Gruppioni: "Trump alla Casa Bianca, le pecche di Harris e le opportunità per l’Europa"

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Intervista a Naike Gruppioni per «Formiche» dell'8-11-2024

di Federico Di Bisceglie

Trump ha sbaragliato la competitor perché, in questa campagna elettorale, Harris sostanzialmente non c’è stata. Non è emersa. Ed è anche per questo che la vicepresidente uscente – oltre al gap della continuità con Biden – ha ottenuto un risultato profondamente deludente. Nei fatti, l’America ha avuto una sola proposta politica, non due contrapposte. Colloquio con la deputata di Italia Viva, vicepresidente della fondazione Italia-Usa, Naike Gruppioni.

Il discorso della sconfitta alterna note a parole di incoraggiamento. Queste ultime, soprattutto rivolte ai giovani militanti. Kamala Harris parla dalla prospettiva di chi non ce l’ha fatta. In fondo, lei, è stata una figura “di cui sostanzialmente non è emersa la personalità nel corso di questa lunga campagna elettorale”. Ma, soprattutto “ha rappresentato agli occhi dell’elettorato medio statunitense la continuità con le politiche fallimentari portate avanti da Joe Biden”.

Lo dice a Formiche.net la deputata di Italia Viva, Naike Gruppioni, vicepresidente della fondazione Italia-Usa.

Quella di Trump è una vittoria annunciata o, come in molti pensavano da questa parte dell’Oceano, era impensabile?

Ho previsto questo esito diversi mesi fa. Trump ha sbaragliato la competitor perché, in questa campagna elettorale, Harris sostanzialmente non c’è stata. Non è emersa. Ed è anche per questo che Kamala – oltre al gap della continuità con Biden – ha ottenuto un risultato profondamente deludente. Nei fatti, l’America ha avuto una sola proposta politica, non due contrapposte.

Dove ha sbagliato la candidata democratica?

Ha impostato la sua campagna elettorale puntando tutto sulla questione di genere. Ribadendo la centralità femminile – ossia il fatto di essere donna – pensava di fare breccia. Invece non è riuscita a formulare una proposta politica credibile agli occhi degli elettori e non è stata capace di instaurare, con questi ultimi, un vero rapporto di fiducia.

Qual è la fetta di elettorato che ha scelto Trump?

Direi che queste elezioni sono state vinte dal partito dei lavoratori. Oltre che da alcuni esponenti delle minoranze che, a dispetto dei pronostici, hanno scelto di votare il partito Repubblicano. Trump a differenza della sfidante ha fatto proposte concrete, sentite dall’elettore medio degli Stati Uniti. Ha parlato di economia, di inflazione e di contrasto all’immigrazione irregolare. Insomma, ha saputo essere rappresentativo della sensibilità maggioritaria degli americani.

Prevede che ci potranno essere contraccolpi negativi per l’Unione europea?

No. Assisteremo a una politica, da parte degli Usa, ragionevolmente più protezionistica ma questo credo che sia da leggere come opportunità per l’Europa e non come un deficit.

In che termini?

Fatti salvi gli ottimi rapporti che attualmente l’Unione ha con gli Usa, il fatto che l’Ue possa volare con “le sue ali” anche in maniera più autonoma rispetto agli Stati Uniti non è un male. Anzi, può essere un’opportunità. Ma questo è un discorso che le persone più avvedute fanno da diverso tempo.

L’ipotesi dell’introduzione dei dazi non è propriamente auspicabile, però. 

Posto che bisognerà vedere quanto e quando questa proposta possa in effetti avere una concretizzazione effettiva. D’altra parte, spero che se dovessero essere introdotti, vengano concordati con il nostro Paese. Tutto sommato, non mi aspetto che l’America si isoli né che l’Italia ci rimetta da questa nuova presidenza.