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Le bufale leghiste sulla flat tax per gli autonomi e perché serve una riforma dell’Irpef

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Di Luigi Marattin

A fine 2018 il governo Lega-M5S allargò il regime forfettario per le partite Iva previsto dal governo Renzi (e che già interessava circa un milione di lavoratori autonomi) fino a coloro che fatturano 65 mila euro l’anno.
Questa piccola operazione è stata successivamente venduta dalla propaganda leghista (e a volte non solo da quella) come una “grande rivoluzione fiscale”, che avrebbe provocato un “boom di nuove partite Iva”.

È andata davvero così?

Vediamo i numeri (fonte: Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, elaborazioni su dati Mef). Per ora sono disponibili solo i dati fino a settembre.

Nei primi 9 mesi del 2019 - rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente - si è verificato un incremento di 31.937 nelle aperture di nuove partite Iva.
Visto che il totale di lavoratori autonomi interessati da questo regime fiscale è di poco superiore al milione, possiamo quindi affermare che l’effetto incrementale rispetto all’anno precedente sul totale delle partite Iva sta tra il 2% e il 3%.
(Per corretta informazione: ci sono state anche 285.333 partite Iva che erano già esistenti ma che hanno optato per il regime forfettario).
Ma almeno questi 31.937 nuove partite Iva sono tutti giovani professionisti! O no?
No. Di questi, i giovani under 35 sono solo 9.145, meno di un terzo (e quindi lo zero-virgola sul totale complessivo).

Nella legge di bilancio 2020 abbiamo deciso di confermare questo regime forfettario (escludendo solo coloro che hanno già redditi alti da lavoro dipendente o pensione), perché - come detto in più occasioni - in questo momento non c’è alcun bisogno di alzare le tasse a chi lavora e produce.
Tuttavia, la Lega aveva promesso la flat tax per 40 milioni di contribuenti Irpef, e ha finito per fare una misura che ha creato 30 mila partite Iva in più. E che ancora oggi, nella propaganda, spaccia per “la più grande riduzione di tasse mai realizzata”.

Che fare allora?

Dobbiamo rifare daccapo il sistema fiscale, finendola una buona volta con regimi sostituivi, speciali, eccezioni ecc.
Le tre parole d’ordine devono essere semplificazione (un sistema che possa capire anche un bambino), universalità (si deve applicare a tutti i redditi delle persone fisiche) e massiccia riduzione (il carico fiscale deve essere massicciamente inferiore a quello attuale).
Solo se iniziamo a lavorarci oggi - e seriamente - possiamo far sì che nel 2021 gli italiani abbiano un sistema fiscale radicalmente nuovo e infinitamente più semplice.