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Gadda: "Draghi al Colle o Premier. Altrimenti si va verso il cortocircuito della politica"

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L'intervista pubblicata da "la Prealpina", 21 gennaio 2022.

Il presupposto dal quale non si può prescindere è molto semplice: non va perso Mario Draghi. Lo dice a chiare lettere Maria Chiara Gadda, parlamentare varesina di Italia Viva: «Lo scenario che non auspico è quello in cui Draghi non sia né presidente del Consiglio, né presidente della Repubblica». Se ciò dovesse succedere: «La politica andrà in corto circuito».

Dunque bisogna evitare questo rischio perché l'Italia sembra essersi avviata sulla strada giusta del rispetto europeo e della lotta alla pandemia. Ma come? L'esponente del partito di Matteo Renzi non ha la bacchetta magica. Lei come gli altri 1.008 grandi elettori che, da lunedì, proveranno a decidere sul capo dello Stato. Ma il quadro è tutt'altro che fluido. Lo conferma Gadda quando sottolinea le insidie che ci sono sul percorso di una potenziale elezione del premier Draghi o di un'altra figura che sappia «unire il Paese». Innanzitutto «il centrodestra sta rischiando di incartarsi» perché Silvio Berlusconi non ha i numeri e i partiti che lo compongono sono nella difficile posizione di «fare le riunioni insieme ma di essere divisi al governo».

Se non bastasse questo ci sono quelli del Movimento 5 Stelle che sono «una grande incognita». Il leader Giuseppe Conte «non garantisce sul loro voto e si è notata la ricomparsa, in questi giorni, di Alessandro Di Battista». Poi ci sono «i voti sparsi» del gruppo misto e la sinistra del Partito democratico. No, non bisogna dare nulla per scontato. Italia Viva dispone di 45 voti e, spiega Gadda, «siamo stati coperti di insulti quando siamo usciti dal governo. Abbiamo guardato all'interesse del Paese e non al nostro. Eppure gli altri partiti ci hanno accusato ma la dimostrazione che quella era la strada giusta è arrivata nei mesi successivi con la lotta decisa alla pandemia e l'autorevolezza acquisita a livello internazionale».

Ora, però, manca la ciliegina sulla torta. Che è quella del presidente della Repubblica. Non troppo in là negli anni «Un presidente che abbia un forte ruolo di garanzia. Che assicuri stabilità, sinonimo di crescita», prefigura Gadda. Che non si ferma sul tema di moda della parità di genere: «Mi farebbe molto piacere che una donna diventasse capo dello Stato ma la vedo come un'opzione di prospettiva perché dobbiamo pagare lo scotto di decenni in cui le donne non hanno ricoperto ruoli apicali. Ora le cose stanno cambiando e quindi bisogna guardare avanti affinché possa tradursi in pratica quella che è una svolta culturale».

Più importante l'elemento anagrafico: «Con grande senso di responsabilità bisogna scegliere una persona che abbia l'età giusta». Sopra la soglia posta dalla legge dei cinquant'anni ma non troppo in là negli anni. Identikit che si presta a tante interpretazioni e, di sicuro, mette fuori causa Silvio Berlusconi. «Un profilo alto e una capacità operativa non solo teorica». Gadda ricorda i fondi del Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza) che pongono il Paese di fronte a scelte esenziali, sulle quali decide il governo ma il presidente della Repubblica non è un semplice spettatore: indirizza e guida. Proprio quello che sa fare tanto bene Mario Draghi. O un'altra figura simile.