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Ddl Zan, Scalfarotto: "Io quel testo l'ho anche votato, ma senza consenso più ampio in Aula rischiamo il Vietnam"

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Estratto dell'intervista di Alessandra Arachi, "il Corriere della Sera", 5 luglio 2021.   

«Non era la mia prima scelta, ma senza un tentativo di mediazione sul testo noi stiamo andando in aula al Senato in un muro contro muro, rischiamo un vero e proprio Vietnam».

Sottosegretario Ivan Scalfarotto, è consapevole che le modifiche al testo del ddl Zan apportate dal suo partito, Italia Viva, hanno spaccato il fronte del centrosinistra?
«Voglio essere chiaro: io il testo del disegno di legge Zan, così com'è l`ho votato alla Camera e lo rivoterei».

Quindi?
«Il punto è quello che dicevo prima: senza un consenso preventivo e ampio, dovremmo accettare il rischio concreto di far fallire la legge. Saremmo senza relatore, con moltissimi voti segreti e con la valanga di emendamenti che sicuramente la Lega porterebbe per fare ostruzionismo. Un film già visto».

Quando?
«Se Renzi non avesse posto la fiducia sulle unioni civili ci sarebbero stati milioni di emendamenti di Calderoli da votare. O con il tentativo della legge contro l'omofobia nel 2013 mai nemmeno esaminata dal Senato. Sono passati otto anni e nel frattempo ci sono state tantissime persone che sono rimaste senza alcuna protezione da intolleranza, discriminazione, violenza. Non possiamo permetterci di andare in Aula senza la certezza di approvare la legge, solo per poter dire di aver fatto la battaglia. Ne va della vita delle persone».

Adesso Italia Viva ha parlato di un altro testo Scalfarotto per presentare i suoi emendamenti.
«Sì, è il testo numero 868, uno dei cinque che alla Camera sono stati unificati nel ddl Zan. Ed è un testo nel quale invece di parlare di identità di genere e di orientamento sessuale si parla di omofobia e transfobia. Questo testo alla Camera è stato firmato, tra gli altri, dallo stesso Zan, oltre che dalla capogruppo del Pd Debora Serracchiani e da Barbara Pollastrini, Lele Fiano, Matteo Orfini».

Però l'identità di genere e l'orientamento sessuale sono i punti criticati dalla Lega, da FI e anche dal Vaticano.
«È una questione terminologica, rilevante, lo so. Capisco bene che utilizzare le parole giuste è importantissimo. Ma mi chiedo se la pur importante bandiera delle parole valga di più del portare a casa la legge e se per raggiungere un risultato di principio possiamo rischiare di restare senza una legge contro l`odio ancora per chissà quanti anni».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.