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Garozzo: "Siracusa un tempo ha avuto podestà. Il Sindaco Francesco Italia ha sbagliato periodo storico"

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L'intervista pubblicata da "la Sicilia", 13 maggio 2022.

Giancarlo Garozzo, 45 anni, sindaco di Siracusa dal 2013 al 2018, ha un vezzo che nessuno gli contesta, anche perché lui non se ne accorge: solleva gli occhi al cielo e li tiene così per qualche secondo. Non è estasi mistica, semplicemente quando ciò che gli si dice non lo interessa - o non vuole rispondere, o elabora una risposta al vetriolo - non riesce a dissimulare. Ai tempi della sua sindacatura nei corridoi del Vermexio lo chiamavano segretamente "il bisonte", per l`irruenza nell'affrontare le cose, sbagliando a volte, indovinandola in altre. Da inizio 2014 produce una serie di denunce in diverse Procure (Siracusa, Catania, Palermo, Messina), altre nelle mani del ministro di Grazia e Giustizia, relaziona all'Anac a proposito di corruzione in enti pubblici. Le sue attività si intersecano con la denuncia di 8 magistrati della Procura aretusea che tratta, tra le altre cose, del caso Open Land. Per le vicende di presunta corruzione in atti giudiziari, legate a "Sistema Siracusa", i pm della Procura di Messina hanno chiesto 10 condanne.

Garozzo, cosa raccontano le recenti richieste di condanna?
«Che c'è stata, come si capiva già dagli arresti, corruzione e concussione al Cga, e gli attori sono coloro che denunciavamo quando ero sindaco».

Lei si è svegliato una mattina e come un pazzo ha deciso di occuparsi della vicenda Open Land, o ci sono precedenti?
«La strada ha radici lontane. Quando mi insediai sindaco trovai una richiesta di risarcimento danni da parte di Open Land per oltre 40 milioni di euro. C'era una sentenza schizofrenica del Cga che stabiliva da una parte che quel centro commerciale non si sarebbe mai potuto realizzare, dall'altra diceva sostanzialmente che le parti dovevano quantificare un danno».

Cosa non la convinceva?
«Tutta la fase di "silenzio assenso", i dirigenti che vengono spostati, l'arresto di un dirigente e di altri dipendenti comunali. All'epoca venne indagato Ettore Di Giovanni per una dichiarazione ritenuta falsa dal pm di turno Musco ma che falsa non era. Una cronostoria che parte da lontano. Io sapevo contro cosa mi stavo andando a scontrare, ma non pensavo che sarei stato costretto a girare per anni per le procure di mezza Italia. Le anticipo che questa vicenda del Sistema Siracusa probabilmente sarà citata anche nel prossimo libro di Matteo Renzi».

I cattivi erano tutti fuori, o c'era qualche collusione anche all`interno del Comune di Siracusa?
«I dipendenti comunali li tiro fuori da tutto questo, sono stati in qualche maniera vittime, soprattutto quelli dell'Ufficio tecnico. Poi, se in altri settori degli uffici comunali vi fossero connivenze di vario tipo, io non lo so. Non voglio addebitare responsabilità all'ex sindaco Visentin, perché l'unica cosa che fece fu nominare l'avvocato Nicola D'Alessandro, che io riconfermai come persona di specchiata trasparenza su questa vicenda, ma certamente non era circondato politicamente bene su questo argomento».

Cioè?
«La politica che circondava Visentin in quel periodo aveva rapporti con quel sistema».

Approfondiamo: c'erano collusioni all'interno del Consiglio comunale?
«Basta guardare le cronache del Consiglio comunale per capire chi era pro e chi contro il Sistema. Grazie a Dio durante il mio mandato la maggioranza dei consiglieri comunali era contro quel sistema. C'erano anche parlamentari del mio partito che avevano rapporti con i burattinai del sistema».

Il suo partito dell'epoca, il Pd, la sostenne?
«Ci fu il mancato appoggio del Pd locale, che mi portò a lasciare il Partito Democratico. Un partito, all'epoca, dalle mille contraddizioni e che non sapeva distinguere le cose importanti dalle meno importanti, la legalità dall'illegalità».

Lei ha subito attacchi personali, in quel periodo?
«È vero che ho ricevuto diversi avvisi di garanzia, ho chiesto anche l`abbreviato in diverse vicissitudini e sono stato sempre assolto con il non luogo a procedere. Ero bersagliato come sindaco, è vero, ma li subivo come Giancarlo Garozzo. Una certa stampa locale e nazionale camminava a braccetto con le iniziative della Procura, spesso anticipandone le attività e violando le leggi che disciplinano la materia giudiziaria».

C'è qualche vicenda di quel periodo legata alla sua sicurezza personale e che non si conosce?
«No, ma ho contezza di essere stato pedinato più volte quando ero a Roma. Si era più che altro alla ricerca di qualcosa per ricattarmi o farmi inciampare. Grazie a Dio ho una vita lineare e senza eccessi, ma nella ricerca spasmodica di qualcosa per ricattarmi inventarono di possedere una foto o un video mio con un trans, tentando di utilizzare questa falsità come elemento di pressione. Devo dire che ero molto divertito, sapendo dell'impossibilità totale di una cosa del genere».

Ci fu un momento in cui Siracusa fu definita la città più indagata d'Italia.
«In maniera ingiustificata. Non c'è stato nemmeno un condannato, ma ci fu quel periodo in cui io ero sindaco di un Comune con oltre 70 indagati tra dirigenti, consiglieri comunali e io stesso sindaco. Si capisce bene che avere le visite di carabinieri e Guardia di Finanza che agivano su ordine della Procura un giorno sì e uno no non dava serenità a dirigenti, funzionari e dipendenti di espletare il loro lavoro. Resta il mio apprezzamento per ciò che questi sono riusciti a fare in quel clima di terrore diffuso. L'obiettivo era fare cadere me per avere via libera per transare sulla vicenda Open Land».

"Sistema Siracusa" è finito? Si sa tutto?
«Secondo me no, molte cose non sono venute a galla né so se mai verranno a galla. Anche le stesse indagini su una vicenda così complessa e articolata, con tutte queste ramificazioni, non sono certo state facili, né potevano esserlo. E le coperture importanti hanno insabbiato, immagino, su altre vicende e questioni, ma è una mia sensazione. Spero però che di queste entità e gravità non accada più nulla del genere. Io sono uno dei più convinti sostenitori della Giustizia perché i magistrati devono avere ruoli ben definiti, non possono permettersi di fare ciò che fecero in quell'occasione. Al di là di tutto, se non ci fossero stati sul mercato magistrati pronti a farsi corrompere, tutto questo non ci sarebbe stato».

Hanno mai provato a corrompere anche lei?
«In più occasioni mi è stato detto "siediti, parliamone, transa, troviamo una soluzione..." Più che altro erano consigli non richiesti che qualcuno "spassionatamente" ha tentato di farmi arrivare. Non direttamente, perché sapevano che la mia reazione sarebbe stata più che scomposta».

Senta, essere stati al centro di tutto questo fa curriculum? È stato un surplus per entrare in Italia Viva? Renzi l'ha accolta come una sorta di eroe?
«No, non c`entra nulla. Guardi che nel dna di Italia Viva queste vicende ci sono, e anche se in una dimensione diversa Matteo Renzi le vive sulla sua pelle. Però mi rendo conto che questo non è tempo di eroi o di resistenze».

L'attuale sindaco Francesco Italia è stato suo vicesindaco. A quattro anni dall`inizio della sua sindacatura, che idea si è fatto del governo Italia?
«Sono deluso sia per il suo atteggiamento irrispettoso e irresponsabile verso il Consiglio comunale, per il quale non si è opposto allo scioglimento, anzi; sia per la sua totale assenza di visione della città, per il mancato coinvolgimento delle forze politiche e del territorio. Nell'elenco dei sindaci di Siracusa dal 1928 al 1943 la città ha avuto podestà, lui ha semplicemente sbagliato il periodo storico».

A proposito di politica, Garozzo: lei ha intenzione di candidarsi a qualcosa?
«No, al momento non è nei miei piani. Però sono a disposizione di Italia Viva. Se mi verrà richiesto di candidarmi, farò le mie valutazioni».

A parte la politica, che adesso fa nella vita?
«Ho una società di general contractor e una quota in un'azienda agricola».