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Marattin, Autostrade: "No a uno strappo adesso. Solo alla fine del processo sarà possibile decidere"

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Intervista di Carlo Bertini, "la Stampa", 16 gennaio 2020.

«Non si può revocare una concessione in modo così temerario». Luigi Marattin, vice capogruppo di Italia Viva alla Camera, frena su una mossa che lascia molto perplessi i renziani.

Pensa vi siano estremi per revocare la concessione ad Autostrade?
«Se il concessionario è responsabile del crollo del ponte Morandi, certamente si. E per stabilirlo, in un paese civile non si fa un sondaggio, ma si aspetta la pronuncia delle autorità, dopo un procedimento dibattimentale. Anche i Riva erano stati condannati dal tribunale dei social, ma poi assolti da quelli della Repubblica».

Voterete no? Che farete per bloccare questa decisione?
«Ad oggi non abbiamo nessuna notizia sul fatto che il governo si appresti a revocare la concessione. Se lo dovesse fare, esprimeremo la nostra opinione in merito. Che è quella che le ho appena detto».

Dopo le rilevanze sui controlli e la manutenzione che misura andrebbe presa?
«Abbiamo fatto una proposta precisa, su cui attendiamo risposta. Per la concessione ad Aspi, così come ad altre, è scaduto lo scorso anno il sub-periodo regolatorio di 5 anni (all'interno della concessione trentennale). È quindi possibile — nel pieno rispetto della convenzione e della legge — procedere ad una revisione del meccanismo tariffario. L'Autorità di Regolamentazione dei Trasporti ha già individuato un nuovo metodo che risolverebbe tutte le criticità esistenti: eliminerebbe l'incentivo alla scarsa manutenzione, adotterebbe criteri premiali, ridurrebbe i pedaggi. Spetta solo alla politica procedere. Mi chiedo cosa si stia aspettando».

E cosa deve chiedere il governo per non procedere alla revoca della concessione?
«Soluzioni una-tantum sono utili per gli spot pubblicitari, ma non risolvono il problema a regime. Piuttosto che un regalo una-tantum da parte di Aspi, preferisco procedere subito — come la legge consente — alla revisione del meccanismo tariffario, in modo da eliminare alla radice le cause strutturali della scarsa manutenzione».

L'Ance ha riferito che è stato speso solo il 2,2% degli investimenti previsti per la manutenzione su tutta la rete. È un problema che riguarda tutti i concessionari?
«Le concessioni sono molteplici, e tante hanno il problema. Se programmano di spendere 100 in manutenzione e invece spendono 5, e vengono remunerate in forma fissa su 100, ci si stupisce che non facciano manutenzione? È un comportamento tragicamente razionale, dovuto al metodo di regolamentazione sbagliato. È lì che bisogna agire, le condizioni ci sono».

Quanto andrebbe a spendere lo stato perla causa con Atlantia? Se fossero svariati miliardi, come si finanzierebbero?
«Questo dovrebbe chiederlo a chi sta considerando di revocare la concessione in modo temerario. Magari le risponderà con uno dei soliti slogan: "lotta all'evasione"».

Il governatore Toti chiede cosa succederebbe dopo la revorca della concessione: sui 4 miliardi di investimenti per la Gronda, su chi investirà nella sicurezza dei nostri viadotti e delle nostre gallerie. Che succederà?
«È uno dei problemi che abbiamo posto. Ci dicono "lo farà Anas! ". Ma noi abbiamo risposto con due domande. La prima: con quali risorse e quale personale? E la seconda: ma siamo sicuri che la gestione Anas sia più efficiente e sicura di quella privata? Perché, non abbiamo mai visto crollare purtroppo viadotti gestiti da Anas? Insomma, mi pare tutta una vicenda gestita in modo troppo approssimativo, e con troppa enfasi sullo slogan da comunicare invece che sul problema da risolvere. Del resto ormai le cose sembrano andare così sempre. Come dice Checco Zalone, "in Italia oggi va così. Ma prima o poi rinsaviremo". Io lo spero proprio».