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Giachetti: "Il sovraffollamento non può attendere altri dieci anni, le celle-container sono solo uno spot".

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Intervista a Roberto Giachetti per "Il Dubbio" del 14-04-2025

di Franco Insarda

Il governo dichiara di voler costruire nuove carceri per risolvere il problema del sovraffollamento, ma sa bene che ci vorranno decenni, mentre l'emergenza è adesso. Le condizioni in cui vivono i detenuti, la polizia penitenziaria e tutto il personale degli istituti sono indegne. Peggio di alcune porcilaie, e lo dico senza esagerare».

Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, attivista di Nessuno Tocchi Caino e da sempre radicale, conosce come pochi la realtà delle carceri italiane. Se ne occupa da anni, dentro e fuori il Parlamento, incalzando le istituzioni sui diritti dei detenuti e degli operatori.

Onorevole Giachetti, partiamo dal nodo centrale: il sovraffollamento. Cosa sta facendo il governo per affrontare questa emergenza?

Sostanzialmente nulla. E c'è di peggio: il governo tenta di mascherare il problema, proponendo soluzioni che non hanno niente a che vedere con il sovraffollamento. Parliamo di una vera e propria emergenza, da trattare come tale, a prescindere dagli altri problemi strutturali che affliggono gli istituti penitenziari.

Perché parla di "emergenza"?

Lo ripeto: alcune carceri italiane sono paragonabili a delle vere porcilaie. In molti penitenziari mancano persino i requisiti igienico-sanitari minimi. Ho presentato un'interrogazione parlamentare proprio su questo punto: la legge prevede che le Asl effettuino ispezioni e producano relazioni sullo stato igienico, ma non abbiamo alcuna certezza che vengano realmente svolte, né tantomeno informazioni sul contenuto di tali relazioni.

Costruire nuove carceri o ristrutturare vecchie caserme è una soluzione praticabile?

No, perché si tratta di un'operazione che richiederà anni, forse un decennio. E poi non basta costruire muri: manca il personale. La polizia penitenziaria è già sotto organico di almeno il 130%. Senza nuove assunzioni, quelle strutture resteranno comunque inutilizzabili.

Dal punto di vista dell'edilizia penitenziaria, qual è la situazione?

Disastrosa. Alcune strutture sono del tutto inagibili. A Favignana, ad esempio, c'era un carcere sotto il livello del mare, con l'umidità che trasudava dai soffitti. È stato chiuso e ne è stato costruito uno nuovo, ma si tratta di un'eccezione. Se mi dicessero "costruiamo nuove carceri per chiudere quelle indegne", allora potrei anche essere d'accordo. Ma non è così.

Con nuove carceri non si rischia di far aumentare il numero dei detenuti?

Questo è il punto. Abbiamo circa 62.000 detenuti, e almeno un terzo non dovrebbe essere in carcere: sono in attesa di giudizio. La custodia cautelare è ormai diventata la norma, anziché l'eccezione. E poi ci sono tossicodipendenti e persone con gravi problemi psichiatrici, che dovrebbero essere seguite in strutture alternative. Intervenendo solo su queste categorie, il problema del sovraffollamento si ridurrebbe drasticamente.

E invece?

E invece continuano a creare nuovi reati. Ogni giorno un reato nuovo. E un sistema che produce carcere, non che lo riduce.

Si era parlato di rafforzare le comunità per i tossicodipendenti. Che fine ha fatto quella proposta?

È rimasta un annuncio. Quando presentai la mia proposta di legge sulla liberazione anticipata speciale, si parlava dell'imminente arrivo di un "decreto carceri". Il giorno in cui la mia proposta era in discussione, si riunirono a Palazzo Chigi per affossarla e approvare il decreto. Nel testo, però, non c'era nulla di risolutivo: solo la nomina di un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria (MarcoDoglio). Da fine settembre a oggi, l'unica proposta concreta è stata quella dei prefabbricati: follia pura.

Le famose "celle-container"?

Esattamente. Si parla di 384 posti, ciascuno dei quali costa 83.000 euro, mentre abbiamo almeno 16.000 detenuti in eccesso. È solo propaganda.

Lei visita tante carceri. Che situazioni trova?

Pessime. Da Poggio reale a Viterbo, dall'Ucciardone a Reggio Emilia: celle sovraffollate, ambienti fatiscenti, condizioni igieniche drammatiche. A Viterbo, ad esempio, per mancanza di spazio, si usano ex uffici come celle, dove non ci sono nemmeno i bagni. I detenuti sono costretti a urinare nelle bottiglie. Siamo a questi livelli.

Molti parlamentari periodicamente visitano le carceri, ma in Aula, dopo queste visite, succede qualcosa?

Quelle visite sembrano un modo per lavarsi la coscienza. In Parlamento non succede nulla. Non c'è attenzione alle proposte concrete e le iniziative vengono sistematicamente bocciate. E successo anche con la mia proposta sulla liberazione anticipata speciale: abbiamo perso cinque mesi per poi vederla insabbiata in Commissione. Quindici giorni fa le opposizioni hanno chiesto una convocazione straordinaria della Camera sul tema carceri, presentando una mozione con proposte concrete: dalla liberazione anticipata all'aumento degli psicologi. I 5Stelle ne hanno presentata un'altra, mentre la maggioranza nulla e si è limitata a bocciare le nostre mozioni.

Si parla spesso di suicidi in carcere. C'è una correlazione con il sovraffollamento?

Io non ho prove scientifiche per dirlo con certezza, ma sono convinto che un legame ci sia. Invece il ministro Nordio continua a ripetere che non c'è alcuna correlazione. È sconcertante. Anche perché stiamo superando i livelli di sovraffollamento che portarono alla condanna dell'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo del 2013. Eppure, invece di affrontare davvero il problema, si limitano a spot e dichiarazioni vuote.

E il panpenalismo non fa altro che aggravare la situazione, anche negli Ipm.

Sì. Dopo il decreto Caivano, gli Ipm sono in condizioni molto simili a quelle delle carceri. Siamo arrivati al punto che anche i minori sono trattati come adulti, forse peggio.

E sul fronte dell'affettività in carcere?

Non si è mosso nulla, nonostante una sentenza della Corte costituzionale. Non sono riusciti neanche ad aumentare il numero di telefonate. E manca ancora il capo del Dap...

Una mancanza non da poco.

Esatto. Ma ciò che è ancora più grave è che non abbiamo nemmeno certezze sui numeri reali dei decessi in carcere. I dati del Dap, quelli del Garante e quelli delle associazioni non coincidono. E il sottosegretario Delmastro ha dichiarato esplicitamente che contano solo i dati del Dap, smentendo di fatto anche il Garante nazionale. È un gioco sporco, sulla pelle delle persone.