesi.
«Questa è una 'profezia' del Pd, che qualcuno spera che si avveri. Ho molta stima di Valbonesi, ma mi sembra politicamente disorientato. Solo pochi giorni prima della sua intervista, ha incluso nella lista di centrosinistra che sosterrà Enzo Lattuca in Provincia proprio un esponente di Italia Viva, il portichese Francesco Rabiti. L'avrebbe fatto con uno di destra? E poi, scusi, il Movimento 5 Stelle è di sinistra?».

Aspetti, però: il dialogo con Coraggio Italia non è un'invenzione di Valbonesi. E Coraggio Italia è, appunto, di centrodestra.
«Un conto è il dialogo parlamentare e un altro è un'alleanza politica. Di questa parlano alcuni giornali nazionali, ma noi stiamo lavorando solo con Azione di Carlo Calenda e +Europa».

Insomma, esclude di andare verso destra.
«Escludo di allearmi con Fratelli d'Italia e Lega, al di là dell'emergenza che ha portato al governo Draghi».

Non ha citato Forza Italia.
«Al di là dei partiti come li conosciamo oggi, c'è un'area centrale che non vuole alleanze contro natura, con il Movimento 5 Stelle e con FdI e Lega. Segnalo che Stefano Bonaccini ha vinto le regionali con voti di centrodestra: ne conosco molti che avevano sostenuto, per esempio, Zattini».

Voterebbe Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica?
«Mai».

Senta, Valbonesi ha aperto per la prima volta la discussione su come si dovrà organizzare il centrosinistra per le politiche del 2023 e le amministrative del 2024. Lei immagina di far parte di quel percorso?
«Il mio impegno per la città prescinde dal fatto che Valbonesi mi chiami».

Anche candidandosi in prima persona?
«Al momento mi sento di escluderlo».

Si ricandiderà, allora, in parlamento?
«Non ho l'assillo del terzo mandato né di dover vivere grazie alla politica, altrimenti avrei fatto meglio a rimanere nel Pd. A tal proposito, mi stupisco che Valbonesi non sappia che molti parlamentari dem sono al terzo o quarto mandato. Del resto lo statuto del Pd fissa un massimo di 15 anni. Non sarà Valbonesi, comunque, a decidere se mi ricandiderò».

Torniamo sulla scena locale. Se ci sarà il Movimento 5 Stelle non ci sarete voi?
«Io, come ha detto anche Valbonesi, resto di centrosinistra. E ricordo che il Movimento 5 Stelle era nostro rivale: ricevemmo insulti pesantissimi».

Ma davvero secondo lei non sono cambiati?
«Riconosco che in consiglio comunale a Forlì oggi siede una persona squisita come Franco Bagnara, ma la linea politica non la deciderà lui».

Lei guarda verso il centro. Che è l'area alla quale si potrebbe ascrivere, pur senza tessere di partito, anche il sindaco Gian Luca Zattini. Può cambiare qualcosa anche in quella parte politica?
«Non lo so. Ma credo che Zattini sia in difficoltà con alcune forze della maggioranza».

Veniamo a scadenze elettorali più vicine: nel 2022 ci sono le amministrative a Castrocaro e nel Pd, a quanto pare a livello del paese, ci sono dubbi su un bis della sindaca Marianna Tonellato. Li condivide?
«No. Marianna ha amministrato con passione e dedizione, si deve ripartire da lei. E mi preoccupa che il Pd la metta in dubbio, specie dopo quello che è accaduto con Gabriele Fratto a Bertinoro. Se fossi in Marianna, sarei preoccupato».

Tonellato ha partecipato anche alla Leopolda, la convention ideata da Matteo Renzi: fa parte di Italia Viva?
«Non ha tessere di partito».

A Dovadola, lo stesso Valbonesi ha aperto all'idea di sostenere il sindaco uscente Francesco Tassinari. Concorda?
«Sì, Tassinari ha lavorato molto bene. Però lo avviso: è di centrodestra. Così come lo sono alcuni che, a Civitella, sostengono Claudio Milandri. È sicuro della sua scelta? La verità è che queste situazioni nei paesi possono accadere».

Come vede Enzo Lattuca presidente della Provincia?
«Farà bene. lo e Enzo siamo amici e lo siamo rimasti anche facendo scelte diverse».

Sbaglia chi teme istituzioni sempre più cesenati?
«Purtroppo il centrosinistra non aveva altri molti sindaci da candidare. E questo accade perché negli ultimi 5 anni ha falcidiato la propria classe dirigente: dai tempi di Rusticali un sindaco non completa il doppio mandato. E per la verità non ci sono riusciti nemmeno i consiglieri regionali... È ovvio che poi un partito perda peso».

Lattuca sindaco di una grande città e presidente della Provincia: con Drei non funzionò. Non è un rischio?
«Ai tempi di Drei era appena partita una riforma che, possiamo dirlo, non ha funzionato. Oggi il quadro è più definito. E penso che sia corretto affidare l'ente al sindaco di una delle città più grandi».