Intervista a Sandro Gozi per «Huffpost» del 02-05-2025
di Giulio Ucciero
L'eurodeputato, vicinissimo ad Emmanuel Macron, sposa a metà le critiche dell'ex premier laburista alle politiche green dell'Occidente. Poi esclude il richiamo del passato: "Noi non vogliamo riproporre la Terza via blairiana, ma certa sinistra è inconciliabile con il riformismo".
Sandro Gozi, centrista e “nuclearista” convinto, sposa a metà la posizione espressa da Tony Blair nell’introduzione al rapporto del Tony Blair Institute, intitolato “The climate paradox: why we need to reset action on climate change”. Se l’ex leader laburista ha bocciato il raggiungimento di una riduzione totale delle fonti fossili entro il 2050, il segretario generale dei Democratici europei, molto vicino al presidente francese Emmanuel Macron, è più cauto: “Non mi pare che Blair rinunci alla battaglia ecologista, il target del 2050 per me resta ma qualcosa va aggiustato”. Quella di Blair, insomma, è una posizione che nell'europarlamentare francese non riscalda alcune nostalgie del passato: “Noi non vogliamo riproporre la Terza via blairiana e certa sinistra è inconciliabile con il riformismo”.
Gozi, la critica di Tony Blair è netta: le politiche green per come sono ora non funzionano, la soluzione net zero entro il 2050, come qualsiasi “strategia sulla graduale eliminazione dei combustibili fossili nel breve termine”, è destinata a fallire. È così?
Ho letto tutto l’intervento. Non mi sembra che Blair inviti a rinunciare alla battaglia sul clima. Piuttosto, chiede di aggiornarla in modo concreto e sostenibile. Nessuna negazione dell’obiettivo finale, insomma, ma un aggiornamento. Perché senza obiettivi non c’è consenso e senza consenso non si ottiene il cambiamento.
Intervistato sulla Bbc, l’ex premier britannico è ancora più tranchant. Di errori ne sono stati commessi, giusto?
L’approccio dell’ex commissario Timmermans è stato sbagliato: un metodo punitivo che mette all’indice chi non è d’accordo. La politica deve convincere e adattare le soluzioni. Ma dico che l’obiettivo 2050 resta. Non perché sono sicuro di raggiungerlo, ma perché mobilita e offre certezze all’industria. Sappiamo che andiamo lì, però dobbiamo rivedere certe modalità, sfruttare molto di più l'innovazione tecnologica e l'intelligenza artificiale, come dice Blair, e rendere il processo più facile. Anche perché noi, e Blair invece non sembra tenerne conto, non vogliamo passare rapidamente dal petrolio e dal gas alle rinnovabili e al nucleare di nuova generazione per ragioni solo industriali ma anche per motivi geopolitici, rendendoci sempre più indipendenti da Russia, Usa e Paesi del Golfo.
Blair è anche disilluso sul meccanismo delle COP, che non “produce cambiamenti alla velocità necessaria” e in cui nessun leader vuole ammettere che il dibattito sul green è ormai “irrazionale”.
Continuo a pensare che il sistema di dialogo e la governance delle Nazioni Unite, anche con scontri interni, continui a essere utile, perché obbliga a confronti regolari anche se non è ancora riuscito ad uscire dalla contrapposizione, ormai obsoleta, tra nord e sud del mondo.
La sinistra è costretta a correggere il tiro sul green? C’è una nuova consapevolezza?
A sinistra hanno già stroncato Blair, riproponendo i soliti riflessi pavloviani sull’Iraq e sulla finanza. Nella scorsa legislatura a sinistra si sono schiacciati sulla propaganda di Timmermans, ora serve razionalità e pragmatismo, rifuggendo i riflessi emotivi. Negli ultimi anni, però, abbiamo messo le basi di un nuovo sistema ecologico e digitale europeo. Non abbiamo fatto tutto bene, ma sicuramente abbiamo fatto moltissimo e dobbiamo vedere cosa correggere e cosa rimettere in equilibrio, anche eliminando modalità e obiettivi forse diventati troppo difficili o ambiziosi alla luce dei recenti cambiamenti geopolitici, a cominciare da Donald Trump.
E la destra?
Ecco, oggi da lì applaudono Blair dimenticandosi che l’estrema destra e il Partito popolare europeo hanno offerto sempre narrazioni negazioniste, senza proporre nessuna vera alternativa. Poi vorrei aggiungere una cosa.
Prego.
Il Ppe si metta d’accordo con se stesso. La presidente della Commissione europea von der Leyen è stata la grande protagonista del Green Deal ed è una popolare: perché attaccano così tanto quel progetto? Forse, però, non è corretto mettere sullo stesso piano un gigante come Blair e Antonio Tajani.
Lei è di centro, ma ha vissuto e assistito alla terza via blairiana, che ha avuto importanti echi anche qui in Italia. Quella stagione di una sinistra diversa dal massimalismo, incarnato ad esempio da Melenchon, è finita?
Guardo questo dibattito dalla Francia, dove mi sembra che il risveglio dei socialisti ci sia. Personalità come Glucksmann e lo stesso Hollande hanno capito che devono ritrovare autonomia e rompere con l’approccio massimalista. Da democratico di centro è un’ottima notizia. Ci sono sinistre non conciliabili: penso a Melenchon e agli esponenti del riformismo.
E per farlo non serve tornare a ricette del passato?
Non siamo più negli anni Novanta. Blair fu un leader straordinario, ma chi dopo di lui ci ha provato non è riuscito a sfondare a destra. Oggi tutto è cambiato e bisogna andare oltre destra e sinistra. E noi, come anche Macron, non riproponiamo più la Terza via. D’altronde, Blair stesso sostiene che se oggi avesse 37 anni non rifarebbe le stesse cose che ha fatto perché il mondo è cambiato. E se lo dice lui, prendiamone atto.