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Castrocaro, Meritare l'Europa, Mattia Verriello: "Una scuola pensata per capire che c'è una complessità"

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La riflessione di un allievo della Scuola di Formazione Iv e Renew Europe, 29 agosto 2020.

I tempi dei social spesso impongono la necessità di una rapida narrativa degli eventi e di fronte a tale necessità si può incorrere nel rischio di condividere senza aver realmente fatto sedimentare pensieri e contenuti dentro di se. È pur vero però che si ha la possibilità di fotografare le sensazioni di un momento, una esperienza, un incontro per raccontarle nell'immediatezza, lasciando ad altri mezzi e momenti la profondità della comprensione e condivisione di ciò che si è vissuto.

Mi era già successo dopo la Leopolda di percepire questo senso di turbolenza che la scuola di formazione politica voluta da Matteo Renzi ha lasciato a poche ore dal termine degli ultimi panel e interventi, e non saprei descriverlo in maniera diversa se non come un ciclone carico di idee, visioni, energie e prospettiva. “Eh ma non aveva affermato di volersi ritirare dalla politica?”, “Non aveva detto: mai con i 5S?”, “Prima crea un governo e poi minaccia di farlo cadere?”, sono solo alcune delle domande a cui puntualmente mi trovo costretto a rispondere quando devo quasi giustificare il perché del mio credo politico.

La risposta? Io non sono un fanatico, un follower di Matteo Renzi. Io sono un sostenitore delle sue idee. La cosa è ben diversa. Quando si parla di leadership si parla di questo e quando si parla di Politica si parla di questo. Non sono contro Matteo Salvini, Beppe Grillo, Giorgia Meloni. Io sono contro le loro idee. Quando si inizierà a discutere in questi termini, probabilmente il dibattito pubblico potrà finalmente definirsi sano e costruttivo. Non frequenti una scuola di formazione politica per adulare l’uomo, il personaggio pubblico. Lo fai per ascoltare le sue idee, la sua vision e per capire. Per capire. Per capire la complessità del sistema in cui si vive e per rendersi conto di quanto seppur rimanendo il regno del compromesso, della contraddizione e dell’astuzia per eccellenza, la politica è quella cosa che coinvolge tutti e che può manifestarsi in tre modi. Non manifestandosi, lasciando l’uomo libero di vivere da free rider a spese di chi invece si interessa e sporca le mani. Manifestandosi in forma ridotta e semplificata: il populismo. Infine, travolgendoti nella sua complessità e inducendoti a fare lo sforzo di capire e approfondire. Dei tre è chiara qual è la strada più difficile da seguire.

"Meritare l’Europa" è stato innanzitutto questo: capire che c’è una complessità. Capire che per diventare direttore del primo quotidiano nazionale devi studiare e lavorare 40 anni. Capire che il buon governo in determinate situazioni basta anche da solo a convincere le persone a darti la loro fiducia nel gestire la cosa pubblica, come dimostra l’esperienza di Bonaccini. Capire allo stesso tempo che la narrazione è parte intrinseca della politica, e che un buon governo con una cattiva narrazione può essere deleterio per il mantenimento del consenso. Il consenso, si. Perché il consenso è ingrediente fondamentale della ricetta democratica. Non va demonizzato. Meritare l’Europa è stato capire che c’è un filo che collega tutte le cose e che anche parlare di scienza e cultura è politica. Desiderio. De sidera. Mancanza di stelle.

Politica è percepire questa mancanza e far sì che si possa essere tutti nella condizione di raggiungere la propria stella. Meritare l’Europa è stata l’esperienza per avere la conferma che c’è una rete di individui che condividono gli stessi ideali e sognano gli Stati Uniti d’Europa. Meritare l’Europa è stata l’occasione di ascoltare, con le ovvie criticità, le parole di chi combatte con la propria storia il concetto di invidia sociale e ha trasformato la propria mancanza di stelle nell'opportunità per dare carta bianca alla propria intelligenza e una volta raggiunto il “successo” per condividere la propria fortuna con la società. Al netto delle teorie complottiste di ogni tipo. Meritare l’Europa è stato questo è tanto altro. Non sarà difficile convincere chi mi è intorno del perché credo in questo progetto politico. Ma non è questo l’obiettivo. Non è convincere.

Non era tanto meno questo l’obiettivo dell’esperienza. L’investimento economico fatto per l’organizzazione di questo evento magari avrebbe permesso di fare una grande campagna social o qualsiasi altro tipo di operazione elettorale, eppure un ex Presidente del consiglio ha deciso di spendere tempo, energia e risorse in questo progetto formativo. A me questo basta come risposta a tante domande. Perché si l’uomo, il personaggio pubblico può aver fatto degli errori strategici, tattici e comunicativi, ma io non seguo l’uomo, il personaggio pubblico. Io seguo le sue idee, le idee di una comunità. E per quanto ne so, le idee sono più forti delle dinamiche partitiche e politiche in senso stretto.


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