La notizia su Italia Oggi, 24 novembre 2020.
Nella valutazione sul limite dei mandati come consigliere o presidente di un ordine dei commercialisti, limite fissato a due dall'ordinamento professionale, dovranno considerarsi solo i mandati svolti per intero. Saranno computati, invece, quelli interrotti per dimissioni volontarie. Tra i componenti del consiglio dovrà essere assicurato l'equilibrio di genere, con un minimo di due quinti di consiglieri del genere meno rappresentato.
Più tempo a consigli e ordini nazionali per emanare il provvedimento per svolgere le elezioni in modalità telematica. Sono questi i principali punti trattati dall'emendamento al Ristori 1 presentato dai senatori Donatella Conzatti e Eugenio Comincini (entrambi di Italia Viva) che intervengono sulle elezioni del consiglio nazionale dei commercialisti, inizialmente previste per gennaio 2021 ma poi rimandate al 13 aprile visto la proroga delle elezioni degli ordini locali permessa con il Decreto Ristori 1.
Oltre ad allungare i periodi di tempo per definire le nuove date delle elezioni e per approvare il regolamento per il voto telematico, l'emendamento andrebbe a modificare l'ordinamento professionale dei commercialisti (dl 139/2005) per quanto riguarda il limite dei mandati che ogni presidente o consigliere può svolgere. Ad oggi, il limite massimo è di due mandati che siano stati portati a compimento totalmente o meno. La modifica al Ristori prevede invece che si intende per mandato l'incarico ricoperto per l'intera durata, salvo dimissioni volontarie. L'emendamento, nel caso venisse approvato, permetterebbe ad esempio al presidente del consiglio nazionale in carica Massimo Miani di partecipare alla tornata elettorale, visto che uno dei due mandati che ha svolto si è interrotto prima del termine. Oltre a intervenire sui mandati dei consiglieri, verrebbe imposto l'equilibrio di genere negli ordini: «in attuazione dell'articolo 31 della Costituzione», si legge nell'emendamento, «tra i componenti del consiglio deve essere assicurato l'equilibrio tra i generi in modo che al genere meno rappresentato sia attribuita una quota non inferiore a due quinti dei membri che compongono il consiglio».