Intervista di Maurizio Giannattasio, "Corriere della Sera - Milano", 19 marzo 2022.
Il coach di sostegno, il recruitment nelle università con gli open day, la retention per trattenere i dipendenti, la formazione continua, i percorsi di carriera definiti. Non è una multinazionale. Neanche un'azienda privata, affetta da morbo anglofono. È il Comune che, con i suoi 14.500 dipendenti, è l'impresa pubblica più grande della città. Per la prima volta mette a sistema il suo piano di welfare aziendale sul modello di ciò che accade nel privato. Nelle prossime settimane, l'assessore alle Politiche del Lavoro, Alessia Cappello, incontrerà i sindacati per mettere a terra il piano approvato dalla giunta.
Assessora Cappello come nasce il piano?
«Ci stiamo lavorando da tempo. L'idea di fondo è far crescere il benessere di chi lavora in Comune. Questo si trasforma automaticamente nel benessere del cittadino che si trova davanti una persona motivata e pronta ad aiutarlo».
Qual è la novità rispetto alle azioni di welfare precedenti?
«Prima c'erano tante azioni sparse. Ora cerchiamo di dare un valore complessivo al lavoro dei dipendenti del Comune. Mi piace ricordare che Palazzo Marino è la prima azienda della città con i suoi 14.500 lavoratori. Sono tutte persone che lavorano per la città e incrementare il loro benessere psicofisico e la loro passione è fondamentale perché si crei valore per la città e i cittadini. È strategico che chi lavora in Comune sia coinvolto e soddisfatto del proprio lavoro».
Spesso il Comune viene usato come un trampolino di lancio per il privato.
«C'è un problema di turn over? Allora si deve pensare a come attrarre i nuovi talenti e subito dopo come tenerli legati con percorsi di carriera e soprattutto come farli sentire orgogliosi di lavorare per la cosa pubblica. È quello che ho visto fare nel mondo privato da cui provengo. L'obiettivo è dare una risposta a 360 gradi per una migliore gestione delle risorse».
Anche psicologica?
«Anche. Con servizi come il coaching e il counseling aziendale. Persone che non sono psicologi veri e propri ma che conoscono la materia e lavorano sui singoli o sui gruppi e aiutano le persone nelle loro dinamiche, nella relazione con i capi, con i colleghi, su come gestire la complessità e superare le difficoltà quotidiane».
Non c'era già lo Sportello psicologico?
«È una cosa diversa. Intanto ci sarà una piattaforma online che garantirà il rispetto assoluto della privacy. Vogliamo dare un supporto a tutta la comunità per sostenerla in un momento così delicato tra pandemia e guerra. È una risposta alla mozione presentata dal consigliere Mauro Orso, anche se il supporto psicologico vero e proprio sarà dirottato sulle Ats».
Come si traducono nelle realtà i principi guida del piano welfare?
«La nostra è una delibera di indirizzo. Nel concreto, ogni azione verrà discussa al tavolo con i sindacati. Ma perché non pensare di andare nelle università o negli istituti professionali come fa qualsiasi azienda privata per raccontare i percorsi di carriera del Comune e incentivare la spinta a candidarsi? Perché non organizzare open day e raccontare agli studenti quello che facciamo? Poi c'è l'altro aspetto».
Come tenere strette le proprie risorse?
«Da un lato c'è l`aspetto emotivo e culturale: l'orgoglio di far parte di un gruppo che lavora per il bene pubblico».
Orgoglio che spesso viene mortificato da chi ritiene che lavorare in Comune o nel pubblico sia un lavoro di serie B.
«È un pregiudizio privo di fondamento. Chi lavora nel pubblico fa un servizio che va al di là del singolo prodotto e del singolo bene, perché riguarda la collettività. Tutti, nessuno escluso. Ad esempio, lavorare nei servizi tributari in questo momento storico non è semplice. Ma se lo si fa non limitandosi alla sola riscossione delle imposte ma diventando consulenti dei cittadini, aiutandoli nel venire a capo di una normativa spesso complicata, il discorso cambia».
Significa modificare il proprio mansionario. Significa nuova formazione. Siete pronti?
«Qui entra in gioco l'altro aspetto. È fondamentale spiegare i percorsi di crescita. A differenza del privato in Comune si entra con un concorso e la stessa procedura vale per gli avanzamenti di carriera. Essere formati è fondamentale perché dà una prospettiva di crescita e la possibilità di un percorso».
Ci sarà un capitolo sullo smart working?
«Ci sarà un capitolo sul near working che ha funzionato molto bene e verrà potenziato. Presenteremo invece un protocollo sullo smart working nel Patto per il Lavoro che firmeremo ad aprile e non riguarderà solo il Comune. L'obiettivo è mantenere un giusto equilibrio tra la flessibilità e la presenza che garantisce rapporti e relazioni sociali, un patrimonio per le aziende e per i lavoratori».