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Ercolano, Buonajuto: "Io, sindaco di centrosinistra più votato, vedo ancora troppe distanze con M5S"

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Intervista di Adolfo Pappalardo, "il Mattino", 8 ottobre 2020.

È scettico il sindaco di Ercolano sulle alleanze con i grillini: «Ancora troppe differenze su molti temi importanti: non è possibile fare patti a freddo che rischiano di diventare cartelli elettorali. Magari ti fanno vincere ma non governare. Specie nelle città», dice Ciro Buonajuto, primo cittadino renziano (è anche coordinatore provinciale di Iv) che a questa tornata è stato eletto con la percentuale stratosferica del 79,48 per cento. Che è la più alta d'Italia.

Per l'elezione del sindaco a Giugliano e Pomigliano, il Pd ha vinto alleandosi con i grillini. È questa la ricetta per vincere l'anno prossimo nelle grandi città?
«Io credo che non si possano fare patti a freddo con i grillini. Tra loro e Iv ci sono ancora distanze enormi su temi nevralgici e se vincere un comune è importante, lo è ancora di più per una coalizione mantenere una coerenza programmatica».

A quali distanze si riferisce?
«Non neghiamolo ma la pensiamo diversamente su giustizia, welfare e investimenti. Noi, per dirne una, siamo per detassare le imprese che creano lavoro, loro sono per il reddito di cittadinanza. E finché ci sono queste divergenze puoi solo firmare un patto elettorale che non porta da nessuna parte. Perché un'alleanza politica è altra cosa».

Quindi la sua è una chiusura netta?
«Non lo è ma non si può negare che siamo diversi su alcuni temi».

Per questo non avete voluto appoggiare i candidati sindaco dem-grillini a Giugliano e Pomigliano?
«Per le differenze che le dicevo, noi di Italia Viva saremmo stati incoerenti se l'avessimo fatto».

Eppure al governo siete in maggioranza voi, Pd ed M5s. Non è una contraddizione?
«Dobbiamo sempre ricordarci il motivo per cui sediamo nell'esecutivo: per evitare che Salvini raccogliesse quel che voleva: i pieni poteri. In quel periodo c'era il rischio concreto di una deriva sovranista e l'operazione che lanciò Matteo Renzi la fermò. Una cosa è quindi il governo e la maggioranza, altra è l'organizzazione di un patto a lungo respiro anche per i comuni al voto l'anno prossimo. Ora non ci sono sicuramente le basi».

Lo dice perché lei ha vinto con facilità senza i grillini ma con la spinta di essere un sindaco uscente?
«I 5 stelle a Ercolano si sono spaccati e divisi in due liste che appoggiavano i miei avversari».

Ma ha vinto facilmente.
«In 5 anni ci ho messo il cuore e la gente l'ha riconosciuto. Ma non è stato tutto in discesa: la mia avversaria aveva lo stesso numero di liste, molti consiglieri uscenti erano con lei che, per giunta, era una ex del Pd. Ero più strutturato certo ma nulla è scontato in un'elezione».

Eppure il Pd è convinto che si vinca a Napoli solo alleandosi con i grillini. Il modello Pomigliano, appunto.
«Napoli è una città molto complicata e così molti comuni. Magari si vince ma poi non si governa se non c'è un patto programmatico con una coalizione larga. Ma rimane la questione di fondo: Iv e grillini sono molto distanti in questo momento».

Quindi lo esclude?
«È difficile fare un accordo con una campagna non iniziata ma sia chiaro: io eviterei che magari Napoli diventi la capitale dell'assistenzialismo. Temo questo con i grillini, quando serve invece dare lavoro vero».

Italia Viva punta a esprimere il nome del candidato sindaco. E scalda i motori il renziano Gennaro Migliore.
«È presto per fare un nome ma Gennaro ha indubbiamente uno dei profili migliori del Mezzogiorno per aspirare a quel ruolo».

Il Pd non vuole le primarie: lei?
«È uno strumento utile e non ci spaventano certo. Ma se organizzate bene e senza cadere negli errori del passato».