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Marattin: “Il no al Mes ha un prezzo: 7 ore di fila per un tampone”

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Estratto dell'intervista di Valerio Valentini, "il Foglio", 13 ottobre 2020

La parte di quello che parla col ditino alzato, che rivendica che "io lo avevo detto", vuole evitarla, spiega. Ma neppure accetta di rinnegare una sua convinzione. Ed è per questo che Luigi Marattin, di fronte a questa stramba riproposizione di divieti più o meno cervellotici, di allarmismo per la tenuta delle terapie intensive, di file chilometriche davanti ai drive-in per i tamponi, si affida all'asciutta concretezza dei numeri.

"Avremmo potuto chiedere il Pandemic Crisis Support la mattina del 15 maggio", dice il deputato di Italia Viva, presidente della commissione Finanze. Si riferisce al Mes, ovviamente.

"Sì, ma preferisco indicarlo con l'acronimo Pcs, per evitare che qualcuno in buona fede possa confondersi col Mes che intervenne in Grecia". E sia. Insomma, se questo Pcs, o Mes che dir si voglia, lo avessimo attivato a metà maggio, "ci avrebbe coperto le spese sostenute fin da febbraio, ad un costo 25 volte inferiore a quello che abbiamo sostenuto indebitandoci (a maggio il rendimento dei Btp era sopra il 2 per cento). E avremmo avuto tempo per includerlo nei nostri piani di deficit 2020, in modo da preparare per tempo il paese a questa recrudescenza autunnale, da tutti largamente prevista. Ora il paese si sarebbe risparmiato scene di persone in coda 7 ore per fare un tampone".

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.