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Coronavirus, Antonella Grim: "Non facciamo diventare la cura più pericolosa della malattia"

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L'intervento della coordinatrice Iv di Trieste.

I nostri concittadini stanno dando prova, ogni giorno, di grande maturità e senso civico. Sono state stravolte le nostre vite ed abitudini in un batter di ciglia, eppure abbiamo tutti, nella stragrande maggioranza dei casi, reagito con rispetto e maturità. Come giusto che sia difronte ad un male oscuro e sconosciuto.

C’è però il fondato rischio, con il trascorrere dei giorni, che il “restiamo a casa” diventi una sorta di totem da ripetere e applicare all’infinito, per proteggerci dalla incapacità di trovare una progressiva exit strategy da una situazione che durerà ancora per molti mesi a venire. Quanto a lungo possiamo permetterci di mettere sottosopra il nostro mondo e modo di vivere, infliggendogli gravi danni a lungo termine, quanto a lungo possiamo perseverare nella limitazione dei diritti, per quanto riusciranno i nostri bimbi e bimbe, noi stessi a convivere con equilibrio ad una quarantena così rigida?

Stiamo sottoponendo la maggior parte della popolazione, giovane e anziana, vulnerabile e in forma, a misure rigorosissime di permanenza domiciliare, abolendo qualsiasi forma di socializzazione, scegliendo di fare ricorso solo alle norme di legge, mettendo in stand by il buon senso, che richiede giudizio e misura. Nelle politiche pubbliche, ci ricordano diversi giuristi, non ci devono essere valori assoluti: alla politica è richiesto fare una sintesi tra i valori in campo trovando il punto di equilibrio migliore.

Utilizzando il sapere scientifico, ma non facendosi sostituire da questo. Nell’emergenza è stato indispensabile chiedere dei sacrifici; ma ora basta criminalizzare chi cerca un po’ d’aria, basta elicotteri, telecamere e criminalizzazioni.

È il tempo della proporzione, del ritorno alla fiducia e al buon senso verso i nostri concittadini. Cominciamo dai bambini e dalle bambine e dai nuclei familiari, definendo per loro semplici accorgimenti e modalità pratiche per riappropriarsi in sicurezza del loro spazio di vita, partendo per esempio dalla riapertura dei giardini pubblici e magari dalla progressiva riapertura per fasce orarie in alcune giornate della settimana dei servizi educativi 0/6.

Rischiamo infatti di far pagare un pesantissimo scotto alle famiglie e in particolare alle donne, se non troviamo un modo per bilanciare anche nel settore dei servizi e della scuola il lockdown. Tutti noi abbiamo la responsabilità di mantenere il senso delle proporzioni e di chiedere a chi ci governa di tutelarci pretendendo che proporzione e buon senso siano i metri con cui verremo giudicati e verranno fatte le scelte, anche in tema di salute pubblica.