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Ddl Zan, Bonetti: “L’ostinazione del Pd porterà al fallimento, in Senato più voci chiedono il dialogo”

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Estratto dell'intervista di Maria Berlinguer, "la Stampa", 21 luglio 2021.

Sommersa dagli emendamenti. Oltre mille richieste di modifica. Soprattutto della Lega. Anche Italia viva ha presentato quattro emendamenti per cambiare gli articoli 1, 4 e 7. Ma Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità, respinge al mittente le critiche di chi accusa il partito di Renzi di cercare un compromesso al ribasso. Anzi sostiene il contrario.

Nell'articolo in cui si parla delle condotte discriminatorie, volete sostituire le parole «fondate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità» con «fondati su misoginia, abilismo (la discriminazione verso i disabili), omofobia e transfobia»: questo non rischia di svuotare e di rendere meno efficace il ddl Zan?
«No, anzi. I quattro emendamenti presentati dal gruppo di Italia Viva-Psi e dalle Autonomie sono volti a chiarire meglio l'obiettivo della legge e togliere dal testo gli elementi sui quali c'è stato dibattito molto ampio in Parlamento e fuori. Un dibattito che ha reso il testo così come è senza numeri per essere approvato al Senato. Italia Viva vuole che il Paese si doti una legge contro l'omotransfobia. In particolare penso all'articolo 1, nel quale si condannano in modo nitido tutte quelle forme di violenza che vengono agite sulla base di omofobia, transfobia, misoginia e abilismo. In questo modo si condanna senza se e senza ma una violenza che non può avere ragione e che lede la libertà e la dignità delle persone. Il nostro obiettivo è approvare la legge ma non si può prescindere dalla realtà dei numeri».

È colpa del Pd?
«Noi leggiamo la realtà: finora il Partito democratico ha continuato a negare ogni forma di dialogo. La nostra posizione è sempre stata chiara, abbiamo avvertito da sempre che i nostri voti non sarebbero mancati ma che non ci sarebbero stati voti sufficienti per approvare una legge. In democrazia servono i voti e i numeri in Senato non ci sono, lo hanno dimostrato i voti della scorsa settimana. Italia Viva già il 19 maggio con il capogruppo Faraone aveva chiesto un tavolo per trovare convergenze, non si è voluto procedere. Siamo ancora in tempo, oggi, per trovarle. Non un compromesso al ribasso ma per portare a casa la legge. Un patto politico blindato, in modo che tutti si assumano le loro responsabilità per arrivare a un testo che torni alla Camera in temi brevi. Se c'è la volontà politica si può fare».

Un patto anche con la Lega?
«Certamente, con tutte le forze che vogliono sostenere una legge che protegga le persone più deboli e fragili e che oggi invece sono lasciate da sole. Si è raggiunta una trasversalità sulla necessità della tutela di diritti fondamentali e credo debba essere visto come un passo avanti importante. Certo, dopo le dichiarazioni devono seguire i fatti, la politica deve dare risposte. Una politica che si ferma su posizioni ideologiche che non risponde ai bisogni dei cittadini. Non è una politica riformista».

Letta è ideologico?
«Il Pd sta facendo una battaglia di posizionamento che se non viene superata porterà al fallimento della legge. A me sembra però che in Senato ci siano più voci nel Pd che hanno sollecitato un dialogo. L'arroccamento fa del male innanzitutto alle persone che oggi hanno bisogno di una legge. Faccio un appello convinto a tutte le forze politiche: approviamo la legge insieme, i nostri emendamenti lo permettono. Non capisco perché debba fare paura che una legge abbia una maggioranza ampia».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.